INTRODUZIONE
Finora
abbiamo considerato solo uno degli aspetti del problema dell'alimentazione: il
soddisfacimento dei bisogni energetici dell'organismo. Da questo punto di vista,
è indifferente che le calorie introdotte derivino dall'assunzione di
glucidi, lipidi o proteine. In questo senso, è ancora perfettamente
valida una legge formulata agli inizi del nostro secolo, che stabilisce che i
bisogni puramente energetici dell'organismo possono essere soddisfatti
indipendentemente dalla natura del cibo assunto. I tre principi alimentari
quindi, a parità di contenuto calorico, posseggono un identico valore
energetico. I capitoli che seguono verteranno sui singoli principi alimentari e
sul loro valore da un punto di vista qualitativo. La legge dell'equivalenza
energetica degli alimenti non è infatti applicabile per analogia al loro
corrispettivo valore dal punto di vista biologico. Una alimentazione sana non
può limitarsi ad apportare una sufficiente quantità di calorie,
non ha cioè solo una funzione energetica, ma deve poter fornire in misura
adeguata tutti i principi nutritivi dei quali l'organismo ha bisogno per potersi
mantenere in buona salute.
La composizione della
dieta dell'uomo è influenzata in maniera complessa da un gran numero di
fattori, molti dei quali sono indipendenti da considerazioni di natura medica:
possibilità economiche, reperibilità degli alimenti, tradizioni
familiari e geografiche. In ogni caso, le caratteristiche di gradevolezza dei
cibi sono molto spesso il fattore più importante che guida la
composizione della dieta individuale. Il dietologo deve tenerne
conto.
L'ACQUA
Un'alimentazione adeguata deve
poter fornire all'organismo una quantità di acqua sufficiente alle
normali necessità di ricambio. L'acqua è il principale costituente
degli esseri viventi. Il corpo di un uomo adulto, in normali condizioni di
idratazione, contiene circa il 70% di acqua.
Le
funzioni dell'acqua nell'organismo sono molteplici. In primo luogo, essa
rappresenta il solvente biologico per eccellenza, il mezzo nel quale sono
disciolte tutte le sostanze trasportate da un punto all'altro dell'organismo e
attraverso il quale avvengono tutti gli scambi fra cellule. Le funzioni di
depurazione dell'organismo dipendono in larga misura dalla disponibilità
di acqua; il rene necessita di acqua per poter eliminare con le urine le
sostanze in eccesso nel sangue.
Si può
calcolare che le perdite idriche giornaliere di un uomo adulto siano di circa
3000 cc; l'alimentazione deve quindi fornire un quantitativo di acqua
sufficiente a reintegrare tali perdite. L'acqua viene eliminata soprattutto
attraverso i reni (urina), la cute (sudorazione) e i polmoni (vapor d'acqua
contenuto nell'aria espirata).
Il contenuto idrico
dei vari alimenti è il seguente: nelle carni 60-80%; nelle verdure e
nella frutta dal 70 al 90%; nei farinacei dal 30 al
40%.
Il contenuto originale di acqua degli alimenti
si modifica durante le varie fasi di preparazione delle pietanze e durante la
digestione, in modo che il chilo (contenuto dell'intestino tenue) ha una
percentuale di acqua abbastanza costante (80%).
Nel
caso di un pasto composto da cibi a basso contenuto d'acqua, quindi, la
idratazione degli alimenti avviene a spese dell'acqua già contenuta
nell'organismo, ed i residui metabolici vengono eliminati dal rene in urine
molto concentrate (contenenti poca acqua e molte sostanze disciolte). In caso di
un pasto composto prevalentemente da alimenti ricchi di acqua, l'organismo
riceve un apporto idrico che può essere superiore alle sue
necessità.
