Astron. - Quantità da aggiungere o togliere ad una misura. Esempio:
e.
della luce è la correzione da applicare al tempo, segnato
dall'orologio all'istante dell'osservazione di un astro, per tener conto della
variazione di posizione della Terra nel tempo impiegato dalla luce nel giungere
dall'astro all'osservatore. ║
Grande e. solare: la soppressione di
10 giorni (dal 5 al 14 ottobre 1582) all'atto dell'entrata in vigore del
calendario gregoriano, in quanto gli equinozi erano venuti a trovarsi in
anticipo di 10 giorni per la "precessione degli equinozi". ║
E.
solare: soppressione dell'anno bisestile negli anni secolari multipli di 400
nel calendario gregoriano. ║
E. del tempo è la correzione da
applicare al tempo solare medio (tempo ufficiale di tutte le nazioni) per avere
il tempo solare vero; è nulla il 15 aprile, il 13 giugno, il 1°
settembre, il 25 dicembre; è massima (oltre 16 minuti primi) verso il 3
novembre. ● Chim. -
E. di reazione è la rappresentazione
simbolica della trasformazione di materia che una reazione chimica involve. Nel
1° membro si scrivono i
reagenti (sostanze che scompaiono nella
reazione); nel 2° membro (separato dal segno
→ o
→ o =) si scrivono i
prodotti, cioè le sostanze
che si formano durante la reazione. Il simbolo
→ viene usato se
la reazione avviene completamente, i simboli
→ e = se vi
è un equilibrio. L'
e. chimica rappresenta un
bilancio di
materia ed esprime sostanzialmente la legge di conservazione della massa
(Lavoisier). Può anche esprimere un
bilancio entalpico,
cioè energetico (principio di conservazione dell'energia), se accanto ai
prodotti si scrive + ΔH (ove ΔH = calore svolto dalla reazione se <
0; = calore assorbito se > 0). ● Econ. - Relazione fra diverse
grandezze, soddisfatta solo per alcuni valori ad esse attribuibili.
E. dello
scambio: relazione fra il livello dei prezzi e la quantità di moneta
circolante. Si può scrivere (
I. Fischer): MV = PQ ove M è
la quantità di moneta circolante e
V la sua velocità di
circolazione,
P è il livello dei prezzi e
Q è la
quantità di merce acquistata da M. ● Mat. - Uguaglianza fra due
espressioni algebriche, che è verificata solo per alcuni valori della
variabile (o delle variabili) che figura negli algoritmi. Tali valori si dicono
soluzione o
radici dell'e. Se l'uguaglianza è verificata
per qualsiasi valore delle variabili, l'equazione si dice
un'
identità. 1)
E. algebrica è quella che si ottiene
uguagliando a zero un polinomio di una o più variabili (
e. ad
una o più incognite, rispettivamente). Si dice
grado
dell'e. il grado del polinomio che si è posto uguale a zero. Se
a
0x
n + a
1x
n-1 + ...+ a
n =
0 è un'
e. (ove a
0, a
1, ..., a
n,
reali o complessi, ne sono i
coefficienti), un valore x = α ne
è radice se è verificata la a
1α
n +
a
2α
n-1 + ...+a
n= 0; in tal caso il
polinomio è divisibile per (x - α). Se il polinomio poi è
divisibile per (x - α)
2 ma non per (X- α)
3, si
dice che α è
radice doppia dell'e.: se è divisibile
per (x - α)
m ma non per (x - α)
m+1 (con m
≤ n) si dice che α è radice m-esima. Si dimostra che, per le
e. a coefficienti reali o complessi, "ogni
e. di grado n ammette
almeno una soluzione" (
teorema fondamentale dell'algebra di d'Alembert):
ne consegue che "ogni
e. algebrica di grado n ammette esattamente n
"radici" (n.b. che una radice di ordine
r va contata
r volte). Lo
studio delle
e. algebriche, antichissimo, ha dato le espressioni mediante
le quali si possono calcolare le radici, per le
e. fino al 4° grado,
mediante un numero finito di operazioni sui coefficienti ed estrazioni di radici
ad esponente intero. Per quelle di grado superiore non si hanno (eccetto casi
particolari) formule esatte e si utilizzano determinazioni grafiche o numeriche,
che possono essere spinte fino all'approssimazione voluta. L'approssimazione
numerica, semplice ma molto laboriosa, è il metodo usato nei calcolatori
elettronici. ║
E. algebrica di 1° grado (o
lineare): se
una incognita è del tipo ax + b = 0, con unica soluzione x = -b/a; se in
n incognite è del tipo a
1x
1 +
a
2x
2 + ... + a
nx
n + a
n+1
= 0, ove x
1x
2 ..., x
n sono le n variabili
indipendenti; quando l'
e., come qui, è a più variabili, di
solito è associata ad altre
e. nelle stesse variabili a formare un
sistema di e. ║
E. algebrica di 2° grado: forma comune
ax
2 + bx + c = 0. Se è a ≠ 0, b = 0, c ≠ 0
l'
e. si dice
pura e ha soluzioni

. Se è: a ≠ 0, b ≠ 0, c = 0 l'
e. si
dice
spuria e ha soluzioni x = 0 e x = - b/a. Se è a, b, c = 0 le
due soluzioni sono date da x = (- b ±

ove Δ = b
2 - 4ac si dice
discriminante
dell'e. Si possono avere 3 casi: Δ > 0 (l'
e. ha due radici
reali e distinte); Δ < 0 (l'
e. ha due radici complesse e
coniugate); Δ = 0 (l'
e. ha due radici reali e coincidenti). Qualora
b sia un numero pari, posto b = 2 β si può anche usare la
formula
ridotta x = (- β ±

