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Epicuro.

Filosofo greco. Fu discepolo del platonico Panfilo e successivamente del democriteo Nausifane e verso il 310 a.C. costituì una propria scuola a Mitilene da dove passò a Lampsaco e nel 306 ad Atene, scegliendo il giardino di una villa (da qui il nome di "filosofi del giardino"). La sua scuola vantò ben presto numerosi seguaci ed ebbe grande diffusione in tutto il mondo greco-romano. E. richiama l'uomo alla sua realtà concreta, al suo bisogno, al suo piacere. La sua esaltazione del piacere corrisponde a una ricerca della felicità come salute dell'anima, come pace interiore e liberazione dalle paure e dai timori irrazionali. Il piacere è inteso come assenza di dolore e di turbamento. "I dolori, se sono cronici, non possono essere molto forti, dato che continuano a vivere e, in un'infermità inguaribile come la cecità, l'anima prova pur sempre qualche godimento; se invece sono intensi, non possono durare a lungo oppure la morte non tarderà a liberarcene". Della sua vastissima produzione, costituita da oltre trecento titoli, raccolti in trentasette libri, rimangono frammenti di soli nove titoli, tra cui frammenti del De Natura, conservati nei papiri di Ercolano, una raccolta di Massime e una di Sentenze; tre lettere a Erodoto, Meneceo e Pitocle. Preziosi particolari della filosofia epicurea ci sono giunti attraverso le opere e i frammenti di alcuni continuatori della scuola, in particolare di Filodemo di Gadara (I sec. a.C.) e di Diogene di Enoanda del III sec. d.C. (Samo 341-270 a.C.).