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Diàvolo.

Il nemico di Dio e degli uomini, incarnazione del male, in contrapposizione a Dio, principio del bene; creatura infernale che spinge l'uomo al peccato (V. DEMONIO). ║ Fig. - Persona di grande astuzia o abilità. Si usa anche come termine iperbolico in paragoni o similitudini. ● Tecn. - Utensile di ferro a forma di imbuto rovesciato, utilizzato nei fornelli a carbone per facilitare l'accensione. ● Giochi - D. zoppo: antichissimo gioco per ragazzi all'aria aperta. Un giocatore, che impersona il d. zoppo, saltando su un piede solo deve colpirne un altro con un fazzoletto appallottolato. Se vi riesce, chi è colpito prende il suo posto. ║ Nel gioco dei tarocchi, una delle 22 figure che fanno parte degli Arcani Maggiori o Trionfi. ● Rel. e Folcl. - Il d. della concezione cristiana, incarnazione del male, ebbe come suoi antecedenti culturali le figure vetero-testamentarie di Satana (l'avversario) e Beelzebub e il mazdaico Ahriman spirito malvagio; una funzione similare assunse nella visione gnostica il demiurgo, creatore del mondo (V. GNOSTICISMO). Nel progredire dell'era cristiana il d. del Nuovo Testamento andò raccogliendo forme e funzioni che erano state proprie di figure demoniche legate al mondo infero, acquisendone molti caratteri. Così, ad esempio, il cavallo nero della leggenda di Teodorico deriva da un topos della mitologia germanica per la manifestazione diabolica; gli attributi caprini del d. risalgono all'iconografia del dio boschivo e selvaggio Pan e ai satiri della mitologia greca. La dottrina sui demoni fu stabilita già da San Tommaso nella Summa Theologica (questioni L-LXIV), anche se tra il XV e il XVII sec. si svilupparono notevolmente studi sul d., anche in relazione ai processi per stregoneria del tempo, come testimonia l'opera di J. Weyer, che pure fu un tenace oppositore di tali processi, Pseudomonarchia daemonum (1580). Per una maggiore comprensione dell'argomento si vedano le voci Demonio e Demonologia. ● Icon. - Nell'arte paleocristiana il d. fu raffigurato solo simbolicamente, come serpente, drago e talvolta leone. In particolare il serpente fu di gran lunga la rappresentazione più utilizzata in tutta la tradizione iconografica cristiana relativa all'episodio della tentazione di Eva, ad esempio nella Bibbia di Alcuino o nella Bibbia di Moûtier Grandval (entrambe del IX sec.). A partire dal XII sec. l'arte romanica cominciò a elaborare caratteristiche, quasi canonizzate dal XIV sec. in poi, della rappresentazione fisica del d., commistione di umano e bestiale, orrido e mostruoso, a significarne la natura perversa e corruttrice: orecchie a punta, corpo peloso, ali da pipistrello, barba e piedi caprini, coda animalesca. Particolarmente suggestiva in questo senso è la figura del d. nella scena del Giudizio universale del Battistero di Firenze (seconda metà del XIII sec.). Nei secoli successivi, gli artisti nordici privilegiarono l'aspetto grottesco e ripugnante (Bosch, Dürer, Bruegel) mentre nell'arte italiana, e segnatamente nel Michelangelo del Giudizio, si rileva una certa umanizzazione e virilità delle figure diaboliche. La Controriforma tornò ad accentuarne gli aspetti mostruosi e terrorifici, ma il Romanticismo riportò in auge l'umanizzazione e l'aspetto capace di lusinga. Simbolismo e Surrealismo convogliarono un nuovo interesse iconografico per la figura del d.