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Eurìpide.

Poeta tragico greco. Riconoscendo l'influenza dei sofisti e dei filosofi sulla formazione spirituale del poeta, gli antichi ne fecero il discepolo, in senso lato, di Archelao, di Anassagora, di Protagora, di Prodico, di Socrate: ed è verosimile che egli abbia conosciuto tutti quegli uomini e ne abbia sentito l'influsso, senza mai legarsi a una filosofia specifica. Echi di teorie pitagoriche, ricordi di Senofane, di Eraclito, di Parmenide nell'opera euripidea provano che lo spirito curioso e meditabondo del poeta era aperto a tutte le correnti. Fu lettore attentissimo: i richiami a Omero, Solone, Teognide sono abbastanza frequenti nelle sue tragedie, che rivelano però anche una buona conoscenza di Esiodo, dei lirici. E. avvertiva la necessità per il saggio di isolarsi, e la gente, ritenendo un atto di superbia questo isolamento, non nascose antipatia e disprezzo per il poeta. Diversamente da Sofocle, E. non prese parte attiva alla politica; contrariamente a quest'ultimo però non evitò nelle sue opere accenni politici. La sua vita coniugale fu oggetto di ironia e di scherzi da parte di comici, secondo i quali la moglie lo avrebbe tradito col suo schiavo e segretario Cefisofonte. La fortuna che E. non ebbe in vita non gli mancò poi: l'uomo che aveva in tutta la sua esistenza riportato solo quattro vittorie dal 455, anno in cui si era presentato al concorso tragico per la prima volta, divenne il padre letterario dell'età seguente, il grande modello da imitare. I tragici latini, da Ennio a Seneca, ne seguirono le orme, i cristiani, che lo citarono e lo lodarono, giunsero a farne quasi un precursore del cristianesimo. Della copiosa produzione drammatica di E., a noi sono giunti, oltre a un migliaio di frammenti pervenutici direttamente per citazione di autori antichi, 17 tragedie (Alcesti, Andromaca, Le baccanti, Ecuba, Elena, Elettra, Eracle, Eraclidi, La Fenicie, Ifigenia in Aulide, Ifigenia in Tauride, Ione, Ippolito, Medea, Oreste, Le supplici, Le Troadi) e un dramma satiresco, Il Ciclope. Caratteristiche di E. (tralasciando le innovazioni tecniche del prologo espositivo e del deus ex machina) sono la creazione di nuovi schemi e forme, la tendenza a rendere più complessa l'azione, la libertà nell'elaborare la materia mitica. E., che poneva in scena tutti i problemi, che sembra mettere tutto in discussione, ha un'unica fonte di poesia: il proprio profondo pessimismo. E. è il poeta antieroico, dai sentimenti delicati e affettuosi e dall'umanità dolente (Salamina 484 a.C. circa - Macedonia 406 a.C.).