Filosofo greco. Fu schiavo di Epafrodito e liberto di Nerone. Affrancato, fu a
Roma discepolo dello stoico Musonio Rufo e, successivamente, insegnò egli
stesso. Nel 93, in seguito ai provvedimenti adottati da Domiziano contro le
scuole filosofiche, fu costretto a lasciare Roma e fondò a Nicopoli, in
Epiro, una scuola divenuta presto famosa. La sua dottrina ci è pervenuta
attraverso la trascrizione delle sue lezioni (
Diatribe o
Dissertazioni) fatta da Ariano di Nicomedia che gli fu allievo e che
riassunse anche le sue massime più importanti (
Manuale). Da queste
opere
E. appare come un tipico rappresentante dell'ultima Stoà. Il
compito della filosofia viene da lui limitato all'azione morale e il compito del
filosofo considerato simile a quello di un medico.
E. infatti considera
il sapere teorico di importanza secondaria rispetto alla pratica. Egli giunse
alla conclusione che tutte le colpe commesse sono involontarie e considera come
compito della morale quello di insegnare all'uomo ad essere libero e felice.
Libertà e felicità si conseguono imparando a distinguere
ciò che dipende dal nostro volere e ciò su cui noi non abbiamo
alcun potere. Pertanto, è necessario imparare a sopportare con
rassegnazione tutte le vicende esteriori e a rinunciare a ogni desiderio o
impulso che sia diretto verso le cose esterne. Solo in ciò che dipende
dalla nostra volontà possiamo e dobbiamo trovare la felicità o
l'infelicità, il bene o il male (Ieropoli di Frigia 50 - Nicopoli, Epiro
130 circa d.C.).