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Elettricità.

Proprietà per cui alcuni corpi, strofinati con un panno di lana, o altra sostanza, attirano gli oggetti leggeri, come pezzetti di carta, piume, capelli, ecc. A questa proprietà, nota fin dai tempi antichi, fu dato il nome di e., derivante da electron, parola greca che significa ambra. Infatti le prime esperienze di e. furono eseguite strofinando con del panno, o pelle animale, delle verghe di ambra. Esperienze condotte successivamente hanno dimostrato che l'e. non è una proprietà esclusiva dell'ambra, ma di molti altri corpi. Se strofiniamo due verghe di vetro con un panno noteremo che tra le due agisce una forza di repulsione. Usando invece una verga di vetro e una verga di resina o plastica opportunamente strofinate vedremo che tra le due verghe agisce una forza attrattiva. Questi due semplici esperienze possono essere spiegate ammettendo che esistano due stati elettrici, uno simile a quello acquistato nello strofinio dal vetro e l'altro simile a quello acquistato dalla resina. Inoltre si deve ammettere che fra stati elettrici simili agisca una forza repulsiva, fra stati elettrici opposti una forza attrattiva. Secondo una convenzione del tutto arbitraria ma universalmente accettata viene definito positivo lo stato elettrico del vetro, negativo quello della resina. Viene definito elettricamente neutro un corpo che non presenti alcuno dei due stati. ║ Conduttori ed isolanti: gli atomi sono costituiti da particelle elettrizzate cariche di e. positiva o negativa, distribuite in maniera da costruire un sistema analogo a quello solare: le particelle con carica elettrica positiva costituiscono il nucleo dell'atomo (sole del sistema), le particelle con carica elettrica negativa (elettroni) ruotano attorno al nucleo come i pianeti attorno al sole. Nell'atomo in condizioni normali (elettricamente neutro) la carica elettrica positiva del nucleo è uguale in valore assoluto alla somma delle cariche elettriche negative degli elettroni che gravitano attorno al nucleo. Il numero degli elettroni gravitanti attorno al nucleo di un atomo varia con la natura dell'elemento chimico: un elettrone per l'atomo d'idrogeno, novantadue elettroni per l'atomo di uranio. Gravitando attorno al nucleo, gli elettroni compiono orbite prestabilite chiamate anche livelli o strati energetici. Se lo strato più esterno di un atomo è saturo, cioè contiene il massimo numero di elettroni, l'atomo è chimicamente inerte e gli elettroni periferici dell'atomo sono saldamente vincolati al loro nucleo. Se invece lo strato più esterno di un atomo non è completamente saturo è ovvio che per completare il numero di elettroni l'atomo cederà o acquisterà elettroni da atomi circostanti. La conducibilità elettrica di un corpo dipende dalla possibilità che hanno gli elettroni periferici esterni di passare da un atomo all'altro nel corpo. Dal punto di vista della conducibilità elettrica, le diverse sostanze si possono raggruppare in due grandi categorie: quella dei corpi isolanti o coibenti e quella dei corpi conduttori. Gli isolanti hanno una configurazione atomica tale per cui ogni atomo trattiene stabilmente i propri elettroni periferici ed è molto limitata la possibilità di scambio di elettroni fra atomi contigui: appartengono a tale categoria il legno, il vetro, la mica, il polistirene, ecc.; è evidente che un isolante è tanto più pregiato quanto minore è la possibilità di interscambio di elettroni. I conduttori hanno configurazioni atomiche tali per cui gli elettroni periferici hanno possibilità di saltare da un atomo all'altro. Appartengono a questa categoria tutti i metalli che sono i migliori conduttori. Possiamo quindi concludere, per quanto detto sopra, che questi elettroni sotto l'azione di forze di natura elettrica possono spostarsi in seno ai conduttori in un movimento d'assieme, costituendo un flusso di elettroni detto comunemente corrente elettrica. ║ L'elettroscopio e la legge di Coulomb: volendo definire un'unità di misura per la grandezza elettrica, è necessario ricorrere al pur superato, ma sufficientemente indicativo, elettroscopio. Composto da un recipiente di vetro dove viene infilata un'asta metallica, isolata dal vetro per mezzo di sughero, terminante all'interno con due striscioline di metallo (oro o argento), molto leggere chiamate foglie; all'esterno cioè all'estremità superiore, l'asta termina con una sferetta metallica chiamata pomo. Toccando il pomo con un corpo elettrizzato, l'asta si carica e trasmette l'elettrizzazione alle foglie, che caricandosi di e. di ugual segno, si respingono, scostandosi tanto più, quando maggiore è la carica impressa. Servendosi di questo esperimento, il fisico francese Coulomb (1736-1806) arrivò a misurare l'intensità della forza attrattiva o repulsiva esistente tra due cariche puntiformi q1, q2. Trovò inoltre che la forza stessa era direttamente proporzionale all'ambiente in cui agiva, e quindi diversa risultava l'intensità se l'esperienza veniva effettuata nell'aria, sotto vuoto o in altre circostanze. ║ Il campo elettrico: le esperienze eseguite da Coulomb, hanno permesso di calcolare la forza che agisce tra due corpi elettrizzati, qualora le loro dimensioni siano molto piccole rispetto alla loro distanza, in modo da poter essere considerati puntiformi. La legge di Coulomb, che esprime la forza agente tra due cariche elettriche q1 e q2 alla distanza r, è espressa dalla formula

