Arte di ben amministrare le risorse disponibili. Uso razionale di un bene
limitato, in particolare del denaro, mirante a conseguire il massimo vantaggio
con la minor fatica. Il termine indica sia l'attività svolta dagli uomini
per provvedere alla propria sussistenza e assolvere ai fini della
civiltà, sia la riflessione su tale attività, vale a dire la
teoria economica. L'
e. occupa quell'ampia sfera dell'attività
umana connessa con le risorse materiali, il loro uso, la loro limitazione e
l'organizzazione mediante la quale tali risorse sono poste razionalmente in
rapporto con i bisogni umani. Per quanto, come il diritto e la politica,
l'
e. rappresenti un aspetto dell'organizzazione sociale presente in ogni
società e in ogni tempo (anche nelle collettività umane più
primitive è infatti presente una qualche attività economica), la
scienza di tale attività, rispetto alle altre scienze, è sorta
molto tardi. Le sue origini infatti si collocano verso la metà del XVIII
sec. Finché la produzione e la distribuzione della ricchezza fu dominata
da ideali etici, come nella civiltà greca e romana, e in quella
medioevale, i pensatori non si preoccuparono di studiare l'effettivo
comportamento degli uomini, ma piuttosto di dettare regole di condotta.
Aristotele nella
Politica operò una distinzione tra
e.,
intesa come buon governo della casa o della città, mirante a un giusto
soddisfacimento dei bisogni, e "crematistica", intesa come acquisto delle
ricchezze attraverso lo scambio e i commerci. L'ideale propugnato teoricamente,
fu quello della subordinazione del desiderio di guadagno e dell'accumulo di beni
di fortuna al raggiungimento di più nobili ideali di vita. Ciò
posto mancavano i presupposti per la nascita di una vera e propria scienza
economica. Solo in connessione col sorgere dei grandi Stati nazionali e con lo
sviluppo dell'Umanesimo, andarono modificandosi, sia sul piano sociale che su
quello culturale, le condizioni che avevano impedito sino allora di porre gli
ideali economici nella gerarchia degli ideali della vita sociale e civile. Fu
soprattutto il diffondersi del metodo delle scienze naturali che, portando a una
concezione razionalistica del mondo della natura, consentì di pervenire a
una concezione dell'ordine sociale, come di un ordine naturale, regolato da
leggi razionali. In tal modo, l'
e. si distacca dalla filosofia,
imboccando la strada di una ricerca autonoma delle leggi naturali che regolano
la sfera dei beni che costituiscono la ricchezza. La nuova scienza sorse dal
complesso delle dottrine riguardanti la moneta, la finanza e il commercio
internazionale, che si erano andati sviluppando nei secc. XVII-XVIII,
cioè nel periodo formativo dell'organizzazione economica degli Stati
europei. Dal particolare clima culturale del tempo, la nuova scienza economica
derivava la fede nell'ordine naturale, nella convergenza tra interesse
individuale e interesse sociale e soprattutto la fiducia nei buoni effetti della
libertà economica individuale e nella libertà dei mercati.
Successivamente, in pieno clima positivistico, si cercò di dare alla
teoria economica più solide basi naturalistiche e si enunciarono leggi
tendenti a rilevare il comportamento degli uomini nel loro operare come
produttori e come consumatori. Durante il XIX sec. venne raggiunto un maggiore
rigore formale e di metodo, con l'enunciazione dei concetti fondamentali della
teoria della produzione e della distribuzione, domanda, offerta, costo di
produzione, salario, rendita, ecc. Soprattutto grazie agli economisti "classici"
inglesi, la teoria economica si venne modellando su schemi più razionali
e sperimentali, incontrando però su tale strada l'opposizione soprattutto
di quei teorici tedeschi che, sotto l'influenza dello storicismo romantico,
rimproveravano gli economisti classici di dogmatismo e astrattezza, affermando
che non si può avere una teoria economica universalmente valida e delle
leggi economiche applicabili in ogni tempo e luogo, ma solo teorie legate a
specifiche situazioni storiche. Tuttavia, gli economisti della scuola storica
tedesca, nella loro preoccupazione di dimostrare come diverso fosse per esempio
il mercato medioevale rispetto a quello odierno, lasciarono delle ottime
monografie di storia economica, ma non riuscirono a elaborare una nuova teoria
economica. Le due esigenze, quella storicistica e quella della ricerca teorica,
basata sulla ricerca di leggi naturali, furono successivamente prese entrambe in
considerazione. Nell'ambito degli studi filosofici, il problema economico
è stato soprattutto considerato da B. Croce, secondo il quale
l'attività economica tende alla soddisfazione dei bisogni umani, in
quanto A è considerato più utile o conveniente rispetto a B, ma A
è più conveniente di B proprio in quanto è stato prescelto.
║
E. agraria. Branca fondamentale della scienza economica che
applica all'attività agricola i principi affermati dalla scienza
economica stessa. L'
e. agraria tende a spiegare la realtà agricola
valendosi dei principi e degli schemi della scienza economica e perciò
presuppone, da un lato, una profonda conoscenza dell'economia generale,
dall'altro della realtà agricola, osservata nei suoi vari aspetti
geografico, storico, statistico, tecnico, politico, sociale, ecc. ║
E.
collettiva. Sistema economico in cui la titolarità dei beni
strumentali appartiene agli organi pubblici e la proprietà privata
è pressoché inesistente. In tale sistema il processo di
accumulazione del capitale è essenzialmente pubblico e la soluzione dei
problemi economici è affidata a funzionari pubblici. Tipici Paesi ad
economia collettiva sono quelli socialisti. ║
E. di scala.
Espressione usata per indicare i vantaggi, in termini di costi, che derivano
all'impresa dall'acquisizione di più ampie dimensioni, rispetto a quelle
che aveva in precedenza. Le
e. di scala possono essere di tipo
propriamente economico (maggiore incidenza di potere sul mercato) o di tipo
tecnico. Queste ultime derivano dalla possibilità di introdurre,
quando l'impresa assume dimensioni più ampie, tecnologie più
avanzate nel processo produttivo e renderlo ampiamente automatizzato. ║
E. mista. Sistema economico caratterizzato dalla presenza di un largo
settore pubblico che svolge attività produttive in precedenza affidate a
imprese private. In tale sistema, oggi assai sviluppato, si verifica un notevole
processo di accumulazione pubblica del capitale, accanto a quella privata.
Tipico meccanismo di ridistribuzione del reddito e della ricchezza in un sistema
a
e. mista è il ricorso massiccio allo strumento tributario.
● Dir. -
Delitti contro l'e. pubblica. Sono contenuti nel titolo
ottavo del libro secondo del codice penale. Essi sono: distruzione di materie
prime o di prodotti agricoli o industriali ovvero di mezzi di produzione;
diffusione di una malattia delle piante o degli animali; rialzo o ribasso
fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio; serrata e
sciopero per fini contrattuali; coazione alla pubblica autorità mediante
serrata o sciopero; serrata o sciopero a scopo di solidarietà o di
protesta; serrata di esercenti di piccole industrie o commerci; boicottaggio;
arbitraria invasione e occupazione di aziende agricole e industriali;
sabotaggio; inosservanza delle norme disciplinanti i rapporti di lavoro e delle
decisioni del magistrato del lavoro.