Regista cinematografico sovietico. Con Ejzenstejn e Pudovkin compose la grande
triade del cinema rivoluzionario, differenziandosi per un alto lirismo
personale. Di famiglia contadina, uscì dalla guerra civile con la carica
di diplomatico, ma passò presto alla pittura e alla caricatura per i
giornali e nel 1926 si accostò al cinema. Dopo alcuni film di scarso
rilievo, nel 1928 si rivelò con
Zvenigora, epopea ucraina. L'anno
dopo grazie alle arditissime metafore di
Arsenale, al sarcasmo verso lo
zarismo e verso i "bianchi", la tragica potenza nell'evocare la guerra, al
pathos rivoluzionario, si elevò al livello dei registi sovietici
più famosi. Nel 1930, con
La terra, in un'audacia
lirico-panteistica che non mancò di suscitare obiezioni nella critica
conformistica, realizzò il suo capolavoro e una delle più
significative opere nella storia del cinema. Con l'affermazione del Realismo
socialista quale tendenza unica nel primo decennio del sonoro,
D., pur
limitato nella sua ispirazione artistica, si mise in luce con
Ivan
(1932),
Aerograd (1935), e
Scors (1939), splendida replica ucraina
del celebrato
Ciapaiev di G. e S. Vasilev. Riuscì a cantare il
suolo natale anche durante la guerra e un suo documentario, firmato con la
moglie Julija Solnceva (
La battaglia per la nostra Ucraina sovietica,
1943), fu il primo a uscire sugli schermi dell'Italia liberata. Del 1949
è
Mičurin o
La vita in fiore che, sebbene condizionato
dalle ferree strettoie dell'ideologia staliniana, riuscì egualmente un
inno laico alla natura. Morì alla vigilia delle riprese del
Poema del
mare, poi effettuate dalla vedova (1958), che realizzò altri scenari
o racconti lasciati da lui incompleti (
Racconto degli anni di fuoco,
1961;
La Desnà incantata, 1965;
L'indimenticabile, 1968).
D. scrisse anche i lavori teatrali
Discendenti dei Zaporozec
(1935);
La vita tra i fiori (1956); alcuni racconti. Postumi sono usciti
i suoi
Diari (5 volumi, 1964 - 66) (Sosnica, Ucraina 1894 - Mosca 1956).