Percentuale della composizione chimica dell'organismo
LE PROTEINE O PROTIDI
Le proteine sono i costituenti
fondamentali della materia vivente. Si tratta di una classe di composti organici
estremamente vasta e complessa; la loro caratteristica biochimica fondamentale
è quella di contenere azoto. Per questo motivo esse vengono indicate
anche col termine generico di «composti azotati». L'analisi chimica
rivela la seguente composizione media:
Carbonio:
53%
Idrogeno:
7%
Ossigeno:
22%
Azoto: 16%
Zolfo:
1%
Fosforo: 0,1%
Le
proteine hanno funzioni sia di tipo plastico che energetico; però, mentre
nel metabolismo energetico esse possono essere completamente sostituite da
glucidi e lipidi, il loro ruolo nei processi di sintesi della materia vivente
è assolutamente insostituibile. Si tratta pertanto di alimenti a funzione
essenzialmente plastica.
Le proteine sono composti
ad alto peso molecolare capaci di svolgere una quantità impressionante di
funzioni diverse. Si pensi, ad esempio, che gli elementi contrattili del muscolo
sono di natura proteica; che l'emoglobina, addetta al trasporto dell'ossigeno
nei globuli rossi del sangue, è una proteina specializzata contenente
ferro; che sono proteine tutti gli enzimi che rendono possibile le reazioni
biochimiche che continuamente hanno luogo nell'organismo
vivente.
Questa sorprendente capacità, da
parte di molecole appartenenti alla stessa classe, di svolgere compiti biologici
tanto diversi è dovuta alla grande varietà della loro costituzione
chimica. Le proteine sono composte da sequenze di una ventina di elementi
fondamentali, detti aminoacidi. Gli aminoacidi sono una classe abbastanza
ristretta di sostanze a basso peso molecolare. Tali composti hanno
l'importantissima proprietà di potersi legare l'un l'altro tramite un
particolare legame chimico. In tal modo si vengono a formare lunghissime catene
(dette polipeptidi e, al di sopra di un certo peso molecolare, più
propriamente proteine) che, a seconda della loro composizione in aminoacidi,
hanno proprietà completamente diverse l'una
dall'altra.
Le proteine sono contenute, sia pure in
misura variabile, in tutti gli alimenti di natura sia animale che vegetale. Cibi
particolarmente ricchi di proteine sono le carni, il latte ed i suoi derivati
(formaggi, burro, ecc.), le uova, alcuni vegetali (soprattutto i
cereali).
Fino dai primissimi studi riguardanti la
funzione delle proteine nella dieta, fu accertato che non tutte le proteine sono
equivalenti da un punto di vista biologico. Per valore biologico delle proteine
si intende la loro capacità di stimolare la crescita o la formazione di
nuova materia organica. Il valore biologico delle proteine deriva dalle
differenze nel loro contenuto di
aminoacidi.
L'organismo umano è in grado di
sintetizzare molti aminoacidi che sono necessari per la costruzione delle
proteine che lo compongono, partendo da composti chimici semplici, derivanti dal
metabolismo dei carboidrati e dei grassi. Questi aminoacidi (che, in caso di
alimentazione insufficiente, il corpo umano è in grado di produrre a
partire da costituenti non proteici) vengono chiamati «aminoacidi non
essenziali».
Esiste tuttavia un certo numero
di aminoacidi (otto in tutto) che l'organismo non è assolutamente in
grado di sintetizzare. Tali aminoacidi sono indicati con il termine di
«aminoacidi essenziali» e devono necessariamente essere assunti con la
dieta. Se viene a mancare l'apporto anche di un solo aminoacido essenziale, si
verifica in tempi brevi l'arresto dei processi organici di
rinnovamento.
Il valore biologico delle proteine va
quindi messo in relazione al loro contenuto relativo in aminoacidi essenziali;
quanto maggiore è tale contenuto, tanto più alto è il
valore biologico della proteina
considerata.
Prendendo come riferimento l'uovo
intero, l'alimento più ricco di aminoacidi essenziali, è possibile
stabilire una graduatoria quantitativa sul valore biologico delle proteine
contenute nei vari alimenti. Al primo posto vi sono la carne e il latte
(proteine animali), seguono le proteine vegetali presenti nel grano e, in misura
minore, negli altri cereali (avena, segale, riso, orzo,
soia).
