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Eròdoto.

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La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

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Erodoto: L'ultimo dei paesi abitati Le storie: (Istorìai) La geografia di Erodoto Satáspēs

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Erodoto

Eròdoto.

Storico greco.

Esule a Samo, tornò in patria quando cadde la tirannide, e di lì venne ad Atene, dove conobbe ed ammirò Pericle e fu amico di Sofocle;

da Atene si allontanò per prendere parte alla fondazione della colonia panellenica di Turi (446 o 444) e per i suoi molti viaggi;

è controverso se E. abbia visto realmente tutti i Paesi descritti, forse completò i suoi appunti di viaggio con notizie desunte da fonti scritte.

L'opera storica di E., divisa in 9 libri dai grammatici alessandrini, è giunta a noi con il titolo di Storie;

tarda è la denominazione dei libri col nome delle nove Muse.

Il proemio tratta delle origini mitiche della lotta fra Asia ed Europa, il libro I contiene la storia dei Lidi e dei Persiani fino alla morte di Ciro, il libro II la storia dell'Egitto fino alla sottomissione di esso a Cambise, successore di Ciro.

Il libro III narra la storia del regno di Cambise e di Dario fino alla sua spedizione scitica, di cui tratta anche il IV libro che narra la spedizione del satrapo Ariande contro Cirene con digressioni sulla storia di Cirene e della Libia.

Il libro V narra la ribellione degli Ioni fino alla morte di Aristagora con lunghe digressioni sulla storia di Sparta e Atene, mentre nel VI sono narrate le sottomissioni della Ionia e le imprese dei Persiani contro la Grecia fino alla battaglia di Maratona.

Il VII libro comprende la spedizione di Serse fino alla battaglia delle Termopili.

Nell'VIII sono narrate le battaglie dell'Artemisio e di Salamina fino al termine del primo anno della guerra, e nel IX le battaglie di Platea e di Micale fino alla presa di Sesto.

Per spiegare l'ampiezza e il numero delle digressioni nell'opera di E. si è pensato che egli avesse composto delle trattazioni separate sui singoli popoli, poi fuse non troppo abilmente in un'opera continua.

Altri invece ritengono che il motivo conduttore fosse una storia della Persia e dei vari popoli che furono in contatto con essa e che il piano dell'opera mutasse fino a trasformarsi in una storia della lotta tra Greci e Barbari.

Varie le fonti:

Ecateo, citato da E. stesso, ma soprattutto la tradizione orale.

Pur riconoscendo la grandiosità della vittoria greca E. è freddo nei confronti dell'epopea nazionale ellenica.

Il sentimento della superiorità della civiltà greca sulla barbarica manca in E., cosicché gli antichi stessi lo chiamarono filobarbaro.

I concetti religiosi di E. sono spesso contraddittori;

talvolta i miti sono razionalizzati, altrove E. si mostra estremamente credulo di fronte a oracoli, prodigi e sogni profetici.

Particolare importanza egli dà all'invidia divina la quale interviene per umiliare il mortale che troppo s'innalza.

Il dialetto in cui è composta l'opera è quello ionico (Alicarnasso 485 a.C. circa - Atene 424 a.C. circa).

Erodoto libro primo In formato world in Lingua greca

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Erodoto: L'ultimo dei paesi abitati.

Erodoto, il greco "padre della storia", il fondatore della storiografia occidentale, ci parla, nel III libro delle sue Storie, dei popoli dell'India, l'ultimo, a oriente, "dei paesi abitati". Talvolta le informazioni di Erodoto sono inattendibili, spesso vanno interpretate (le feroci formiche "di dimensioni inferiori a quelle dei cani ma superiori a quelle delle volpi", che aggrediscono i cercatori d'oro, saranno probabilmente una specie di roditori che, come le formiche, scavano le loro gallerie nel sottosuolo), ma è sempre presente un fondamentale rispetto, accanto alla curiosità, nei confronti dei costumi dei popoli "barbari": un buon inizio per la geoantropologia.

