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Evaporazione.

Passaggio di stato, fra lo stato liquido e quello vapore; l'operazione inversa (passaggio da vapore a liquido) è detta condensazione. Tutti i liquidi manifestano una tendenza più o meno spiccata a passare allo stato di gas; tale tendenza può essere misurata in termini di pressione del vapore in equilibrio col liquido ad una certa temperatura. Questa quantità è detta tensione di vapore o anche (meno bene) pressione di vapore. Il meccanismo del passaggio di stato è abbastanza semplice a livello molecolare su un piano intuitivo. è noto che tutti i liquidi sono composti da molecole in continuo movimento, e che questo è tanto più forte quanto più alta è la temperatura (per un certo liquido). è anche noto che una massa liquida esercita sulle sue molecole una forza che tende a non lasciarle staccare; infatti al contorno della massa liquida la distribuzione delle forze intermolecolari è asimmetrica e si ha una risultante che tende verso l'interno della massa e che dà origine sul piano macroscopico alla tensione superficiale. Dunque, se una molecola per effetto dell'agitazione termica arriva alla superficie del liquido (o si trova già in questa posizione) con una spinta verso l'esterno sufficiente a compensare le forze che l'attirano nel liquido, esso lo abbandona, e passa nel vapore che sovrasta il liquido. Si può anche avere il fenomeno opposto, cioè una molecola di vapore che per l'agitazione termica viene a contatto con la superficie liquida viene da questa "catturata" e trattenuta nella massa. L'e. è quindi un processo dinamico, che si porta all'equilibrio solo allorché la velocità con cui le molecole evaporano (cioè il numero di queste che lascia il liquido nell'unità di tempo) è pari al numero di molecole che condensano sul liquido. In caso opposto (cioè di non equilibrio) si ha e. o condensazione, secondo i casi. Da quanto detto risulta evidente che quanto più aumenta la temperatura tanto più aumenta la tendenza ad evaporare di tutti i liquidi, cosa che si verifica in pratica. Vale infatti la legge di Clausius-Clapeyron (ricavabile teoricamente e sperimentalmente) secondo la quale:

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in cui: P = tensione di vapore; T = temperatura assoluta; qv = calore latente di evaporazione; Vv = volume specifico del gas (cioè volume di una certa quantità, ad es. un kg, di gas); Vl = volume specifico del liquido. Il calore latente di e. di un liquido è la quantità di calore che bisogna fornire all'unità di massa (kg, mole, kmole, ecc. secondo i casi) di quella sostanza affinché avvenga il passaggio di stato. Ha lo stesso valore del calore di condensazione. Esso varia con la temperatura anche per uno stesso liquido. Per l'acqua può essere calcolato con buona approsimazione mediante la seguente formula:

qv = 606,5 - 0,695 · t

essendo t la temperatura cui avviene l'evaporazione (in °C), con qv espresso in kcalorie per kg. Per i vari liquidi sono disponibili i dati relativi; qualora non si avessero, il calore latente di e. può essere stimato in prima approssimazione mediante la regola di Trouton, secondo la quale:

