Natura propria delle cose; insieme di tutte le qualità proprie di un
individuo. Il significato di
e. è molto simile a quello di
sostanza (ciò che è) e per alcuni pensatori i due valori
coincidono. Del tutto particolare è il significato, non frequente in
filosofia, ma usato in alchimia, che considera l'
e. la parte attiva,
più preziosa, di una sostanza. Con riferimento alla distinzione fatta da
Aristotele, l'
e. viene considerata "la sostanza senza la materia",
ciò che è universale e necessario. Essa costituisce il valore
stesso dell'individuo i cui caratteri-base vengono definiti perciò come
essenziali, distinguendoli da quelli
accidentali o non necessari.
Nel pensiero aristotelico è presente una duplice interpretazione del
valore di
e.: a) l'
e. costituisce la prima e fondamentale
realtà, è l'
essere stesso dell'individuo che nel pensiero
esprime la propria
e.; b) l'
e. è una pura astrazione
mentale, e non acquista realtà, se non è unita all'esistenza
materiale. Questa duplicità d'interpretazione venne chiarendosi nel
pensiero successivo, così da dare origine a due diverse concezioni. Una
concezione realistico-razionalistica, secondo cui, se l'
e., che esprime
il valore razionale della sostanza (pensiero) contiene anche l'esistenza, ne
consegue che anche questa può essere dedotta razionalmente, senza dover
ricorrere ai sensi. Una concezione nominalistico-empiristica secondo cui, se
l'
e. non contiene di per sé l'esistenza, questa si aggiunge al
valore razionale come un dato puramente materiale. L'universo aristotelico si
presenta in Tommaso d'Aquino diviso in due parti distinte: il mondo del
contingente e del finito e quello dell'infinito. Secondo Tommaso, l'
e.
delle cose comprende forma e materia di esse; però, mentre l'
e.
è solo potenziale rispetto all'esistenza, questa è l'atto stesso
dell'
e., ed è appunto l'unione dell'
e. con l'esistenza che
richiede l'intervento creativo di Dio. Solo Dio, in quanto
atto puro, non
conosce distinzione tra
e. ed esistenza che in lui costituiscono un tutto
unico. Concezione eminentemente razionalistica è quella di Spinoza,
secondo cui, essendo il massimo grado di realtà anche suprema
razionalità, la realtà ha necessariamente in sé
l'esistenza. Spinoza distingue due tipi di
e.: l'
e. che esprime un
valore universale e l'
e. delle cose finite. Il primo contiene in
sé la necessità logica dell'esistenza, il secondo non contiene di
diritto l'esistenza. Dato che le cose finite e contingenti non hanno in
sé la loro causa, esse postulano una causa assoluta. Tale causa assoluta,
o
sostanza prima, va posta in Dio che ha in se stesso la propria causa,
così che in Lui la sola
e. giustifica l'esistenza. La concezione
empiristica è quella di J. Locke e di J. Stuart Mill secondo cui
l'
e. è l'insieme degli attributi che definiscono un oggetto.
L'
e. non esprime la realtà dell'essere, ma solo il nostro modo di
pensarlo. Locke, tuttavia, distingue l'
e. nominale (conoscibile)
dall'
e. reale (inconoscibile) e ammette una sostanza esterna, ignota,
quale causa delle sensazioni. In G. Berkeley l'empirismo diventa una metodologia
metafisica e religiosa. Secondo Berkeley, le qualità dei corpi sono tutte
soggettive, in funzione del soggetto percipiente. L'essere delle cose non
è costituito da un'incomprensibile sostanza; le cose che sperimentiamo
non nascondono misteri, né celano
e. reali intorno alle quali il
pensiero sia condannato a girare senza poterle conoscere. La
dottrina
dell'e. costituisce una delle tre sezioni della
Logica hegeliana,
essendo le altre due la dottrina dell'essere e la dottrina del concetto. ║
Chim. - Miscugli di sostanze volatili, solide o liquide, contenute in una
pianta. Si presentano come un liquido altamente volatile, infiammabile, solubile
nei comuni solventi organici (alcool etilico, etere, acetone, ecc.). Si
ottengono dalle parti della pianta (foglie, petali, frutti, corteccia) per
spremitura o distillazione (eventualmente con vapore) o estrazione con solventi
(alcool, ligroina, cloroformio, ecc.). Nella composizione, assai varia secondo
la provenienza, predominano idrocarburi complessi (terpeni e sesquiterpeni),
alcooli, aldeidi, chetoni, accanto ad acidi: esteri, fenoli, ecc. Alcune
e. sono usate in farmacia per qualche loro proprietà medicinale,
ma in genere l'uso più vasto di queste sostanze è per aromatizzare
farmaci, caramelle, bevande e, soprattutto, come base per profumi. L'
e.
più pregiata è quella di petali di rosa, per ottenere 1 kg della
quale si devono trattare 4 ÷ 5 t di petali. Essa è costituita in
massima parte da due alcool non saturi: il
geraniolo (40 ÷ 60%) e il
citronello (20 ÷ 40%). Il suo alto prezzo ha stimolato la produzione
dell'
e. artificiale di rosa come miscela dei due alcoli; con aggiunta di
varie sostanze naturali e sintetiche si riesce a simulare molto fedelmente il
profumo di diversi fiori. L'
e. di trementina, usata come solvente, si
ottiene dalla resina delle conifere ed è costituita da α-pinene con
basse percentuali di ß-pinene.