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Dissenterìa.

Med.- Infezione intestinale causata dal bacillo di Shiga (d. bacillare) o dal protozoo Eutamoeba histolytica (d. amebica). La d. bacillare o shigellosi è provocata da germi del genere Shigella (Shigella shigae, Shigella flexneri, Shigella boydii e Shigella sonnei) che vivono quasi esclusivamente nell'intestino dell'uomo ed è trasmessa direttamente dai portatori sani o i convalescenti per contagio oro-fecale o attraverso cibi inquinati. Il fatto che la shigella abbia la possibilità di sopravvivere in acqua di mare per tre giorni la rende responsabile delle epidemie fra il personale marittimo. Il germe, una volta penetrato nell'organismo, si moltiplica a livello dell'intestino, provocando un'infiammazione diffusa che interessa il retto, il sigma e a volte anche il colon. L'infezione attacca quasi sempre soltanto la mucosa, e difficilmente si hanno emorragie o perforazioni. Il quadro clinico è determinato dalla perdita di liquidi e di elettroliti. I sintomi sono: nausea, vomito, diarrea, cefalea, febbre molto alta e dolore addominale. La terapia consiste nella correzione delle perdite idroelettrolitiche al fine di evitare una grave disidratazione e un eventuale collasso cardiocircolatorio e, nelle forme più severe, nella somministrazione di antibiotici. La Shigella shigae è responsabile delle forme più gravi, con tassi di mortalità sino al 50%. La profilassi consiste nella scrupolosa igiene ambientale e personale. Sono stati provati diversi vaccini, ma tutti si sono dimostrati inefficaci. La d. amebica è endemica in alcuni Paesi caldi, dove più frequente è l'inquinamento dell'acqua e degli alimenti per sostanze fecali infette. I sintomi sono caratterizzati da lieve diarrea, cui può far seguito, se non curata adeguatamente, una forma di grave d. con sangue e muco nelle feci. La malattia può anche provocare lesioni al fegato (ascesso amebico) e ad altri organi. La terapia prevede la somministrazione di farmaci antiprotozoari e di alcuni antibiotici. ● Veter. - Negli animali la d. è provocata da tumori, varici o ulcerazioni intestinali, da enteriti infettive o parassitarie, ma anche dalla presenza di corpi estranei nell'intestino. Può inoltre essere la conseguenza immediata di malattie infettive (peste bovina e suina, leptospirosi, enterotossiemie dei ruminanti, ecc.) o di intossicazioni dovute all'ingestione di sostanze vegetali (euforbie, colchico) o minerali (mercurio, polvere mercuriale).