I processi di conservazione, preparazione,
cottura degli alimenti possono portare a notevoli variazioni del loro valore
biologico. L'età e lo stato di conservazione dei cibi sono importanti
perché, con il passare del tempo, alcune proteine vengono modificate
perdendo le normali caratteristiche di digeribilità.
I CARBOIDRATI O GLUCIDI
Si tratta di composti ampiamente
diffusi in natura, sia nel mondo vegetale sia in quello animale. Contengono
carbonio, ossigeno e idrogeno.
I costituenti
fondamentali dei glucidi si chiamano saccaridi: i più diffusi in natura
sono il D-ribosio, il D-fruttosio, il D-galattosio e il
D-glucosio.
Essi si trovano o come entità
singole (monosaccaridi) oppure aggregati a due a due (disaccaridi) o in lunghe
catene complesse e talora ramificate
(polisaccaridi).
I principali disaccaridi presenti
nell'alimentazione umana sono il lattosio (galattosio+glucosio), presente nel
latte in grande quantità; il maltosio (glucosio+glucosio), che è
il principale prodotto di digestione dell'amido contenuto nei cereali; il
saccarosio, composto da una unità di glucosio e una di fruttosio, che si
estrae da molti vegetali ed è lo zucchero normalmente usato in
cucina.
Tra i polisaccaridi di origine vegetale i
più conosciuti sono l'amilopectina (formata da catene di 20-25 residui di
glucosio) e l'amilosio (sempre composto da unità di glucosio, ma con
catene di lunghezza indefinita). L'insieme di questi due componenti è
conosciuto col termine generico di «amido», una sostanza che abbonda
in molti vegetali, soprattutto nei cereali e nei tuberi. Sempre nel mondo
vegetale va considerato a parte quello che probabilmente è il
polisaccaride più diffuso in natura, la cellulosa. La cellulosa ha
struttura molto simile a quella dell'amido, con la differenza che il legame
chimico che tiene unite fra di loro le unità di glucosio è
«orientato» in maniera opposta. Tale lievissima differenza fa
sì che la cellulosa sia assolutamente inutilizzabile da parte
dell'organismo umano, che non possiede gli enzimi specifici per la digestione di
questo polisaccaride. Gli animali erbivori possono invece utilizzare la
cellulosa vegetale perché il loro sistema digerente elabora un enzima
capace di rompere i legami chimici della cellulosa, permettendone
l'assimilazione.
La cellulosa, anche se non
è utilizzabile dall'uomo, ha egualmente una grande importanza nella
dieta.
Essa costituisce infatti quella massa
indigeribile nota con il termine di «scorie», la cui importanza nella
salute umana è stata scoperta solo di recente. La presenza di una
sufficiente quantità di scorie nella razione alimentare di tutti i giorni
comporta infatti la produzione di feci di volume abbondante e di consistenza non
troppo compatta; inoltre accelera notevolmente il tempo di transito dei cibi
lungo il canale digerente.
L'azione della cellulosa
sull'intestino è importante nella terapia della stitichezza (che
può spesso venir curata senza far uso di farmaci, semplicemente
aggiungendo una opportuna quantità di cereali grezzi, verdura o crusca
alla dieta).
Passando dal regno vegetale a quello
animale, la forma più diffusa di polisaccaride è il glicogeno,
sostanza che si trova in abbondanza nel fegato e costituisce una riserva di
zuccheri «di pronto intervento». Il glicogeno è formato da
molecole molto ramificate, composte da residui di glucosio.
I GRASSI O LIPIDI
I lipidi sono composti organici
estremamente diffusi negli alimenti; nell'organismo umano sono i costituenti
delle membrane cellulari e servono da riserva energetica nei processi
metabolici.
I lipidi sono una vasta classe di
sostanze alla quale appartengono: gli acidi grassi e i loro derivati, gli
steroli e gli steroidi, che rappresentano i maggiori costituenti lipidici (in
relazione alla quantità presente nei tessuti); le vitamine A, D, E, K,
solubili nei grassi e perciò dette liposolubili; le prostaglandine,
sostanze che stimolano la contrazione delle cellule muscolari
liscie.
