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Esarca.

Nell'antichità classica, direttore del coro o presidente di un collegio di sacerdoti. Nell'Impero d'Oriente: luogotenente dell'imperatore, a capo dell'esarcato. ● Eccl. - Nella primitiva Chiesa orientale: titolare delle sedi metropolitane. ║ Vescovo costituito a capo delle circoscrizioni maggiori. ║ Nel Medioevo, titolo onorifico, concesso ai titolari delle sedi più importanti. ║ Oggi, titolo onorifico, concesso al delegato di un patriarca o di un vescovo, per un negozio specifico o per una missione. ║ Arte esarcale: la locuzione si riferisce all'arte sviluppatasi in Ravenna e nei territori ad essa appartenenti durante il periodo dell'esarcato (dal 600 al 751 circa). ║ Architettura: il periodo esarcale tende a dilatarsi nel tempo fino all'XI sec., epoca in cui l'esarcato non esisteva ormai più da quasi 300 anni. Degli edifici di tale periodo ben poco rimane e quel poco è anche di difficile datazione; inoltre nell'arte esarcale vengono compresi anche quei monumenti che sopravvivono in Romagna e che vengono usualmente chiamati pievi romagnole. Tra quanto rimane del periodo strettamente esarcale citiamo il Palazzo di Ravenna, impropriamente chiamato "Palazzo di Teodorico" e che è andato quasi interamente perduto; ne rimane però una raffigurazione musiva in Sant'Apollinare Nuovo. Probabilmente si tratta del palazzo dei Calchi, eretto prima del 751 e che aveva forse la funzione di una segreteria dell'esarcato. Di questa costruzione non rimane che la facciata in mattoni, che al piano terreno presenta una fornice centrale e due brevi portici ai lati; al piano superiore si trovava invece un'esedra, oggi munita di due sole colonne. Su questi ruderi gli storici dell'architettura non sono pienamente d'accordo; molti studiosi pensano che i resti appartengano alla chiesa di San Salvatore e non al palazzo dei Calchi; si tratta comunque di un edificio di stile tardo-romano. Al VII sec. è attribuita con certezza la chiesa di San Michele in Acervoli, nelle vicinanze di Sant'Arcangelo di Romagna; la sua struttura presenta un'unica navata provvista però di ben sette ingressi; l'abside ha forma poligonale all'esterno e circolare internamente; è rinforzata da alcune lesene esterne. Il campanile è di epoca più recente. Le pievi romagnole sono caratterizzate da una pianta a tre navate separate da pilastri (non da colonne come si nota nelle chiese ravennati), da un'abside semicircolare all'interno e poligonale all'esterno (tradizione bizantina) e da finestre più piccole di quelle ravennati, ma parimenti arcuate e sprovviste di ghiera e di strombi. Gli archi che vi appaiono sono per lo più ciechi, e separati l'uno dall'altro da lesene. Si trovano anche negli archi pensili. I tre esemplari meglio conservati sono le chiese di San Pancrazio a Russi, di San Pietro in Trento vicino a Coccolia, di San Pietro in Sylvis a Bagnacavallo. Pievi romagnole sono anche le chiese di Pieve Acquedotto e di San Giorgio presso Argenta; tuttavia restauri effettuati in epoche più recenti hanno tolto gran parte delle loro caratteristiche originali. Alcuni campanili attribuiti al periodo esarcale sono quelli cilindrici di Pieve di Quinto e di Fabriago. ║ Scultura: si svolge su un piano essenzialmente decorativo; si tratta di rilievi su amboni, plutei, capitelli, puteali, cibori, di fattura piuttosto approssimativa. I motivi delle decorazioni sono in genere floreali o anche animali oppure a intrecci e a nodi. ║ Pittura musiva: rispetto a quella del periodo precedente, presenta una notevole decadenza. I migliori mosaici ravennati sono indubbiamente quelli del VI sec.; nei secoli successivi si hanno in prevalenza rifacimenti di pitture musive precedenti, e la datazione risulta più facile perché i mosaici, dal VII sec. in su, presentano colori molto poveri e una sgranatura molto allargata delle tessere; inoltre mancano l'inventiva dell'artista e la tecnica. Fra i mosaici degni di nota citiamo: quelli del presbiterio di San Vitale e della cappella arcivescovile (Ravenna); qualche particolare nell'arco di trionfo in Sant'Apollinare in Classe.