-ac)/a.
Se x
1 ed x
2 sono le radici dell'
e., è:
x
1 + x
2 = - b/a ed x
1x
2 = c/a.
║
E. algebrica di 3° grado. Forma generale ax
3 +
bx
2 + cx + d = 0 riducibile, mediante la sostituzione x = y - b/3a
alla
formula ridotta y
3 + py + q = 0. La
formula di
Cardano, già trovata nel 1515 da Scipione dal Ferro e poi dal
Tartaglia se si pone:


dà come radici le 3 forme:
x1= u+v

La quantità q
2/4 +
p
3/27 = Δ si dice
discriminante dell'
e. cubica.
Anche qui (se p e q sono reali) si presentano 3 casi: Δ > 0, l'
e.
ha 1 radice reale e due complesse coniugate; Δ = 0, si hanno 3 radici reali
coincidenti; Δ < 0, si hanno 3 radici reali e distinte, ma dalla formula
di Cardano solo una è ricavabile come tale senza ulteriori trasformazioni
analitiche. ║
E. algebrica di 4° grado. Citiamo il caso
particolare di
e. biquadratica, tipo ax
4 + bx
2 + c
= 0 riconducibile a una di 2° grado con la sostituzione y = x
2.
L'
e. binomia, del tipo ax
n + b = 0, è riconducibile in
molti casi a quella di 2° grado, ed è comunque facilmente risolubile
per tentativi, essendo x =

le n
soluzioni coincidenti. Caso particolare ne è la forma x
n - 1 =
0 le cui radici si dicono
radici n-esime dell'unità. Particolari
tipi sono poi le
e. reciproche per le quali, se α è una
radice, lo è anche 1/α; esse hanno la proprietà di avere
uguali (od opposti) i coefficienti dei termini equidistanti dagli estremi.
Quelle dei gradi più bassi sono riconducibili a quella di 2° grado.
2)
E. trascendentali sono le
e. non algebriche (esponenziali,
logaritmiche, trigonometriche). ║
E. differenziale. Diconsi
e. differenziali le
e. funzionali (le cui incognite sono
cioè delle funzioni, anziché uno o più numeri come in
quelle algebriche) nelle quali la (o le) funzione incognita compare, oltre che
come tale, anche con almeno una delle sue derivate. Dicesi
grado
dell'
e. differenziale l'ordine della derivata che vi compare con l'ordine
più alto. L'
e. differenziale si dice
ordinaria se compare
una sola funzione incognita in una sola variabile; se la funzione incognita
è una ma dipende da due o più variabili indipendenti, l'
e.
differenziale si dice a
derivate parziali perché in essa compaiono
le derivate parziali della funzione incognita: questo tipo non sarà qui
trattato. Lo studio delle
e. differenziali investe ogni campo
(matematica, fisica, meccanica, biologia, chimica, statistica, ecc.) in quanto
la maggior parte dei fenomeni sono descrivibili matematicamente proprio in
termini di
e. differenziali, spesso molto complesse. La risoluzione delle
e. differenziali, quando possibile, è sempre laboriosa, tranne
pochi casi semplici. La soluzione della
e., dette
integrale
generale è la funzione che con le sue derivate soddisfa l'
e.
differenziale. In genere di queste funzioni ve ne è una o più
infinità, in quanto nell'integrale generale compare un numero di costanti
arbitrarie pari all'ordine dell'
e. I valori di tali costanti si calcolano
imponendo all'integrale generale di soddisfare a determinate condizioni, diverse
caso per caso, dette
condizioni al contorno (o condizioni ai limiti,
ecc.); si ottiene allora un
integrale particolare dell'
e., che ne
è l'effettiva soluzione nel caso specifico. Vediamo alcuni tipi di
e. differenziale ordinarie del 1 ° ordine. a)
E. differenziali a
variabili separate: y' = f(x,y) riconducibile a dx/dy = B(y)/A(y) ove A(x) e
B(y) sono due polinomi nella sola x e nella sola y rispettivamente. L'integrale
generale è:

b)
E. differenziali omogenee (o
di
Manfredi): tipo y' = f(x,y) con f(x,y,) funzione continua ed omogenea di
grado zero in x e y. Con la sostituzione x/y = t si riduce alla dt/f(1,t) - t =
dx/y che è a variabili separate. c)
E. differenziali lineari: tipo
y' = A(x)y + B(x). Si distinguono 2 casi: 1) B(X) ≡ 0 che dà: y' =
A(x)y (
e. differenziale
lineare incompleta od omogenea) il cui
integrale generale è y = c ּ exp (A(x)dx). (N.B.
exp. a
significa e
a); 2) B(x) ≠ 0 (non identificato nullo);
l'
e. differenziale lineare si dice
non omogenea (o
completa) e l'integrale generale è:
y = exp (∫ A(x)dx)
· [∫ B(x) ּ exp (- A(x)dx + c)].
c)
E. di
Bernoulli: tipo: y' = A(x)y + B(x)y
n, ove A(x), B(x) sono
funzioni continue ed n è reale ≠ 0 e ≠ 1. La posizione z =
1/y
n-1 ci dà: (1/1 - n)z' = A(x)z + B(x) che è del tipo
lineare nell'incognita z. La maggior parte degli altri tipi di
e.
differenziali o fornisce una soluzione sotto forma parametrica o richiede per la
soluzione la conoscenza di un
integrale singolare (cioè di una
funzione y = y(x) che soddisfi sia alla F(x, y, y') = 0 data, sia alla F'y'(x,
y, y') = 0).