99) Altre genti dell'India, che abitano più verso oriente, sono nomadi e si nutrono di carni crude: si chiamano Padei. Ecco quali sono, a quanto si dice, le loro abitudini: quando uno di loro si ammala, uomo o donna che sia, viene ucciso. Se è uomo, lo uccidono gli amici più intimi sostenendo che una volta consunto dalla malattia le sue carni per loro andrebbero perdute; ovviamente l'ammalato nega di essere tale, ma gli altri non accettano le sue proteste, lo uccidono e se lo mangiano. Se ad ammalarsi è una donna, le donne a lei più legate si comportano esattamente come gli uomini. Del resto sacrificano chiunque giunga alla vecchiaia e se lo mangiano. Ma a dire il vero sono pochi ad arrivare a tarda età, visto che eliminano prima chiunque si ammali.

100) Altri Indiani si comportano in maniera diversa: non uccidono alcun essere vivente, non seminano, abitualmente non possiedono case e mangiano erbe; nel loro paese hanno un cereale grosso quanto un grano di miglio, racchiuso in un calice, che si produce spontaneamente e che essi raccolgono, fanno cuocere insieme con il calice e mangiano. Chi si ammala si inoltra nel deserto e vi si corica: nessuno si cura di lui, né da morto né da malato.

101) Tutti gli Indiani che ho elencato s'accoppiano in pubblico come gli animali; hanno tutti la pelle dello stesso colore, molto simile a quello degli Etiopi. Lo sperma con cui fecondano le loro donne non è bianco come quello degli altri uomini, bensì nero, come la loro pelle; nero è anche il liquido seminale secreto dagli Etiopi. Queste popolazioni indiane sono situate ben oltre la Persia, in direzione sud, e non furono mai sottomesse a Dario.

102) Altre genti indiane confinano la città di Caspatiro e col paese dei Patti; rispetto agli altri Indiani abitano a nord, verso l'Orsa e il vento Borea: il loro sistema di vita è simile a quello dei Battri. Fra gli Indiani sono i più bellicosi e sono quelli che vanno alla ricerca dell'oro: è dalla loro parte, infatti, che inizia la zona disabitata per via della sabbia. In questa regione desolata e sabbiosa ci sono formiche che per dimensioni sono una via di mezzo fra i cani e le volpi: ne ha qualcuna anche il re di Persia, catturata in quelle regioni dai cacciatori. Queste formiche, scavando sotto terra le loro tane, accumulano in superficie la sabbia esattamente come fanno le nostre formiche, cui assomigliano molto anche come aspetto; la sabbia che rimuovono contiene oro. Per raccogliere questa sabbia gli Indiani compiono spedizioni nel deserto; ogni Indiano possiede tre cammelli: due esemplari maschi sono attaccati, con una fune, a sinistra e a destra ; nel mezzo c'è una femmina. Su di essa monta l'Indiano, che avrà avuto cura di unirla al gruppo sottraendola ai suoi piccoli quando erano appena nati. I cammelli non cedono ai cavalli quanto a velocità e sono molto più adatti a portare pesi.

103) Non sto a descrivere l'aspetto del cammello ai Greci, che lo conoscono; mi limiterò a indicare le sue caratteristiche meno note: il cammello ha, nelle zampe posteriori, quattro ossi femorali e quattro articolazioni; inoltre ha i genitali sporgenti verso la coda attraverso le zampe posteriori.

104) In questo modo e con questi animali gli Indiani vanno alla ricerca dell'oro; e calcolano con attenzione come giungere a prenderlo nel momento della giornata di massima calura. Infatti per il caldo le formiche scompaiono sotto terra. Per queste popolazioni il sole più caldo non è quello di mezzogiorno come in tutto il resto del mondo, ma quello del mattino, dal sorgere fino all'ora di chiusura del mercato. In queste ore il sole scotta molto più che in Grecia a mezzogiorno, tanto che, si dice, gli uomini le trascorrono in acqua. A metà del giorno il sole brucia in India quasi come nel resto del mondo; nel pomeriggio diventa come è altrove al mattino; dopodiché, a mano a mano che declina, l'aria rinfresca sempre di più, finché al tramonto fa freddo.

