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Dècibel.

Acust. - Unità di misura di potenza sonora o di grandezze elettriche; è pari alla decima parte del bel. Simbolo: dB. La scala dei d. non è una scala lineare ma logaritmica. È noto infatti che la differenza che l'orecchio umano nota fra l'intensità di due suoni aventi la stessa frequenza non è assoluta ma relativa, nel senso che vengono notate come aventi lo stesso valore delle variazioni percentuali uguali dello stesso suono. Nel campo delle frequenze medie di audizione (per esempio intorno ai 1.000 Hz) e delle intensità pure medie (per esempio 0,001 microwatt/cm2 di potenza specifica) sia J'0 l'intensità assoluta di un suono che un osservatore sta ascoltando. Se questa intensità viene variata di poco, ad esempio del 5%, l'orecchio dell'ascoltatore non percepisce nessuna variazione. Perché egli si accorga della variazione occorre che l'intensità del suono venga variata di almeno il 10÷12% del suo valore. Ne consegue che se si adottasse per la misura dell'intensità sonora una scala lineare, ad esempio la potenza specifica in microwatt/cm2, questa non avrebbe alcuna relazione con quelle che sono le effettive sensazioni uditive. Si è convenuta allora l'adozione della scala logaritmica di Fletchner, la cui unità di misura è appunto il d. Per quanto prima detto, questa scala dovrà essere basata sulla cosiddetta Legge di Fletchner, che si esprime nel seguente modo:

F = 10·log(J/J0)

nella quale: F = intensità della sensazione auditiva, espressa in d.; J = intensità energetica del suono (espressa, ad esempio, in microwatt/cm2) che produce la sensazione; J0 = valore di soglia per la frequenza del suono considerato, cioè minimo valore di potenza specifica che viene percepito dall'orecchio (medio) umano alla frequenza del suono considerato. Si ha quindi sempre che J ≥ J0, in quanto suoni ad intensità inferiori a J0 non danno sensazioni auditive, e quindi non possono essere misurati in d. La scala dei d., come si vede dalla Legge di Fletchner, ha lo zero in corrispondenza del valore di soglia per la particolare frequenza del suono considerato. Dato che lo J0 può variare notevolmente con la frequenza (anche fino ad una decina di ordini di grandezza) si è convenuto di adottare per J0 un valore fisso, che è precisamente l'intensità della soglia auditiva a 1.000 Hz di frequenza. Ne consegue che la scala dei d. è definita solo per questa frequenza. Per le altre frequenze, anziché utilizzare altre scale, si può sempre utilizzare questa in d., dando a ogni intensità a frequenza diversa da 1.000 Hz il valore nella scala del d. del suono alla frequenza campione (1.000 Hz) che un confronto auditivo considera di uguale intensità di quello in esame. In questo caso però è improprio chiamare d. l'unità di misura; più esattamente essa si dovrebbe chiamare phon (abbreviato ph). Vale a dire: per i suoni a 1.000 Hz si utilizza la scala dei d. in base alla legge di Fletchner; per le frequenze diverse da 1.000 Hz si fa paragone del suono con un suono a 1.000 Hz di frequenza. Se si trova che i due suoni appaiono di intensità uguale, ad esempio di 17 d. per quello a frequenza campione, si attribuisce al suono in misura l'intensità di 17 phon. Si deve però tener presente che questa regola spesso non è rispettata e sovente si utilizza la scala dei d. in sostituzione di quella dei phon, anche per frequenze diverse da 1.000 Hz. In questo caso si può dire che un suono provoca un'intensità di sensazione auditiva ad esempio di 17 d. se la sensazione che esso provoca è uguale a quella provocata da un suono a 17 d. e frequenza 1.000 Hz. Come si è detto, la sensibilità dell'orecchio umano si ha solo per valori da 0 d. in su; valori molto elevati d'intensità provocano dolore. Nella maggior parte dei soggetti la cosiddetta soglia del dolore è posta a 120 d. circa (più propriamente a 120 ph). L'intensità di sensazione auditiva per un normale parlato a breve distanza è sui 60 ph; il rumore di un treno sui 70÷80 ph (anche maggiore di molto in galleria e sugli scambi); il traffico in una strada cittadina provoca un rumore di 60÷80 ph. Un qualsiasi disturbo che interferisca con un'audizione è tollerabile se la sua intensità si mantiene di almeno 25 ph inferiore a quanto si vuol ascoltare. Un ambiente di lavoro è mantenuto tranquillo allorché le sensazioni auditive superano solo raramente i 40 ph, per un'abitazione questo valore scende a 20 ph. La scala dei d. è utilizzata anche per indicare le distorsioni introdotte da un dispositivo (amplificatore, altoparlante, ecc.) destinato alla trasformazione, trasmissione o riproduzione di suoni.