qv/Te = 23

ove Te è la temperatura assoluta di ebollizione (in °K). l'ebollizione di un liquido è sempre una e., che avviene però non solo alla sua superficie ma anche nella sua massa. Essa si verifica allorché la tensione di vapore del liquido è pari alla pressione esterna (cioè dell'ambiente a contatto col liquido). Nell'industria chimica e nella tecnica in generale l'e. o concentrazione è l'operazione con la quale si evapora il solvente di una soluzione (o il liquido di una sospensione) o si utilizza allo scopo di ottenere una soluzione più concentrata. Si distingue questa operazione da altre analoghe, nelle quali si ha sempre trasferimento di calore e di massa (quali la distillazione, l'essiccamento, ecc.), in quanto il soluto ha sempre una tensione di vapore molto bassa (trascurabile) e l'e. è interrotta prima che si abbia la segregazione completa della fase solida. In definitiva con questa operazione si parte da una soluzione diluita per giungere ad una soluzione concentrata; se si vuole il solido si fanno altre operazioni (cristallizzazione ed essiccamento). Il vapore che si libera dalla soluzione è costituito da solvente praticamente puro; esso può essere recuperato o no, secondo la convenienza economica. Va notato che l'e. è sempre un'operazione molto costosa, che i processi chimici evitano se possibile. Il calore latente di e. è sempre in generale molto elevato; per fornirlo si ricorre solitamente a vapore a bassa pressione e quasi saturo, che cede il suo calore di condensazione, che è pure molto elevato. Dato che la maggior parte delle soluzioni da trattare sono acquose, ci si trova spesso nella situazione di consumare vapore per produrre di nuovo vapore, che però è a temperatura più bassa. Di qui viene spontanea l'idea di riutilizzare almeno in parte il vapore prodotto durante l'e. per fornire una parte del calore necessario all'e. stessa; sono quindi impiegati diversi metodi per il recupero di calore (quali gli evaporatori a multiplo effetto e la termocompressione) che saranno visti poi. La scelta dell'evaporatore (cioè dell'apparecchiatura necessaria per realizzare l'e.) dipende essenzialmente dalla proprietà della soluzione da concentrare. In particolare interessa la minima temperatura cui la soluzione può essere portata senza pericolo di alterarne le caratteristiche (per distruzione termica di prodotti), la viscosità, la tendenza a segregare fasi solide, la tendenza a dare schiume, ecc. In base a questo e ovviamente ai costi si sceglie il tipo di evaporatore più adatto caso per caso. La descrizione degli evaporatori è fatta alla voce evaporatore; qui sono trattati solo due artifici che consentono di concentrare una soluzione con minor spesa di calore, e precisamente il multiplo effetto e la termocompressione. ║ Multiplo effetto: il multiplo effetto è uno dei principali mezzi per risparmiare energia nell'e. Il vapore proveniente dalla centrale termica serve per fornire calore al primo evaporatore, nei cui tubi condensa. Il vapore svolto dal primo evaporatore serve per riscaldare un secondo evaporatore nel cui fascio condensa; a sua volta il vapore sviluppato in questo serve per riscaldare un terzo evaporatore e così via. In generale però non si hanno mai più di quattro o cinque evaporatori in serie in questo modo, malgrado se ne siano costruiti anche con dieci effetti, cioè con dieci stadi in serie. Si ha però che - benché la quantità di vapore condensata in un effetto sia circa uguale a quella che da esso si svolge per concentrazione della soluzione che esso contiene - il vapore prodotto in ogni effetto è a temperatura (o pressione, indifferentemente, dato che è saturo) più bassa di quello consumato. Pertanto il salto termico disponibile su ogni evaporatore è solo una frazione di quello esistente fra il vapore alimentato e la soluzione alimentata. Ciò fa sì che per avere lo stesso cambio termico, si debbano avere superfici di scambio più ampie, e ciò comporta un maggior costo di impianto. L'ottimizzazione nei riguardi del numero di effetti è appunto realizzata facendo un bilancio fra il risparmio sul costo di esercizio ed il maggior costo di impianto. Per quanto riguarda il movimento della soluzione da concentrare lungo i vari effetti, si hanno le due solite soluzioni della controcorrente e della equicorrente. La controcorrente (il vapore e la soluzione da concentrare si muovono da un evaporatore all'altro in senso opposto) è di uso generale, in quanto permette scambi termici migliori. L'equicorrente (il vapore e la soluzione si muovono da un effetto all'altro nello stesso senso) è adottata allorché si hanno sostanze che potrebbero essere danneggiate da un eccessivo riscaldamento oppure che potrebbero dare incrostazioni a temperatura elevata se molto concentrate. Il multiplo effetto è un artificio di uso comunissimo nell'industria della carta e in generale in tutte quelle industrie che devono concentrare succhi naturali. ║ Termocompressione: la termocompressione è un procedimento che consente di recuperare il calore latente di e. del vapore prodotto in un evaporatore per fornire il calore all'evaporatore stesso. Si opera nel seguente modo. Il vapore prodotto nell'evaporatore viene compresso in modo da portarlo ad una pressione tale che la sua temperatura di condensazione sia maggiore sensibilmente di quella di ebollizione della soluzione. In tal modo può essere miscelato a vapore vivo (solitamente surriscaldato, se il calore generato dalla compressione non basta) e alimentato nel fascio tubiero dell'evaporatore stesso. La condensa uscente da questo fascio è di solito utilizzata per preriscaldare il più possibile la soluzione alimentata, in modo da portarla circa al suo punto di ebollizione. Normalmente si usano termocompressori comandati da motori elettrici o turbine; raramente si usano compressori rotativi. I compressori assiali sono molto convenienti per potenzialità elevate. Al posto del compressore si può usare un iniettore o eiettore (V.) a vapore; esso ha rendimento molto inferiore ma in compenso ha un costo di installazione e manutenzione praticamente trascurabile, per cui risulta conveniente in tutti i casi in cui il prezzo del vapore è modesto. La termocompressione complica notevolmentel'impianto di e.; essa è adottata generalmente dove l'energia elettrica (generata da centrali idroelettriche) ha un costo basso rispetto al combustibile impiegato per produrre vapore. Un altro caso di applicazione diffusa della termocompressione è la produzione di acqua potabile da quella di mare in località sperdute (o basi militari). In questo caso, benché il costo dell'acqua prodotta sia elevato (la desalinizzazione per e. è molto costosa), questo sistema presenta comunque una certa convenienza, se si tiene conto dei costi dei trasporti: invece di acqua si trasporta combustibile e, con un metro cubo di questo, si producono molti metri cubi di acqua.