105) Una volta giunti sul posto, gli Indiani riempiono di sabbia i sacchetti che hanno con sé e scappano via velocemente, perché le formiche, così raccontano i Persiani, si accorgono all'olfatto della loro presenza e li inseguono. La velocità di questi animali è davvero senza pari, al punto che, se gli Indiani non si avvantaggiassero di un buon tratto di strada mentre le formiche si radunano, nessuno di loro si salverebbe. I cammelli maschi, meno veloci delle femmine, quando cominciano a essere trascinati nella corsa, vengono staccati, uno dopo l'altro; le femmine, che hanno vivo il ricordo dei piccoli abbandonati, tengono duro. In questo modo, a sentire i Persiani, gli Indiani raccolgono la maggior parte dell'oro; altri quantitativi di oro, ma più scarsi, vengono estratti dalle miniere del loro paese.

106) Le estreme regioni del mondo abitato hanno ottenuto le più belle risorse naturali, proprio come la Grecia ha ottenuto il clima migliore, il più temperato. In effetti, l'India è l'estrema regione orientale, come ho detto poco fa, e là appunto gli animali, sia quadrupedi sia uccelli, sono molto più grandi che in tutto il resto del mondo; fanno eccezione solo i cavalli, che sono inferiori a quelli di Media, detti Nisei; inoltre vi si trova oro in grandissima quantità, parte estratto da miniere, parte trasportato dalla corrente dei fiumi, parte raccolto nel modo che ho descritto. Là, le piante selvatiche producono come frutto una lana che per bellezza e qualità è superiore alla lana che si ricava dalle pecore. E gli Indiani si vestono proprio grazie a queste piante.

107) Verso sud l'ultima regione abitata è l'Arabia, unico paese al mondo produttore di incenso, mirra, cassia, cinnamomo e ledano. Tutti questi prodotti, tranne la mirra, costano molta fatica agli Arabi per procurarseli. L'incenso lo raccolgono bruciando lo storace, sostanza che i Fenici esportarono in Grecia: fanno così perché le piante che producono l'incenso sono sorvegliate da serpenti alati piccoli e colorati, che si radunano in gran numero intorno a ciascun albero; sono gli stessi serpenti che cercano di invadere l'Egitto. E non c'è nulla che li possa staccare dagli alberi, se non il fumo dello storace.

108) Gli Arabi dicono anche che tutta la terra sarebbe piena di questi serpenti se non accadesse loro quanto sapevo accadere alle vipere. In qualche modo la previdenza divina, che, come è naturale, è saggia, ha reso prolifici tutti gli animali di indole mansueta e commestibili, affinché non si estinguessero a forza di servire da cibo, mentre ha creato poco fecondi tutti gli animali feroci e nocivi. E così, poiché la lepre è oggetto di caccia da parte di fiere, uccelli e uomini, essa è prolifica; fra tutti gli animali è l'unica in grado di concepire da gravida: nel suo ventre c'è un piccolo già coperto di pelo, un altro senza pelliccia, mentre un altro sta appena prendendo forma nell'utero e un altro ancora viene concepito.

Le storie: (Istorìai)

