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Eneide.

Il più grande poema della romanità, che Publio Virgilio Marone scrisse dal 29 a.C. alla sua morte, avvenuta nel 19 a.C. Rimasta incompiuta, l'opera avrebbe dovuto finire bruciata, per volontà dell'autore; ma fu salvata e pubblicata per desiderio di Augusto. Si compone di due parti ben distinte: la prima, sul modello dell'Odissea, descrive le peripezie di Enea fino al suo arrivo in Italia; la seconda, sul modello dell'Iliade, narra le guerre del Lazio fino alla fondazione di Lavinio. Dopo aver viaggiato per sei lunghi anni, Enea sta per mettere piede in Italia, allorché Giunone disperde il naviglio dei Troiani, che approdano sul suolo libico. Esplorando la zona, Enea incontra una fanciulla cacciatrice che gli dice della vicina Cartagine: dal suo celeste effluvio, Enea riconosce in lei, mentre s'allontana, Venere, sua madre. Insieme al fedele Ecate, Enea va a Cartagine, dove Didone lo invita a banchetto nel suo palazzo. Didone s'invaghisce di Enea e lo prega di raccontargli le sue avventure. Enea comincia dalla vigilia della catastrofe quando, misteriosamente avvertito, col padre Anchise, la sposa Creusa e il figlio Iulo, si allontana, mentre Troia è data alle fiamme dai Greci. Smarrita Creusa nel parapiglia, arriva sul monte Ida; quivi, riuniti i superstiti, costruisce delle navi, sbarca in Tracia e quindi naviga verso la Sicilia. A Drepano Anchise muore, e così termina la narrazione di Enea. Didone non riesce più a dominarsi e il fugace connubio ha luogo in una grotta; quindi, mentre i Troiani riprendono la navigazione, Didone si trafigge sopra un rogo, lanciando anatemi. Sbarcata a Cuma, la Sibilla predice guerre tremende e guida Enea nell'Averno, dove il padre gli mostra i destini di Roma. Allorché Enea arriva nel Lazio, Latino rompe le nozze della figlia Lavinia con Turno, re dei Rutuli, ravvisando nello straniero colui che, secondo l'oracolo, dovrà sposare la fanciulla. Ne consegue una guerra, con l'intervento delle popolazioni vicine; Enea ha la meglio su Turno, che uccide in duello, e sposa Lavinia fondando in suo onore l'omonima città. Alcuni anni più tardi i Rutuli guerreggiano nuovamente contro i Latini e i Troiani, ed Enea, nel divampare del combattimento, viene assunto in cielo dalla madre Venere; così racconta la leggenda. Albalonga è fondata da Iulo o Ascanio; Roma nasce dalla morte di Troia. Questo lo schema epico e drammatico del maggior poema latino. Mentre i poemi omerici cantano l'epopea del divino, l'E. trasferisce nella leggenda l'esperienza e la spiritualità umana.