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Documentario.

Cin. - Genere cinematografico privo di un intreccio vero e proprio, che espone immagini di avvenimenti, fatti o luoghi senza ricorrere a finzioni spettacolari. A differenza del cinema (V.) le riprese del d. richiedono una strumentazione diversa, in quanto il documentarista si avvale di macchine da ripresa, microfoni ecc. più maneggevoli, dovendosi spesso adeguare alle situazioni più imprevedibili. Nel cinema invece le situazioni sono inventate o ricostruite in modo che il regista possa filmare la stessa scena da diverse angolazioni e spesso a suo piacimento. Il metraggio stesso del d. è solitamente più corto di quello del cinema ed il contenuto è di frequente didattico e rappresentativo. ● St. - Il d. nasce nel 1908, ad opera di W. Paul, che per primo registrò le scene di una sagra irlandese: Il passaggio del bestiame nella contea di Galway. A questo fece seguito un filmato girato da Scott durante la sua leggendaria esplorazione del Polo Sud, rielaborato da H.G. Potting (1910-12). Il documentarista più importante fu comunque R. Flaherty, che girò interessanti filmati sulla vita degli Eschimesi: Nanouk, l'esquimese (1922) e L'ultimo Eden (1926). Cresciuto alla scuola di Flaherty, J. Grierson si distinse per il proprio impegno sociale: Drifters (1929) e Industrial Britain (1931). Egli si batté perché al d. fosse riconosciuta una dignità di genere cinematografico autonomo. Da Grierson prese spunto la scuola documentarista inglese di cui fecero parte: B. Wright (Night Mail, 1936), P. Rotha (The Face of Britain, 1935), A. Elton (Workers and Jobs, 1935). Impegnati nel campo sociale erano anche i documentaristi russi, come ad esempio V. Turin, che girò un d. sulla costruzione della ferrovia per la Siberia (Turksib). Lo stesso interesse per i problemi dei lavoratori animava la produzione dell'olandese J. Ivens, che in Borinage (1934), filmò lo sciopero dei minatori belgi. Negli Stati Uniti, L. Hurwitz, H. Kline e P.Strand formarono, nel 1937, il Frontier Film, in cui si affermava l'importanza dei contenuti sociali e politici del d. Durante la seconda guerra mondiale, la produzione dei d. ebbe grande fortuna, per via del loro valore propagandistico. Tra questo genere di produzione ricordiamo i d. dell'Italia fascista prodotti dall'Istituto Luce, e ancora le serie inglesi Target for Tonight (1941) e americane Why we Fight (1942-45), quest'ultima diretta da F. Capra. Nel secondo dopoguerra il gruppo statunitense composto da R. Drew, R. Leacock e D.A. Pennebaker, sostenne l'importanza del d. come strumento giornalistico di informazione e di opinione. Essi produssero numerosi filmati tra i quali sono famosi: Primary (1960) e Montery Pop (1967). In Italia, durante il dopoguerra, il d. rappresentò un mezzo di espressione particolarmente importante, anche grazie alla corrente neorealista che privilegiava il rapporto diretto con la realtà. Per molti registi italiani il d. rappresentò in quell'epoca un modo per avvicinarsi ad esordire nel cinema. Tra questi citiamo: M. Antonioni, P. e V. Taviani, E. Olmi.