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Ècuba.

Tragedia di Euripide, rappresentata probabilmente nel 424 a.C. Troia è ormai distrutta e l'esercito acheo soggiorna sulla costa del Chersoneso Tracico in attesa di un vento propizio. Tra le prigioniere troiane è, come schiava di Agamennone, la sventurata E., vedova del re Priamo. Foschi sogni annunziano alla donna due nuove sciagure: la morte dei suoi due figli. Infatti nello stesso giorno vedrà sacrificare dai Greci sulla tomba di Achille la dolce e verginale Polissena e le sarà portato il corpo del figliuolo Polidoro, ucciso dal barbaro re del Chersoneso, Polimestore. Furente di dolore e nell'impossibilità di vendicarsi degli Achei, E. concentra il suo odio contro Polimestore che ella, con l'aiuto delle sue ancelle e la tacita connivenza di Agamennone, riesce ad accecare. La tragedia, tra le più belle e le più commoventi del teatro greco, si conclude con una lugubre profezia dell'accecato re sul destino di Cassandra e di Agamennone.