Nell'ordinamento della Chiesa cattolica, territorio,
ben definito nella sua estensione e nei suoi confini, soggetto a un vescovo.
Generalmente essa prende nome dal luogo dove sorge la chiesa cattedrale, presso
la quale si trova la residenza abituale del vescovo stesso. ● Dir. can. -
Solo la Santa Sede può istituire, sopprimere, modificare una
d. Il
Concordato Lateranense prevede, per l'Italia, la possibilità da parte del
Governo di collaborare con la Santa Sede alla revisione dell'organizzazione
complessiva delle
d., allo scopo di renderla uniforme alla divisione
amministrativa dello Stato in province. I requisiti per la costituzione di una
d. sono: la presenza nel territorio in esame di una chiesa cattedrale; la
possibilità della formazione dei sacri ministri in un seminario locale o
centrale; la divisione del territorio diocesano in parrocchie con precisi
confini. Le singole
d. possono essere direttamente soggette al romano
pontefice, oppure essere raggruppate in province ecclesiastiche, in ciascuna
delle quali uno dei vescovi (per lo più quello della sede più
importante, illustre o antica) ha una speciale presidenza sulle altre con
autorità specificamente definita dal diritto canonico. Si tratta delle
cosiddette
sedi suffraganee. Le
sedi titolari sono invece le sedi
vescovili o arcivescovili alle quali non corrisponde un preciso numero di fedeli
e una precisa organizzazione ecclesiastica, ma che vengono assegnate a prelati
ai quali viene in tal modo conferito il titolo episcopale. Ciò avviene
per consentire a tali prelati di compiere le funzioni riservate ai vescovi in
qualità di vescovi ausiliari o di vicari della Santa Sede in territori
nei quali ancora non sia stata costituita una gerarchia ecclesiastica. ●
Encicl. - Nell'antichità cristiana, la
d. era chiamata comunemente
chiesa, cosicché il termine indicava sia la Chiesa universale che
le singola realtà locali, oltre agli edifici nei quali si riuniva la
comunità cristiana. Chiamati in seguito
parrocchie, molto
più tardi tali territori vennero indicati con il termine
d.,
derivato dall'amministrazione civile. L'origine della
d. sembra risalga a
San Paolo, il quale costituì, nei suoi viaggi attraverso il mondo romano
ellenico, alcune comunità cristiane nei centri urbani, ponendo a capo di
ciascuna un collegio di presbiteri coadiuvati da diaconi: a sua volta egli
stesso era coadiuvato da discepoli che, in caso di necessità, potevano
assumere le sue veci presso quelle comunità. In seguito, poiché
nelle città si erano costituiti i centri più numerosi dei fedeli,
vi ebbero sede, con il nome di vescovi, i capi delle singole comunità
cristiane. In ogni città si stabilì un vescovo assistito da un
clero pari in grado e in autorità a quelli delle altre città. I
confini delle
d. coincisero in molti casi con quelli dei singoli
territori urbani e i vescovati dei centri minori gravitarono sui centri
più importanti. ● St. - Nell'Impero romano, circoscrizione
amministrativa dei territori dell'Oriente e dell'Africa. Tale divisione fu
riorganizzata ed estesa anche ai territori dell'Occidente da Diocleziano, che
aumentò il numero delle province già esistenti ed estese
l'ampiezza delle singole
d., che diventarono ampie ripartizioni
territoriali comprendenti diverse province. Governate da un vicario, che
svolgeva funzioni semplicemente amministrative e giudiziarie, non militari, al
tempo di Diocleziano le
d. erano 14, per un numero complessivo di 104
province. A partire dall'epoca costantiniana l'importanza della divisione
territoriale in
d. fu soprattutto di natura fiscale; soprattutto dopo il
V sec. le assemblee formate dai rappresentanti delle diverse
d. persero
importanza. Raggruppate a partire dal IV sec. in organismi più vasti
(prefetture del pretorio), le diverse
d. subirono nel corso dei secoli
successivi diverse trasformazioni e talvolta vennero a coincidere con i futuri
complessi nazionali (le due
d. della Britannia, le due della Gallia, la
d. della Spagna, ecc.).