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La difficoltà di ammettere che un corpo possa agire a distanza, cioè anche là dove esso non si trova, ha indotto a introdurre nello spazio di questi fenomeni il concetto di campo di forze: campo di forza gravitazionale e campo di forza elettrica. Esiste una sostanziale differenza tra i due casi: nel campo gravitazionale la forza è indipendente dalla natura del mezzo interposto, non così nel campo elettrico dove la forza dipende dal mezzo interposto. Queste constatazioni inducono a spiegare i fatti nel seguente modo: la presenza di un corpo elettrizzato (A) provoca nel mezzo circostante una modificazione, cioè crea uno stato fisico diverso da quello che esisterebbe in assenza di elettrizzazione. Se ad una data distanza r da A viene posto un altro corpo B anch'esso elettrizzato, la forza che su di esso agisce può essere considerata non dovuta all'azione a distanza di A, bensì come conseguenza dello stato fisico del mezzo in cui esso si trova. In altri termini possiamo definire campo elettrico quella regione di spazio il cui stato fisico è tale da fare insorgere forze di natura elettrica sui corpi in esso presenti. L'introduzione del campo di forza elettrica consente d'impostare e risolvere matematicamente molti problemi relativi al comportamento di un corpo elettrizzato in presenza di altri corpi elettrizzati, ma sin d'ora è necessario far notare che il campo di forza non è un artificio normale o descrittivo, bensì un ente fisico effettivamente associato ai corpi elettrizzati. Se le cariche elettriche sono ferme, il campo si dirà elettrostatico, se sono in movimento, elettrodinamico. ║ Intensità di un campo elettrico: lo stato fisico di un campo elettrico è tale per cui un corpo elettrizzato, in qualunque punto si ponga, viene sollecitato da una forza, che varia a seconda della quantità di e. e del suo segno, e infine dalla posizione del corpo. Onde avere una visione generale delle forze agenti nei diversi punti di un campo elettrico, è opportuno riferirsi sempre alla medesima carica, affinché la forza sia funzione soltanto del punto in cui si trova il corpo. Per convenzione la carica di prova che viene usata per l'esplorazione del campo è quella unitaria positiva del sistema MKS; cioè il coulomb. In tale modo è possibile assegnare in ogni punto di un campo elettrico un vettore che individui in direzione, intensità e verso la forza agente sulla carica di 1 coulomb posta in quel punto. Tale forza viene definita intensità del campo elettrico in quel punto ed è solitamente indicata con il simbolo E. Nel sistema MKS si misura in newton/coulomb. ║ Il potenziale elettrico: riprendiamo ancora in considerazione il campo elettrico creato da una superficie piana elettrizzata negativamente. Non deve stupire il fatto che per le nostre dimostrazioni, ci riferiamo a questo campo, in quanto in esso la forza elettrica si mantiene costante, e ciò facilita il calcolo del lavoro e quindi dell'energia. Ciò premesso, calcoliamo il lavoro necessario per portare la carica unitaria positiva nel punto A, ad una distanza d dalla superficie del campo elettrico in opposizione alla forza interna F. Il lavoro sarà quindi espresso dalla formula: L = - EX dA dove E è l'intensità di campo elettrico, - E è quindi la forza necessaria per vincere l'intensità di campo E. Tale lavoro si definisce potenziale del campo nel punto A, e d'ora in poi lo indicheremo con il simbolo V. In altri termini il lavoro compiuto per portare una carica q da un punto A a un punto B è uguale al prodotto della carica per la differenza di potenziale tra i due punti. è chiaro che solo se esistono differenze di potenziale tra due punti di un corpo in grado di lasciar passare cariche elettriche, esiste un flusso di tali cariche, cioè esiste una corrente elettrica, e sono possibili tutte le applicazioni che noi ben conosciamo della corrente stessa. ║ Unità di misura della differenza di potenziale: tra due punti B e A di un campo elettrico, esiste la differenza di potenziale di 1 volt se, per portare la carica di 1 coulomb da A a B, la forza esterna, in opposizione a quella interna, deve compiere il lavoro di 1 joule. Cioè:

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Se nel punto A il potenziale è zero, evidentemente la differenza di potenziale VB - VA s'identifica con il potenziale nel punto B. Diremo allora che il potenziale in un punto B di un campo elettrico è di 1 volt se per portare 1 coulomb in quel punto, in opposizione alla forza elettrica interna, la forza esterna deve compiere il lavoro di 1 joule.