Pronome neutro tedesco di terza persona singolare, usato in psicoanalisi per
indicare il principio o la forza che promuove tutte le attività psichiche
inconsce. Poiché la lingua italiana nelle frasi impersonali non usa alcun
pronome, anche nei testi tradotti si usa il pronome tedesco
E. che
è divenuto un termine tecnico di uso internazionale, sostituito qualche
volta, soprattutto nei testi inglesi, dal latino
Id. Freud derivò
il concetto di
E. da G. Groddeck e lo usò per indicare le parti
non organizzate dell'apparato psichico. Il concetto originale di Groddeck
(1866-1934) differisce notevolmente da quello freudiano, per quanto entrambi
abbiano in comune l'idea di una forza interna impersonale con cui l'Io deve
venire a patti. Tuttavia, mentre l'
E. freudiano è un concetto
essenzialmente
psicologico, quello di Groddeck è un concetto
psicosomatico: "Il corpo e la mente sono qualcosa di congiunto in cui
alberga un
E., un potere dal quale noi siamo dominati, mentre crediamo di
essere noi che dominiamo... L'
E., che è misteriosamente connesso
con la sessualità, con l'Eros, dà forma al naso così come
alla mano dell'uomo, proprio come dà forma ai suoi pensieri e alle sue
emozioni... E proprio come l'attività sintomatica dell'
E.
nell'isteria e nella nevrosi richiede il trattamento psicoanalitico, così
pure lo richiede il disturbo di cuore e di cancro". Diversa è la
concezione freudiana. Infatti, secondo la teoria psicoanalitica "classica"
l'
E., che è il discendente dell'
inconscio nello stesso modo
in cui l'Io lo è del
conscio, è anteriore all'Io dal punto
di vista dello sviluppo. Secondo Freud, l'
E. "contiene tutto quello che
è presente alla nascita, che è fissato nella costituzione". Esso
rappresenta "la parte oscura, inaccessibile, della nostra personalità; il
poco che ne sappiamo lo abbiamo appreso dallo studio del lavoro del sogno e
della formazione dei sintomi nevrotici, e per la massima parte ha carattere
negativo, essendo descrivibile soltanto in quanto contrapposto all'Io... Esso
è pieno di energia che gli giunge dagli istinti, ma non ha alcuna
organizzazione; non produce alcuna volontà collettiva, ma solo una spinta
ad ottenere la soddisfazione dei bisogni istintuali, soggetti all'osservanza del
principio del piacere". Nell'
E. non vi è niente che corrisponda al
concetto di tempo: "nessun riconoscimento di un decorso temporale... l'
E.
ignora i valori, non conosce né bene né moralità... Cariche
oggettuali che tendono alla scarica: ecco ciò che l'
E., a nostro
avviso, contiene" (S. Freud
Neue Folge der Vorlebungen zur Einfuhrung in die
Psychoanalyse, 1916; trad. it. in Introduzione allo studio della
psicoanalisi, 1947). Nella teoria freudiana l'
E. si contrappone,
pertanto, all'Io e il suo concetto rappresenta uno dei maggiori esempi della
tendenza di Freud a spiegare i fenomeni psichici in termini di opposizione tra
forze antitetiche: l'
E. è primitivo, disorganizzato, emotivo,
guidato dal principio del piacere; mentre l'Io è civilizzato,
organizzato, razionale, regolato dal principio della realtà. Comunque
E. e io non vanno considerati come due personalità distinte, una
specie di sdoppiamento nell'individuo tra due entità circoscritte e
delimitate da precisi confini, dato che non esiste tra conscio e inconscio una
precisa linea di demarcazione, ma varie gradazioni e passaggi intermedi.