Opera in prosa dello scrittore greco Erodoto (c. 484-425 a.C.). Il titolo è stato desunto dalle prime parole del I libro: "Questa è l'esposizione delle ricerche di Erodoto"; l'opera fu suddivisa dai biologi alessandrini in nove libri, contrassegnati dai nomi delle Muse. E' veramente una storia quella di Erodoto? Si senta la risposta data dallo stesso scrittore: "Questa è l'esposizione delle ricerche di Erodoto, perché le imprese degli uomini col tempo non cadano in oblio, né le gesta grandi e meravigliose, delle quali han dato prova cosi i Greci come i Barbari non restino senza gloria e inoltre per mostrare per qual motivo vennero a guerra fra loro". A questi propositi l'autore si attiene: al primo non c'è dubbio, tanto che Erodoto può essere considerato l'aedo antico, che ha vinto il silenzio dei secoli: quanto al secondo proposito, indicare le cause per le quali Greci e Barbari vennero a conflitto, si deve riconoscere che ha assolto il suo compito, in quanto anche per i moderni, come già per Erodoto, la causa del conflitto sta nell'urto di due civiltà, che si contendevano il dominio dell'Egeo. Ora Erodoto nel raccontare l'iter percorso dai Persiani, che finalmente dovevano scontrarsi con i Greci, e attribuendo ai Barbari il desiderio di un'espansione sempre maggiore, assolve al suo compito e merita giustamente il titolo di storico. Dopo la premessa, l'opera inizia finendo riferimento a certi antefatti mitici; quindi la trattazione prosegue con la storia della Lidia, della formazione del regno di Persia e si conclude con la fine delle guerre persiane e la presa di Sesto (478 a.C.). Più precisamente, il I libro (Clio) tratta della conquista da parte di Creso della Grecia asiatica, la caduta di Creso a opera di Ciro, re della Persia, una digressione sulla storia, usi e costumi dei Babilonesi, le imprese di Ciro controTamiri, regina dei Massageti, e la sua morte nel 529 a.C. Nel Il libro (Euterpe) Cambise succede a Ciro e muove alla conquista dell'Egitto: descrizione particolareggiata di carattere religioso, politico e geografico dell'Egitto; prosperità dell'Egitto sotto il regno di Amasi: nel libro (Talia) si tratta della conquista dell'Egitto da parte di Cambise (525 a.C.), delle fallite spedizioni contro gli Etiopi e gli Ammoni, delle crudeltà compiute da Cambise, quindi della morte di Cambise, dell'usurpazione del falso Smerdi, infine dei primi anni di regno del legittimo successore Dario, conquista di Samo e riconquista della Babilonia (519 a.C.). Il IV libro (Melpomene) è diviso in due parti: nella prima si narra la spedizione di Dario contro gli Sciti, con descrizione dei costumi e delle tradizioni della Scizia; nella seconda è descritta la spedizione del satrapo Ariande contro Cirene e Barce, con relativa digressione sulla storia della Libia. Con il V libro ( Tersicore) si giunge finalmente al racconto delle guerre persiane: i Persiani, sotto la guida di Megabizo, conquistano l'Ellesponto; rivolta del 499 delle città ioniche dell'Asia Minore sotto la guida di Aristagora di Mileto; Aristagora si reca a Sparta e ad Atene per chiedere aiuti; incendio di Sardi da parte dei Greci, che vengono sconfitti a Efeso. Nel libro VI (Erato)è narrata l'impresa militare di Dario in Grecia e la sua sconfitta a Maratona (490 a.C.) a opera di Milziade, che viene poi condannato per la fallita conquista di Paro. Nel VII (Potìmnia) si parla della morte di Dario (486 a.C.), e di Serse, suo successore; scavo dell'istmo del promontorio dell'Athos, costruzione dei ponti sull'Ellesponto, la figura di Temistocle, le flotte all'Artemisio, la battaglia delle Termopili con Leonida e i trecento Spartani (480 a.C.). Nell'VIII libro (Urania) è descritta la battaglia navale all'Artemisio, quindi l'invasione persiana dell'Attica, la distruzione dell' acropoli di Atene la battaglia di Salamina (settembre 480 a.C.), il ritorno di Serse in Asia e l'inutile tentativo di Mardonio di stipulare un accordo con Atene (primavera 479 a.C.). Nell'ultimo libro, il IX (Calliope), si parla della nuova invasione dell'Attica a opera di Mardonio; i Greci vincono a Platea, in Beozia. e a capo Micale, nella Ionia (479 a.C.); la città di Sesto viene assediata e presa dagli Ateniesi (479-478 a.C.) e la Persia è esclusa definitivamente dall'Europa.

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La geografia di Erodoto.

