Titolo sotto il quale si riunisce l'intero corpus di
scritti filosofici di Platone, escludendo l'
Apologia di Socrate
(V.) e le tredici lettere a noi pervenute. Lui
stesso riteneva che la tradizione orale fosse superiore a quella scritta ed
è perciò probabile che la sua intera produzione non rispecchi
compiutamente la dottrina platonica, così come esposta dal filosofo nelle
sue lezioni. Il dialogo filosofico fu fissato come genere letterario da Platone
ma ebbe la sua origine nella metodica dell'insegnamento socratico, articolato in
domande e risposte fra discepoli e maestro. L'ordine cronologico dei
d.
non ci è stato tramandato cosicché, per lungo tempo, gli studiosi
adottarono successioni spesso fra loro contraddittorie. Agli inizi del secolo,
tenendo come punto di riferimento le
Leggi (senza dubbio l'ultima opera,
in quanto incompiuta), si analizzarono i
d. secondo tre criteri: quello
stilistico, quello dottrinale e dei rimandi interni, quello artistico-narrativo.
Si notò così che era possibile riconoscere un'evoluzione
stilistica parallela a quella narrativa in virtù della quale in un primo
momento aveva largo spazio la drammatizzazione, la scenografia e la resa di
personaggi reali, mentre in seguito l'azione affievoliva a tutto vantaggio
dell'esposizione dottrinale. In questo modo furono individuati tre gruppi di
d., abbastanza omogenei fra loro, riconoscibili nel loro ordine
cronologico. ║
D. della giovinezza:
Carmide, Critone, Eutifrone,
Ione, Ippia minore, Lachete, Liside. Per quanto riguarda il contenuto, sono
ancora tutti assai vicini all'insegnamento socratico e infatti, in ciascuno di
essi, Socrate è la figura centrale impegnata a definire, attraverso
discussioni vivaci e spesso ironiche con vari interlocutori, una nozione di
virtù morale: il coraggio, la temperanza, l'amicizia, ecc. ║
D.
della maturità:
Cratilo, Eutidemo, Fedone, Fedro, Gorgia, Menone,
Menesseno, Parmenide, Protagora, Repubblica, Simposio, Teeteto. In essi
Socrate, pur rivestendo ancora un ruolo culminante, appare sempre più
come espositore di dottrine filosofiche precise, riconoscibili come genuinamente
platoniche o come sviluppo platonico del pensiero socratico. Questi primi due
gruppi di
d. hanno in comune, sul piano formale: la vivacità dei
dialoghi, la costruzione "drammatica" (cioè di azione diretta e non di
mera narrazione), l'ambientazione precisa con un preambolo pittoresco ed animato
(si vedano, fra gli altri, i paragrafi iniziali del Simposio, del Protagora o
del Fedro). ║
D. della vecchiaia:
Timeo, Crizia, Filebo,
Politico, Sofista, Leggi. Dal punto di vista concettuale sono
d. di
tipo logico-astratto, in cui le dottrine platoniche - che trattano di fisica,
metafisica, etica - vengono esposte attraverso dimostrazioni razionali o, quando
necessario, con la narrazione di miti. Questi ultimi sono esempi paradigmatici o
simbolici che chiariscono un'idea astratta. Dal punto di vista letterario in
questi
d. sono sparite l'ambientazione e la drammatizzazione e anche la
forma dialogica non è più che un pretesto. Le opere sono ormai
delle esposizioni, dei veri e propri trattati appena interrotti, da parte di un
solo interlocutore, da brevissime espressioni di assenso o di stupore o,
più raramente, da interrogazioni puramente retoriche. La figura del
discepolo, spesso anonimo, risulta sostanzialmente superflua allo svolgersi del
ragionamento cui non apporta spunti o obiezioni degne di attenzione. Per i
contenuti e le caratteristiche specifiche di ciascun
d.
V. PLATONE E LE SINGOLE VOCI.