Nel cibo sono presenti differenti tipi di
grassi; quelli con il più elevato potere nutritivo sono i trigliceridi,
composti di acidi grassi e glicerolo.
La digestione
dei trigliceridi ha luogo nella prima porzione dell'intestino tenue, dove sono
presenti alcuni enzimi (detti collettivamente «lipasi») in grado di
distaccare gli acidi grassi dalla molecola di glicerolo che li
trasporta.
L'assorbimento dei grassi avviene
nell'intestino tenue. Per poter essere assorbiti, i grassi devono trovarsi
inclusi in una particolare struttura, la micella. Essi sono infatti insolubili
in acqua e, per questa ragione, non possono essere assorbiti direttamente dalle
cellule che rivestono i villi intestinali. L'emulsione dei trigliceridi avviene
ad opera della bile, fluido prodotto dal fegato e immagazzinato nella
cistifellea. In tal modo i grassi si aggregano in piccolissime
«sferette» ponendo a contatto con l'ambiente acquoso esterno soltanto
la parte solubile in acqua, e possono essere quindi assorbiti dall'intestino.
Superata la parete dell'intestino tenue, i grassi vengono convogliati attraverso
le vie linfatiche (tramite i vasi chiliferi) del dotto toracico e vengono poi
riversati nella circolazione generale.
La
velocità di assorbimento intestinale dei grassi varia in rapporto a
diversi fattori di cui i più importanti
sono:
- punto di fusione: i grassi che fondono a
bassa temperatura (olio) vengono assorbiti più velocemente di quelli che
fondono a temperatura elevata (burro, strutto, lardo
ecc.);
- età del soggetto: i bambini piccoli
e le persone anziane assorbono con difficoltà i
grassi;
- fattori emulsionanti: vengono forniti
dalla bile; la loro presenza favorisce notevolmente l'assorbimento dei
lipidi.
Altro tipo di grasso presente
nell'organismo è il colesterolo. Se la sua concentrazione nel sangue
supera determinati livelli, si possono manifestare gravi malattie a carico
dell'apparato cardio-vascolare.
L'organismo
possiede un meccanismo di regolazione che permette di regolare l'assorbimento
del colesterolo in funzione delle necessità del momento. La
quantità massima di colesterolo assorbita dall'intestino in un giorno
ammonta a circa 300 mg; in condizioni normali, ne viene assorbito
meno.
Sembra però certo che una dieta troppo
ricca di colesterolo possa, in qualche modo, provocare uno sconvolgimento dei
meccanismi di regolazione e porti, a lungo andare, a un accumulo di colesterolo
nell'organismo. Il tasso di colesterolo si riduce attraverso l'adozione di una
dieta a basso tenore di grassi.
LE VITAMINE
Le vitamine sono sostanze
organiche che l'organismo non è capace di fabbricare da sé e deve
quindi procurarsi attraverso i cibi. Ogni vitamina ha una funzione specifica; la
privazione completa di un fattore vitaminico dà origine a una malattia
particolare, chiamata «malattia
carenziale».
Chimicamente, le vitamine sono
suddivise in due grandi gruppi a seconda della loro affinità con i lipidi
o con l'acqua: vitamine liposolubili e vitamine idrosolubili. Le prime sono
già state esaminate nel paragrafo riguardante i lipidi; restano da
esaminare quelle idrosolubili.
Vitamina B1 o
tiamina. È molto diffusa nei vegetali, in particolare i cereali; essa è
contenuta soprattutto nell'involucro fibroso del chicco di riso (pula) che viene
di solito allontanato prima del consumo; la tiamina è molto sensibile
alle alte temperature; la cottura delle verdure ne provoca una notevole perdita.
Il fabbisogno minimo è proporzionale al peso corporeo dell'individuo e
alla quantità di calorie che compongono la dieta; aumenta in gravidanza.
La mancanza di vitamina B1 provoca una malattia che colpisce il sistema nervoso
detta beriberi.