Erodoto era della Ionia e conosceva bene la concezione ionica del mondo, concepito come un disco circondato dall'Oceano e suddiviso in tre parti di pari estensione: l'Europa, l'Asia e la Libia, ponendo il Nilo come confine tra l'Asia e la Libia. Ma le informazioni di prima mano raccolte da Erodoto nei suoi viaggi l'avevano convinto della irragionevolezza di questa concezione della geografia del mondo, caratterizzata da un forte razionalismo geometrico e l'avevano convinto a sostituirla con un'altra più articolata e che tenesse conto anche di considerazioni etnologiche. Punto di partenza della sua descrizione sono i Persiani, posti nella parte meridionale dell'Asia, tra il Mar Nero e il Mare Eritreo; il territorio ad ovest della Persia viene articolato in due penisole della quali la prima é l'Asia Minore e la secondala Libia; con questa denominazione Erodoto comprendeva l'intero continente africano da lui immaginato molto meno esteso di quanto non lo sia nella realtà. La buona conoscenza dell'Egitto acquisita da Erodoto lo convinse inoltre che esso non fosse attribuibile nè all'Asia nè alla Libia e polemizza con la concezione ionica che riduceva questo paese al solo delta del Nilo. Ma lasciamo la parola ad Erodoto stesso:

IV.36.2 - Mi viene da ridere quando vedo che molti hanno già tracciato varie configurazioni della Terra, ma nessuno ne ha dato una spiegazione ragionevole. Essi tracciano l'Oceano come scorrente intorno alla Terra, che sarebbe rotonda, come lavorata al tornio e si figurano l'Asia di dimensioni uguali all'Europa. Orbene, io dimostrerò con poche parole quanto sia grande ciascuno dei continenti e quale sia di ciascuno la configurazione.

IV.37 - Nel centro dell'Asia sono sistemati i Persiani che giungono fino al mare meridionale detto Eritreo; sopra i Persiani, in direzione del vento Borea, abitano i Medi; oltre i Medi i Saspiri; oltre i Saspiri i Colchi che si estendono fino al mare settentrionale (1), dove sfocia il fiume Fasi. Questi quattro popoli abitano da un mare all'altro.

IV.38 - Di là da questo centro dell'Asia, verso occidente, si staccano e si protendono, fino al mare, due penisole distinte che io tosto descriverò. di qui, verso Borea, a partire dal Fasi, si addentra nel mare bagnata dal Ponto e dall'Ellesponto fino al Sigeo, promontorio della Troade; verso Noto questa stessa penisola, da Golfo Miriandrico (2), vicino alla Fenicia, si stende nel mare fino al promontorio Triopio; in questa penisola abitano trenta popoli.

IV.39 - Questa dunque é una delle due penisole; l'altra, che si diparte dalla Persia, si sviluppa nel Mare Eritreo: comprende la Persia, dopo di essa l'Assiria e dopo l'Assiria, l'Arabia, la quale finisce, o, meglio, finisce solo per convenzione, nel golfo Arabico, dove Dario fece sfociare il canale che veniva dal Nilo. Ordunque, dalla Persia fino alla Fenicia il paese é vasto e disteso; a partire dalla Fenicia, questa penisola si allunga attraverso questo mare (3), seguendo le coste della Siria, della Palestina e dell'Egitoo, dove va a finire; qui si trovano soltanto tre popolazioni.

IV.40 - Questi sono i paesi dell'Asia verso occidente, a partire dalla Persia; quanto alle regioni che sono oltre i Persiani, i Medi, i Saspiri e i Colchi, e quelle che si estendono verso l'aurora e dove sorge il sole, a sud sono limitate dal Mare Eritreo, a nord dal Mar caspio e dal fiume Arasse, che scorre verso oriente. Fino all'India l'Asia è abitata; da questa regione, andando verso l'aurora, é deserta e nessuno sa assolutamente dire che cosa ci sia.

IV.41 - Tale é la configurazione dell'Asia e tanto grande la sua estensione; la Libia, invece é compresa nella seconda penisola, poiché segue immediatamente l'Egitto. E, fino all'Egitto questa zona costiera é stretta: poiché da questo mare (3) al Mare Eritreo ci sono 100.000 orge, che sarebbero quanto dire 1.000 stadi; ma da questa parte stretta in poi, la penisola si fa molto larga ed é chiamata Libia.

