Religioso italiano, domenicano. Divenuto sacerdote, si schierò quasi
subito tra i fautori in seno all'Ordine. Passato a Firenze nel 1400, vi
fondò il convento di San Domenico di Fiesole. Alla morte di Innocenzo VII
(1406), la signoria di Firenze lo mandò a Roma per favorire la cessazione
dello scisma. Il pontefice Gregorio XII l'anno seguente lo nominò
arcivescovo di Ragusa e nel 1408 cardinale. Ma nel 1415 presentò al
Concilio di Costanza l'abdicazione di Gregorio, insieme alla propria rinuncia
alla porpora (che però non fu accettata). Combatté il sorgente
Umanesimo; l'opera intitolata
La lucciola della notte è un esempio
del rigore eccessivo con cui egli giudicò l'uso dei classici. Di grande
valore ascetico e di mirabile semplicità sono i suoi scritti volgari:
Il libro dell'amore di carità, la
Regola del governo di cura
famigliare, le
Lettere. Nel 1418 papa Martino V inviò il
D. in Boemia per combattere l'eresia hussita. Il
D. tentò
le vie pacifiche: viste le inutili, invitò l'imperatore Sigismondo a
prendere le armi; ma, mentre stava scatenando la guerra, morì (Firenze
1357 - Buda 1419).