Vitamina B2 o riboflavina. È
diffusa soprattutto nei tessuti animali; il fegato ne è particolarmente
ricco. Anche le uova sono una fonte importante di riboflavina. Un adulto normale
necessita di circa 2 mg di questa vitamina al giorno. La riboflavina non viene
solitamente distrutta dai normali procedimenti di cottura e di conservazione
degli alimenti. Una carenza di vitamina B2 provoca emorragie della cornea,
screpolature agli angoli della bocca e infiammazione dolorosa della
lingua.
Vitamina B6 o piridossina. Svolge una
funzione importante nel metabolismo dei glucidi, dei lipidi e dei protidi.
L'insufficienza di piridossina determina una malattia della pelle detta
dermatite seborroica. Questa vitamina è contenuta nel fegato, nella
carne, nelle uova e nel frumento.
Vitamina B12 o
cianocobalamina. Presente soprattutto nel fegato, è chiamata fattore
antipernicioso perché la sua carenza provoca una particolare forma di
anemia detta appunto perniciosa. Il bisogno preciso dell'uomo non è noto;
il fegato umano contiene però una riserva di cianocobalamina sufficiente
a prevenire la comparsa di anemia per lungo tempo anche in presenza di una dieta
completamente vegetariana.
Vitamina PP o
nicotinamide. Si tratta di un fattore molto diffuso negli alimenti di origine
animale. La sua carenza porta all'instaurarsi di una caratteristica malattia
dermatologica, la pellagra. Le carni in generale ed il fegato in particolare
sono ricchi di vitamina PP.
Acido folico. Si tratta
di un fattore essenziale per la sintesi degli acidi nucleici (DNA, RNA); la sua
carenza provoca un tipo di anemia caratterizzata dalla presenza di globuli rossi
grandi e immaturi.
L'acido folico è molto
diffuso in tutti i vegetali a foglia verde, ma anche nei tessuti animali
(fegato).
Acido pantotenico. Si tratta di un
fattore nutritivo diffuso nella maggior parte degli alimenti; non se ne conosce
con precisione il fabbisogno minimo dell'uomo. È un composto stabile che non
viene alterato dalla cottura e dalla conservazione dei
cibi.
Acido ascorbico o vitamina C. Tutti i
vegetali e quasi tutti gli animali sono in grado di sintetizzare questa
vitamina; l'uomo è una delle poche
eccezioni.
La carenza di questo fattore porta ad
una grave malattia, lo scorbuto, che si manifesta con diffuse anomalie dei
tessuti connettivi (emorragie gengivali, caduta dei denti, alterazioni ossee,
ritardo nella cicatrizzazione delle ferite, tendenza al sanguinamento e morte).
Lo scorbuto in passato decimò interi equipaggi di navi durante i lunghi
viaggi senza scalo; i marinai si alimentavano unicamente di carne secca e
biscotti e sviluppavano presto una malattia dovuta alla mancanza di molti
fattori vitaminici, ma in particolar modo di vitamina
C.
Le sorgenti principali di vitamina C sono i cibi
freschi e crudi, le verdure, gli agrumi e la frutta in generale. I processi di
cottura e di conservazione alterano il contenuto di vitamina C degli alimenti
fino a provocarne la virtuale scomparsa.
Il bisogno
giornaliero dell'uomo è di circa 75 mg al giorno, ma aumenta durante la
gravidanza e l'allattamento.
Quantità di vitamina A e C contenute nella frutta
Quantità di vitamina A e C e ferro contenute nella verdura
I SALI INORGANICI
Un adeguato apporto di sali
è fondamentale per sopperire alle perdite giornaliere
dell'organismo.
Il sodio e il cloro sono introdotti
ogni giorno in quantità di 10-12 g sotto forma di cloruro di sodio, il
sale da cucina. Tale apporto è più che sufficiente a compensare le
perdite.
Il potassio è presente nelle carni,
nei legumi e in alcuni frutti (banane, prugne). Ne vengono assunti
quotidianamente circa 3 grammi.
Il calcio merita
una considerazione attenta. La presenza di una sufficiente quantità di
calcio nell'organismo è fondamentale per la conservazione di un normale
apporto nutritivo alle ossa e ai denti e per mantenere ad un giusto livello le
funzioni delle membrane cellulari, in particolare quelle muscolari e nervose. Il
bisogno alimentare medio di calcio è massimo nel bambino piccolo e nella
donna in stato di gravidanza e diminuisce con
l'età.