IV.42 - Io mi stupisco di coloro che hanno distinto e diviso il mondo in Libia, Asia ed Europa, poiché non sono piccole le differenze che intercorrono tra queste parti. L'Europa, infatti, nel senso della lunghezza, si stende quanto le altre due insieme e, per larghezza, mi pare che non sia nemmeno da confrontare con quelle. Quanto alla Libia, si vede chiaramente che é tutta circondata dal mare, eccetto il breve tratto in cui confina con l'Asia; e fu Neco, il re d'egitto, che ne diede la dimostrazione, primo di quelli che noi conosciamo: egli, dopo aver interrotto lo scavo del canale che dal Nilo portava nel golfo Arabico, fece partire su due navi dei marinai fenici con l'ordine che, nella via del ritorno, penetrassero nel mare settentrionale (3) attraverso le colonne d'Ercole e per questa via raggiungessero di nuovo l'Egitto. Partiti dunque i Fenici dal Mare Eritreo, veleggiarono per il mare meridionale; quando sopraggiungeva l'autunno essi, approdati, seminavano il suolo in qualunque parte della Libia si fossero trovati nella loro navigazione e aspettavano la stagione della mietitura. Dopo aver raccolto il grano, si mettevano di nuovo in mare e così, essendo passati due anni, nel terzo, girate le colonne d'Ercole, giunsero in Egitto; e raccontavano (cosa per conto mio incredibile, ma per qualche altro forse no) che, mentre giravano intorno alla Libia, avevano avuto il sole alla loro destra (4).

IV.43 - Fu così che si ebbe per la prima volta la nozione esatta di questa regione: poi ci sono i Cartaginhesi che confermano tale conoscenza, poiché Sataspe, figlio di Teaspe, Achemenide, non riuscì a compiere il giro completo della Libia, preciso scopo per cui era stato mandato. Ma, preso dallo sgomento per la lunghezza della navigazione e per la solitudine, fece marcia indietro e non portò a compimento l'impresa che sua madre gli aveva imposto. Egli, infatti, aveva fatto violenza ad una vergine, la figlia di Zopiro, figlio di Megabizo. Poi, mentre doveva, per questa colpa essere impalato per ordine del re Serse, la Madre di Sataspe, che era sorella di Dario, chiese per lui la grazia, assicurando che essa stessa gli avrebbe inflitto una punizione più grave di quella che voleva dargli il Re: poiché sarebbe stato costretto a fare il giro della Libia, fino a che, costeggiandola, fosse arrivato al Golfo Arabico. Avendo Serse acconsentito a queste condizioni, Sataspe se ne venne in Egitto e, presa sul posto una nave con dei marinai, fece vela verso le Colonne d'Ercole. Oltrepassatele e doppiato il promontorio di Libia che si chiama Solunte, puntò verso mezzogiorno: dopo aver percorso in molti mesi gran tratto di mare, visto che gliene rimaneva sempre di più da percorrere, invertita la rotta, se ne tornò ancora in Egitto. Di qui, poi, recatosi presso il Re Serse, gli raccontò che nella parte più lontana del suo viaggio, aveva costeggiato il paese di uomini piccoli, che usavano vestiti di foglie di palma, i quali, quand'essi approdavano con la nave, immancabilmente fuggivano sui monti, abbandonando i loro paesi. Essi, però, entrandovi, non facevano alcun danno, accontentandosi di prendere solo cose da mangiare. Se poi egli non aveva interamente compiuto il suo viaggio intorno alla Libia, lo si doveva al fatto che la nave non era più stata in grado di proseguire e s'era arrestata. Serse, però, non riconoscendo come vere queste ragioni, o, almeno, siccome quello non aveva asssolto il suo compito assegnatogli, lo fece impalare, infliggendogli così la pena già da tempo decretata. Un eunuco di questo Sataspe, appena avuto notizia che il suo padrone era morto, se ne fuggì a Samo con grandi ricchezze, della quali si impadronì, poi, uno di Samo; io conosco il nome di quest'uomo, ma, deliberatamente, lo passo sotto silenzio

