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Eutanasìa.

Termine con cui si indica la morte procurata con libero intervento, allo scopo di abbreviare sofferenze intollerabili. ● Med. - Dall'angolo prospettico della deontologia medica, essendo il fine della medicina quello di conservare il più a lungo possibile la vita umana e opporsi alla morte, l'omicidio liberatore dalle sofferenze non può ammettersi, come essenzialmente opposto al suddetto fine; inoltre, non può aversi l'assoluta certezza dell'inguaribilità del male. ● Dir. - Sotto l'aspetto criminologico, il problema assume diversi aspetti, e conduce a conclusioni nettamente negative rispetto alla pratica dell'e. e ad una possibile sua legalizzazione. In quasi tutte le legislazioni, sia la partecipazione al suicidio, sia l'omicidio del consenziente, sono ritenuti punibili, pur con attenuazione di pena in riguardo ai motivi determinanti. ● Psicol. - All'esame psicologico il più delle volte non può considerarsi altruistico il fine dell'e., considerato nell'apparente desiderio pietoso d'interrompere le intollerabili sofferenze del paziente; a un esame più profondo, il movente appare originato dal raffinato egoismo di non voler essere partecipe della sofferenza altrui, o volersi liberare dal peso di una penosa assistenza. ● Rel. - Per la morale cristiana, l'e. è inaccettabile, in quanto viola la legge del quinto comandamento: non uccidere.