Gli alimenti più ricchi di
calcio sono il latte e tutti i suoi derivati e alcune verdure (spinaci,
broccoli).
Il magnesio ha importanza nella
regolazione dell'eccitabilità neuromuscolare; l'organismo umano necessita
di circa 3 mg per chilo al giorno di magnesio, che viene assunto soprattutto per
mezzo dei vegetali freschi ricchi di clorofilla (verdure
verdi).
Il ferro: presente nella molecola di
emoglobina contenuta nei globuli rossi del sangue, il ferro si lega facilmente
all'ossigeno e lo cede a tutte le cellule dell'organismo. Il ferro si trova
anche in altre proteine enzimatiche molto importanti (per esempio la mioglobina
dei muscoli). Il bisogno di ferro varia a seconda dell'età e del sesso.
Da un valore minimo alla nascita esso aumenta fino all'età dello sviluppo
per poi diminuire lievemente stabilizzandosi sui livelli caratteristici
dell'adulto.
Nella donna, l'emorragia mestruale
rappresenta una perdita notevole di ferro che si verifica periodicamente ogni
mese; durante il periodo sessuale attivo, la donna dovrà pertanto
ricevere una dose giornaliera di ferro superiore a quella del maschio; inoltre,
sia la gravidanza sia il parto e l'allattamento richiedono una maggiore
quantità di ferro. Il ferro è contenuto in abbondanti
quantità nelle carni (soprattutto nel fegato) e in alcuni vegetali
(grano, spinaci, prugne).
Il fosforo rappresenta
col calcio gran parte della composizione inorganica del sistema scheletrico. Il
fabbisogno di fosforo nell'adulto normale è di circa 12-14 mg/kg al
giorno; questi valori si elevano durante la gravidanza e l'allattamento e nel
periodo della crescita e dello sviluppo. Il fosforo è presente nelle
carni, nel latte e in alcuni legumi (in particolare nelle fave
fresche).
Lo iodio è un costituente
caratteristico degli ormoni tiroidei; la sua carenza determina disfunzioni a
carico della tiroide. Lo iodio si trova disciolto nelle acque marine e termali e
diffuso in molti alimenti.
Lo zolfo viene assunto
per mezzo di alcune molecole organiche solforate che, essendo diffuse negli
alimenti proteici, vengono normalmente introdotte in quantità
adeguate.
Per quanto riguarda il fluoro, sebbene
non se ne conoscano le quantità minime necessarie, è stato
osservato che popolazioni che consumano acqua contenente fluoro in dosi
superiori a una parte per milione vanno meno facilmente incontro alla carie
dentaria; da tale osservazione è scaturita la proposta (già
applicata in molti Paesi) di introdurre artificialmente il fluoro nell'acqua
potabile.