IV.45 - Riguardo all'Europa, invece, nessuno conosce con sicurezza se é circondata dal mare, né a oriente, né a settentrione: si sa solo che, in lunghezza, si stende quanto la altre due parti del mondo prese insieme. Né io riesco a comprendere per quale ragione alla terra, che é una, si diano tre distinte denominazioni prese da nomi di donna, e alle sue parti siano state fissati, come confini, il Nilo, fiume d'Egitto, e il Fasi, fiume della Colchide (secondo altri, invece il Tanai, fiume della Meotide e lo stretto dei Cimmeri); né si possono sapere i nomi di quelli che hanno determinato i limiti, né donde ne abbiano tratto le denominazioni. Infatti, secondo la maggior parte dei Greci, la Libia avrebbe avuto il nome da Libia, una donna del paese, e l'Asia dalla moglie di Prometeo; i Lidi, però, rivendicano a sé questa deniminazione, sostenendo che l'Asia é stata così chiamata da Asio, figlio di Coti, a sua volta figlio di Mane, non dall'Asia di Prometeo; anche la tribù Asia in Sardi trae origine da Asio. Dell'Europa nessuno degli uomini sa se sia circondata dal mare, né donde abbia avuto il suo nome, né si conosce chi gliel'abbia posto; a meno che non si voglia dire che la regione abbia ricevuto il nome da Europa di Tiro, dato che, prima, era senza nome come le altre parti del mondo. Ma é certo che questa Europa era originaria dell'Asia e non giunse mai fino a quella regione che i Greci chiamano Europa, ma soltanto dalla Fenicia arrivò a Creta e da Creta in Licia.

La polemica che Erodoto conduce contro la concezione ionica a riguardo dell'estensione dell'Egitto, é riportata nel libro II delle Storie (Euterpe) nel quale lo storico descrive quel paese e ne racconta la sua conquista da parte dei Persiani:

II.17 - Ma noi lasciamo da parte l'opinione degli Ioni ed esponiamo la nostra, sull'argomento, pressappoco così: l'Egitto é il paese abitato dagli Egiziani, come la Cilicia é quello abitato dai Cilici e l'Assiria la regione abitata dagli Assiri e fra Asia e Libia non conosciamo, a dire il vero, limite alcuno se non i confini dell'Egitto.

II.18 - A favore della mia opinione, che cioé l'Egitto sia tanto vasto quanto vado dimostrando con il mio ragionamento, c'é la testimonianza di un responso che diede Ammone e di cui venni a conoscenza dopo che già m'ero formato la mia convinzione riguardo all'Egitto. Infatti i cittadini di Marea e di Api che abitavano la regione dell'Egitto a confine con la Libia, sia perché convinti di essere libici e non egiziani, sia perché sopportavano a malincuore le prescrizioni riguardanti i sacrifici, in quanto non volevano che fosse loro proibito di consumare carni di vacca, mandarono una legazione al santuario di Ammmone, protestando che essi non avevano nulla in comune con gli Egiziani: abitavano fuori del Delta, dicevano, e non avevano simile a loro nemmeno la lingua. Volevano quindi che fosse loro lecito mangiare di tutto. Ma il dio non diede loro il permesso, dichiarando che l'Egitto é il paese che il Nilo irriga coprendolo e che sono egiziani tutti quelli che, abitando sotto la città di Elefantina, attingono acqua a questo fiume. Così fu disposto dal dio a tale richiesta.

II.19 - Ora il Nilo, quando si trova in piena,ricopre non soltanto il Delta, ma anche alcune zone del territorio che si dice libico e di quello che si chiama arabico fino ad una distanza di due giorni di cammino da ambo le parti e talvolta più ancora, talatra meno.

