(dal greco
diáthesis: disposizione).
Ling. - Per i grammatici greci, originariamente, la
d. indicava la
disposizione attiva o passiva del significato di un vocabolo. In seguito il
termine fu riferito più specificamente alle forme verbali, distinguendosi
in esse anche una
d. media. Tale tripartizione,
d. attiva, passiva
e media, è applicabile alle voci verbali di tutte le lingue indoeuropee
(V. INDOEUROPEO), mentre ceppi linguistici diversi
possono presentare
d. differenti (antipassiva, ergativa, ecc.). In
pratica la
d. di un verbo stabilisce la relazione che intercorre fra il
predicato e gli argomenti: nella forma attiva la relazione è diretta; in
quella passiva è capovolta in quanto il soggetto non agisce ma subisce
l'azione del predicato, di cui nella forma attiva corrispondente sarebbe
l'oggetto; in quella media in un certo senso il soggetto funge anche da oggetto,
essendo sia l'elemento da cui origina l'azione sia quello su cui ricade.
Testimoniata con flessione autonoma in molte lingue indoeuropee (sanscrito,
antico iranico, greco, ecc.), in latino la
d. media è
rappresentata in parte dai verbi deponenti, in parte da radici verbali dal
valore semanticamente medio ma morfologicamente non distinte rispetto alle forme
attive o passive. Nelle lingue romanze derivate dal latino, la forma media
è esaurita per lo più da elementi di riflessivizzazione. ●
Med. - Modello interpretativo della medicina tradizionale, oggi ormai
scarsamente applicato, secondo cui in alcuni soggetti sarebbe rilevabile una
tendenza costituzionale a manifestazioni morbose di determinata natura, senza
che abbiano particolare peso i diversi e contingenti fattori patogeni legati ai
singoli episodi. In pratica si riteneva che alcuni organismi sviluppassero una
reazione preferenziale e regolare a determinati stimoli sia ambientali sia
organici. Le interpretazioni su base diatesica di molte patologie sono state
superate in seguito alla esatta identificazione degli agenti causali, grazie
all'apporto della microbiologia nella scoperta di virus e batteri o ai progressi
nel riconoscimento delle basi genetiche di alcune affezioni. La medicina moderna
tende a non utilizzare il termine e il concetto di
d. nemmeno in
relazione a condizioni sintomatiche le cui origini non siano ancora chiarite o
anche rispetto a fenomeni complessivi per i quali il termine potrebbe non essere
del tutto improprio: come nel caso della
d. allergica. Un caso a parte
è costituito dalla
d. linfatica o
linfatismo
(V.), tenendo però conto che l'abbondante
sviluppo dei tessuti linfatici nei bambini è quasi sempre
fisiologico.