+------------------------------------------------+
¦ PROTEINE ¦
¦ dette anche protidi o sostanze azotate ¦
¦ ¦
¦ carni rosse e bianche in genere, pesci, uova, ¦
¦ latte, formaggi e altri latticini, legumi e ¦
¦ tutti i cereali ¦
+------------------------------------------------¦
¦ GRASSI ¦
¦ detti anche lipidi ¦
¦ ¦
¦ burro, lardo, margarina, olio d'oliva e di se-¦
¦ mi, salumi, formaggi, frutti oleosi ¦
+------------------------------------------------¦
¦ CARBOIDRATI ¦
¦ detti anche idrati di carbonio, o glicidi, o ¦
¦ glucidi, o zuccheri ¦
¦ ¦
¦ pane, pasta, riso, patate, frutta ricca di a- ¦
¦ mido, zucchero, dolciumi ¦
+------------------------------------------------¦
¦ ACQUA ¦
+------------------------------------------------¦
¦ SALI MINERALI ¦
¦ alimenti vegetali e animali, sale da cucina ¦
+------------------------------------------------¦
¦ VITAMINE ¦
¦ alimenti vegetali e animali ¦
+------------------------------------------------+
+----------------------------------------------------------------+
¦ LE VITAMINE ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ Le vitamine sono sostanze organiche dalla struttura chimica più¦
¦ o meno complessa, necessarie in quantità piccolissime e tutta- ¦
¦ via assolutamente indispensabili per assicurare il buon funzio-¦
¦ namento dell'organismo. ¦
¦ Il nostro corpo non è capace di sintetizzare questi composti, ¦
¦ che perciò vanno introdotti col cibo; quando l'apporto di vi- ¦
¦ tamine è insufficiente, possono manifestarsi delle cere e pro- ¦
¦ prie malattie da carenza. Si pensa che le malattie entrino a ¦
¦ far parte delle complesse reazioni biochimiche cellulari atti- ¦
¦ vando determinati enzimi. ¦
¦ Le vitamine sono classificate come idrosolubili (C, gruppo B, ¦
¦ PP, ecc.) e liposolubili (A, D, E, K). ¦
+----------------------------------------------------------------¦
¦ VITAMINA ¦ FUNZIONE ¦ FONTE ¦
¦ ¦ ¦ ALIMENTARE ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ C (acido ascor-¦ Ha un'azione antiemorragica;¦ agrumi, fragole,¦
¦ bico ¦ è indispensabile per la sa- ¦ cavoli, verdure,¦
¦ ¦ lute dei tessuti connettivi.¦ anche in organi ¦
¦ ¦ La sua carenza provoca lo ¦ animali. ¦
¦ ¦ scorbuto. ¦ ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ B1 (tiamina) ¦ Necessaria al sistema nervo-¦ lievito di bir- ¦
¦ ¦ so la sua mancanza può por- ¦ ra, frutta, uo- ¦
¦ ¦ tare a malattie quali il be-¦ va, cereali. ¦
¦ ¦ ri-beri o polineuriti. ¦ ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ B2 (riboflavi- ¦ Protegge le mucose ¦ lievito, fegato,¦
¦ na) ¦ ¦ albume d'uovo, ¦
¦ ¦ ¦ latte ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ B6 (piridossi- ¦ È usata nell'uomo per cura-¦ fegato, lievito,¦
¦ na) ¦ re malattie della pelle; la ¦ latte ¦
¦ ¦ sua carenza provoca lesioni ¦ ¦
¦ ¦ cutanee nel ratto, carie ¦ ¦
¦ ¦ dentarie e arteriosclerosi ¦ ¦
¦ ¦ nella scimmia ¦ ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ B12 (cianocoba-¦ La sua carenza provoca nel- ¦ fegato ¦
¦ lamina) ¦ l'uomo una gravissima forma ¦ ¦
¦ ¦ di anemia, l'anemia perni- ¦ ¦
¦ ¦ ciosa. ¦ ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ PP (acido nico-¦ Previene la pellagra, malat-¦ fegato, lievito,¦
¦ tinico) ¦ tia diffusa agli inizi del ¦ pula di riso ¦
¦ ¦ secolo, associata a gravi ¦ ¦
¦ ¦ carenze alimentari. ¦ ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ A ¦ Contenuta nei pigmenti della¦ patate, carote, ¦
¦ ¦ retina, è indispensabile per¦ verdure, oli di ¦
¦ ¦ la salute dell'occhio e del-¦ pesci ¦
¦ ¦ le mucose. ¦ ¦
¦ ¦ Un'assunzione esagerata di ¦ ¦
¦ ¦ vitamina A è tuttavia tossi-¦ ¦
¦ ¦ ca e provoca fragilità delle¦ ¦
¦ ¦ ossa con fratture spontanee ¦ ¦
¦ ¦ nei bambini ed un anormale ¦ ¦