Più avanti Erodoto, sempre cercando di tracciare il confine tra Libia ed Egitto e a proposito delle sorgenti del Nilo, riporta il seguente racconto:

II.32 - Però, ecco quello che ho sentito da alcuni di Cirene che raccontano di essersi recati all'oracolo di Ammone e di essere venuti a colloquio con il re del paese, Etearco. Là, come succede, da un discorso all'altro, erano venuti a dire, del Nilo, che nessuno ne conosceva le sorgenti. allora Etarco prese a raccontare che, un giorno, aveva avuto la visita di alcuni Nasamoni (é questo un popolo libico che abita nei pressi della Sirte e a oriente della Sirte stessa per un piccolo tratto). A tali visitatori Nasamoni egli aveva domandato se potevano dire qualche cosa di più sui deserti di Libia ed essi avevano risposto che c'erano stati fra loro dei giovani esaltati, figli di persone influenti, i quali, fra le altre imprese audaci escogitate, quand'ebbero raggiunto la virilità, avevano anche tratto a sorte cinque di loro che dovevano esplorare i deserti della Libia e spingere le loro osservazioni più avanti di quelli che avevano visto già molto lontano. Infatti tutta quella parte della Libia che confina con il mare settentrionale a cominciare dall'Egitto fino al promontorio Solunte, che segna la fine del continente libico é abitata da Libici con le varie loro stirpi, eccettuate le parti occupate dai Greci e dai Fenici. A sud del mare e delle popolazioni che abitano la regione costiera, la Libia é popolata da fiere e a sud di questa zona delle fiere non c'é che sabbia, aridità tremenda, paese sprovvisto di tutto. Quei giovani, dunque, incaricati dai loro compagni, ben provvisti d'acqua e di viveri, avevano percorso dapprima le località abitate. Attraversatele, erano giunti nella zona delle fiere, dalla quale poi erano penetrati nel deserto, dirigendo il cammino verso ovest. Dopo aver attraversato un vasto paese sabbioso, impiegando parecchi giorni, avevano visto finalmente degli alberi cresciuti spontaneamente nella pianura, e, accostatisi, s'erano messi a raccogliere i frutti che c'erano sui rami; sennonché, mentre li coglievano, erano sopraggiunti degli uomini di bassa statura, inferiore alla media degli uomini, i quali, presili, li avevano condotti via. Nè i Nasamoni conoscevano una parola della lingua di quelli, né quelli che li conducevano conoscevano la lingua dei Nasamoni. Li avevano condotti attraverso sconfinate pianure e, passate queste, erano giunti ad una città nella quale tutti avevano la stessa statura di coloro che li conducevano, ed erano di colore nero. Presso quella città scorreva un fiume importante che veniva da occidente e si dirigeva verso oriente: in esso si vedevano anche dei coccodrilli.

II.33 - Per il racconto dell'ammonio Etearco basti quanto ho già detto, con l'aggiunta soltanto che egli assicurava, per quel che gli avevano riferito i Cirenei, che quei giovani Nasamoni erano poi tornati al loro paese e che quegli uomini, presso i quali erano giunti, erano tutti stregoni. Ora, il fiume che scorreva presso quella città anche Etearco pensava che fosse il Nilo, tanto più che il ragionamento a questo pure conduce. Il Nilo, infatti, viene dalla Libia e la divide a metà e, secondo il mio modo di vedere, dalle cose note argomentando ciò che non si conosce, esso prende origine ad una distanza pari a quella dell'Istro...omissis...".

E, a proposito dell'origine dell'oracolo di Ammone:

II.54 -

Note: (1) Il Mar Nero. (2) Il golfo di Isso tra la Cilicia e la Siria, odierno golfo di Alessandretta. (3) Il Mar Mediterraneo. (4) Navigando da Est ad Ovest, per tutto il tempo che si trovarono a sud dell'Equatore, avevano il sole che culminava a Nord, quindi alla loro destra.

Amici di Fulvio Libia Fulvio

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Iònia.

Antica regione dell'Asia Minore, lungo la costa del Mar Egeo, colonizzata dagli Ioni. Si estendeva sulla Lidia e sulla parte settentrionale della Caria. Comprendeva 12 città, tra le quali primeggiarono Mileto ed Efeso.

Satapse

(greco Satáspēs). Navigatore persiano vissuto nel sec. V a. C. Fu inviato dall'imperatore persiano Serse tra il 475 e il 465 a comandare una spedizione che doveva circumnavigare l'Africa. Sataspe oltrepassò le Colonne d'Ercole, ma fallì nell'impresa. Venne per questo impalato. Sataspe

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