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Elettrocardiògrafo.

Strumento ideato dal medico olandese W. Einthoven (V.) nel 1903, mediante il quale si ottiene una rappresentazione grafica delle correnti elettriche variabili che si diffondono nel corpo umano per effetto delle successive contrazioni del muscolo cardiaco. L'apparecchio consta di un galvanometro, inserito in un circuito, i cui capi vengono collegati a determinati punti del corpo umano mediante elettrodi impolarizzabili di piombo o di argento. L'equipaggiamento mobile del galvanometro è costituito da un filo di quarzo argentato o di platino, teso tra le espansioni polari dell'elettromagnete. Le correnti variabili che percorrono il circuito generano oscillazioni del filo che, convenientemente amplificate con sistemi meccanici o elettronici, vengono registrate su una striscia di carta. La registrazione può essere fotografica o a scrittura diretta. Ne risulta un tracciato elettrocardiografico, o elettrocardiogramma (V.), costituito da curve periodiche più o meno regolari, che permette di diagnosticare eventuali malattie cardiache, quali l'infarto, alcune forme di aritmia, le coronaropatie e le miocardiopatie.