¦ ¦ sviluppo del feto. ¦ ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ H (biotina) ¦ Usata per curare le dermati-¦ fegato, cereali,¦
¦ ¦ ti nell'uomo. ¦ uova ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ D (calciferolo)¦ Previene il rachitismo nei ¦ olio di fegato ¦
¦ ¦ bambini e l'osteomalacia ne-¦ di pesci, latte,¦
¦ ¦ gli adulti, regolando l'e- ¦ uova ¦
¦ ¦ quilibrio fra calcio e fo- ¦ ¦
¦ ¦ sforo nelle ossa. ¦ ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ E (tocoferolo) ¦ Non è ancora nota con preci-¦ alimenti vegeta-¦
¦ ¦ sione la sua funzione nel- ¦ li ¦
¦ ¦ l'uomo. Negli animali la sua¦ ¦
¦ ¦ carenza provoca sterilità, ¦ ¦
¦ ¦ distrofia muscolare e necro-¦ ¦
¦ ¦ si del fegato. ¦ ¦
+----------------+-----------------------------+-----------------¦
¦ K ¦ Funzione antiemorragica. ¦ alimenti vegeta-¦
¦ ¦ ¦ li ¦
+----------------------------------------------------------------+
VANTAGGI E SVANTAGGI DELLA COTTURA DEI CIBI
La cottura dei cibi è un
fatto che possiamo senz'altro definire culturale; esso è caratteristico
degli esseri umani, è stato tramandato da una generazione all'altra ed
è soggetto ad usanze e tradizioni diverse nelle diverse parti del mondo.
Alcuni popoli ricorrono pochissimo a questa pratica e consumano quasi tutto il
loro cibo crudo. Altri popoli, e fra questi siamo inclusi noi occidentali, fanno
un largo uso di pietanze cotte, affiancandole sempre ad altre crude. Ma
perché cuocere? Nel corso della cottura, il cibo viene modificato nel suo
aspetto e nel suo sapore, aroma e profumo con l'aggiunta di condimenti e di
spezie; in alcuni casi, ma non sempre, la cottura lo rende più
digeribile; inoltre il cibo cotto può, in alcuni casi, essere conservato
un po' più a lungo di quello crudo. La cottura, tuttavia, presenta alcuni
innegabili svantaggi; essa infatti prevede che il cibo venga riscaldato a
temperature piuttosto elevate (generalmente al di sopra di 100ºC). Queste
temperature alterano irrimediabilmente le caratteristiche chimiche del cibo e
comportano la perdita di numerosi principi nutritivi. Cuocendo in acqua delle
verdure, si ha una perdita media del 50% di sodio e potassio e perdite non
inferiori al 20% di fosforo, calcio e ferro. Anche la vitamina C è
soggetta a forti cali, dal 20 al 75% a seconda del metodo di cottura usato. Lo
stesso discorso vale anche per il latte; il latte pastorizzato ha un contenuto
di vitamine simile a quello del latte crudo (cioè non trattato) ed
è igienicamente sicuro: perciò è una pratica assolutamente
sbagliata quella di farlo bollire, perché in tal modo si provocano delle
forti perdite vitaminiche. Nell'uovo cotto si registrano perdite dal 15 al 17%
nelle vitamine B e del 30% per la vitamina A. Se è vero che a volte la
cottura si rende necessaria nel caso di alimenti contenenti molta cellulosa o
tessuti connettivi, tuttavia è bene ricordare che molti cibi cotti
richiedono una digestione assai più lunga dei corrispondenti crudi (per
esempio: carne cruda, 2,30 ore; arrosto di vitello, 4 ore). Bisogna anche tener
presente che i vari metodi di cottura presentano ognuno dei «pro» e
dei «contro». La bollitura è un metodo relativamente
«pulito», ma comporta la perdita di molti principi nutritivi (meglio
allora la cottura a vapore); la frittura (cottura rapidissima in olio bollente)
o la cottura ai ferri comportano meno perdite ma generano sostanze tossiche,
alcune delle quali sicuramente cancerogene (idrocarburi ciclici). Ove possibile
quindi, il cibo crudo (ortaggi, frutta, latte, uova ecc.) è quello che
offre più garanzie per un'alimentazione corretta: è ricco di
principi nutritivi, è meno artefatto e sofisticato, non è alterato
in alcun modo dal calore e spesso è più facilmente
digeribile.