Psicol. - Termine scientificamente impreciso, indicante un disturbo della
personalità per cui il comportamento di un soggetto viene alterato da
stimoli estranei all'azione in atto. Indica inoltre l'incapacità di
mantenere l'attenzione rivolta in una determinata direzione. La
d.
rientra negli atti mancati, lapsus, sbadataggini analizzati da Freud in
Psicopatologia della vita quotidiana. Essa è dovuta alla rottura
del meccanismo inibitorio, per cui vengono portati alla luce contenuti rimossi,
conflitti, emozioni che attraggono l'attenzione del soggetto e perciò
disturbano la sua concentrazione, ostacolandolo quindi nell'esecuzione di
determinati compiti. Della
d., contrapposta all'
attenzione,
cioè alla facoltà che sta alla base della capacità
produttiva dell'uomo, si è diffusamente occupato anche A. Adler, secondo
cui "l'assenza dell'attenzione significa semplicemente che un individuo vuole
togliere di mezzo una circostanza che lo renderebbe attento. Tale rinuncia
all'attenzione si opera pensando a qualche altra cosa".