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Duccio di Boninsegna.

Pittore italiano. Nato a Siena, ricca è la documentazione sulla vita dell'artista (la prima notizia è del 1278, quando è citato come pittore di tavolette di biccherna), ma soltanto su due opere si hanno dati precisi: nel 1285 l'allogazione della tavola identificata con la Madonna Rucellai (già in Santa Maria Novella, ora agli Uffizi di Firenze). Nel 1308 la commissione della grande pala della Maestà per il duomo di Siena (ora al Museo dell'Opera del Duomo), di una finezza coloristica risalente alla tradizione bizantina. Anche la stessa Madonna Rucellai fu per molto tempo riferita a Cimabue, ed effettivamente rappresenta il maggior punto di vicinanza tra i due maestri. è tuttavia evidente che D. risolve gli schemi di Cimabue con un linguaggio del tutto opposto, non drammatico ma sereno e lirico, non plastico ma squisitamente linearistico. Ancora più evidente, nella minuscola Madonna dei Francescani (1300 circa, Siena, Pinacoteca), l'immissione nella tradizione bizantina della linea gotica, esaltata nella fluidità musicale del bordo d'oro del manto della Vergine, nella raffinatezza dei particolari, che rivelano la conoscenza delle miniature francesi. Capolavoro di D. resta la Maestà, compiuta nel 1311, quando fu solennemente trasportata in Duomo con grande concorso di popolo; rappresenta sul recto la Madonna in trono tra angeli e santi (schema che avrà in seguito grande fortuna, da Simone Martini a Lorenzetti) e sul verso, in 26 comparti, Storie della Passione (parti del coronamento sono andate disperse e perdute). In essa è espressa la volontà di superamento del bizantinismo per un nuovo linguaggio pittorico, come era avvenuto in scultura da Nicola Pisano in poi. L'umana e insieme aristocratica presenza delle grandi figure della celeste corte di Maria e l'animazione pregna di tensione spirituale delle scene della Passione danno la misura di una nuova civiltà pittorica, diversa ma altrettanto elevata rispetto a quella che Giotto creò ad Assisi (Siena 1255 circa-1318 circa).