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Estraneazioóne.

Termine filosofico indicante l'uscita da sé, ossia il processo per cui l'uomo si estranea da se stesso. Si tratta di un termine affine ad alienazione. Processi di e. possono aversi in tutte le sfere della vita: vi può essere e. economica, religiosa, politica, ideologica, erotica, burocratica, ecc., ognuna delle quali porta l'uomo a diventare da soggetto oggetto, cosa, strumento. L. Feuerbach ha descritto l'e. religiosa in cui l'uomo proietta fuori di sé la fonte dei valori più alti, diventando schiavo di un dio dispotico che lo priva di ogni autonomia, libertà e iniziativa. Marx ha analizzato i processi di e. che hanno luogo nell'economia capitalistica dove il lavoratore decade a merce estraneando la propria personalità e la propria attività lavorativa. L'uomo estraniato (Entfremdet) descritto da Marx è colui che, anziché espandere la sua personalità nel mondo e anziché arricchirsi moralmente in una vita di comunità, si ritrae dal contatto con il mondo esterno e con gli altri uomini, sentendosi estraneo a un corso nel mondo che egli non governa e dal quale è oppresso e schiacciato. Marx denuncia quanto avviene nella produzione capitalistica, in cui il mondo meccanico delle cose opprime e schiaccia l'uomo lavoratore; l'operaio viene a trovarsi, rispetto a un oggetto, estraneo: "il lavoro è esterno all'operaio, cioè non appartiene al suo essere, e quindi nel suo lavoro egli non si afferma, ma si nega, si sente non soddisfatto, ma infelice, non sviluppa una libera energia fisica e spirituale, ma sfinisce il suo corpo e distrugge il suo spirito". Marx ha delineato la fenomenologia sociale di questo stato di e. (Entfremdung e Entmenschung), rintracciandone le origini della struttura economica. Altri hanno esaminato il fenomeno dell'e. da un punto di vista psicologico, morale o religioso.