Scienza che studia i documenti giuridici (diplomi) e
le testimonianze scritte ad essi assimilabili, nei loro caratteri esterni e
interni, allo scopo di accertarne l'autenticità. Nell'esame dei numerosi
fattori che possono aver determinato la particolare natura di un documento
(quali il periodo storico in cui esso fu redatto, l'istituzione che lo emise, il
tipo di scrittura utilizzato, i sigilli apposti), la
d. si avvale di
scienze ausiliarie come la paleografia, la sigillografia, la cronografia.
● Encicl. - I primi esempi di
d. si possono rintracciare nel
giudizio pronunciato da Petrarca, su richiesta di Carlo IV (1361), sulla
falsità di due pretesi documenti di Giulio Cesare e di Nerone, nelle
osservazioni di L. Valla sul documento attestante la donazione di Costantino
alla Chiesa, nel tentativo di edizione critica del
Corpus Iuris
giustinianeo condotto da Poliziano: tuttavia, non si trattava ancora di una
precisa teoria della
d., ma di acute indagini testuali. Come scienza
autonoma, dotata di precise regole e fondata su principi teorici, la
d.
ebbe origine con il
De re diplomatica libri sex (1685) di Mabillon, opera
che fissò i criteri dell'esame diplomatico e di una classificazione dei
documenti. A parte gli scritti
Nouveau Traité de Diplomatique
(1750-1765) dei francesi Tassin e Toustin e
Delle istituzioni
diplomatiche (1802) dell'italiano Fumagalli, un valido contributo alla
d. fu dato dalla fondazione nel 1821, a Parigi, dell'École des
Chartes, il cui maggiore rappresentante fu Delisle. Continuata nell'Ottocento in
Germania (von Sickel, Kehr), Francia (Guérard, Pardessus) e Italia
(Schiaparelli, che illustrò i diplomi dei re d'Italia, Gabotto), la
d. si è specializzata nel corso del XX sec. nella stesura di studi
di carattere collettivo, volti all'integrazione delle ricerche diplomatiche con
quelle storiografiche.