(dal greco
deinós: terribile e
sáuros: lucertola). Termine con cui si designa un gruppo di
rettili arcosauri estinti. Fu coniato nel 1842 dal paleontologo Owen per
indicare una categoria di possibile appartenenza di resti fossili, scoperti in
quei decenni, di dimensioni tali da far supporre l'esistenza di esseri assai
più grandi dei rettili, viventi o estinti, fino ad allora noti. I
d. furono caratteristici dell'Era mesozoica: testimoniati già nel
Triassico inferiore (oltre 220 milioni di anni fa), conquistarono ogni ambiente
della Terra (terra, acqua e cielo) e la dominarono anche per tutto il Giurassico
e il Cretaceo. La grande quantità di scavi e di studi paleontologici
realizzati nei secc. XIX e XX ha però mostrato che non è possibile
considerare i
d. come un gruppo omogeneo. Sono invece chiaramente
riconoscibili due distinti sottordini, all'interno della sottoclasse dei rettili
arcosauri (comprendente oltre ai
d. anche tecodonti, coccodrilli e
pterosauri):
saurischi e
ornitischi. Essi risultano perciò
accomunati fra loro dalle caratteristiche proprie di tutti gli arcosauri (cranio
diapside, costole bisegmentate, arti posteriori e cinto pelvico specializzati e
tendenti alla stazione bipede), ma si differenziano per molti elementi e
particolarmente nella regione anatomica del bacino. Mentre i saurischi
presentano bacino triradiato, in cui cioè pube, ileo e ischio formano tre
punte, gli ornitischi lo presentano quadriradiato: ciò ha comportato
diverse linee evolutive per il raggiungimento della stazione bipede nei due
gruppi. Notevoli le diversità anche nella conformazione del cranio: nei
saurischi è alto, con aperture preorbitali e mascellari, e privo di
sinfisi mascellare; negli ornitischi è basso e massiccio (perché
privo di aperture supplementari), con osso predentale e sinfisi mascellare. I
resti fossili ci dicono come i due rami fossero distinti fin dal Triassico
medio, essendosi già in precedenza allontanati dai tecodonti: i primi
saurischi e ornitischi erano animali bipedi, con zampe anteriori ridotte che non
toccavano terra, lunga coda e lungo collo con funzioni di bilanciamento e molto
probabilmente carnivori. Poi si differenziarono in due linee parallele con forme
e adattamenti assai vari. I saurischi si svilupparono in
teropodi e
sauropodi: i primi erano bipedi, predatori e carnivori, con cranio forte,
dentatura aguzza, zampe anteriori artigliate e posteriori adatte alla corsa.
Comprendevano generi e specie sia a scheletro leggero e di dimensioni comprese
entro i 3 m sia a scheletro pesante e lunghi fino a 9 m, come il celeberrimo
Tyrannosaurus rex. I sauropodi, invece, discendenti di forme semibipedi
(o di bipedi occasionali) erano quadrupedi erbivori con testa piccola, collo
lunghissimo e sottile, denti a bastoncino, zampe posteriori colonnari appena
più sviluppate delle anteriori. Con i loro 20 m di altezza sono gli
animali terrestri più grandi mai esistiti, fra cui si contano il
Brontosaurus, il
Diplodocus, ecc. Gli ornitischi ebbero un
percorso evolutivo più complesso: per tutto il Triassico vi fu solo il
sottordine ornitopodi, bipedi erbivori a struttura pesante da cui poi evolsero,
nel Cretacico, i
d. a becco d'anatra
Hadrosaurus e
Anatosaurus. Parallelamente si differenziarono nel Giurassico gli
stegosauri (erbivori quadrupedi, lunghi 4-5 m, con placche dermiche
disposte perpendicolarmente sul dorso in due file parallele, forse con funzione
termoregolatrice), nel Cretacico
ankilosauri (erbivori, quadrupedi e
fortemente corazzati) e ancora i
ceratopsidi o
d. cornuti
(erbivori, quadrupedi, caratterizzati da una cresta ossea nella parte superiore
del cranio, che con il
Triceratops raggiunsero anche gli 8 m di
lunghezza). Alla fine del Cretacico, 65 milioni di anni fa, i
d. si
estinsero totalmente e, forse, improvvisamente (così almeno fa pensare la
netta scomparsa di resti fossili oltre questa età). Il motivo di tale
estinzione costituisce un mistero paleontologico a tutt'oggi irrisolto, anche se
sono state formulate numerosissime ipotesi, in nessun caso però
completamente soddisfacenti. A ipotesi di tipo catastrofista che vedono la causa
nell'impatto di un meteorite o simili con la superficie terrestre e nelle
conseguenze climatiche di tale evento, si affiancano ipotesi gradualiste che
imputano l'estinzione a mutamenti del clima e dell'ecosistema (frazionamento
della Pangea, instaurarsi di cicli stagionali, comparsa di vegetazione a foglie
decidue, ecc.). Altri scienziati avanzano l'idea che in realtà i
d. non si siano estinti ma si siano perpetuati nella classe degli
uccelli: appaiono sempre più evidenti infatti, con il progredire degli
studi, parentele filetiche fra
d. ed uccelli come mostrerebbe ad esempio
il rinvenimento di tracce di circolazione a sangue caldo e di piumaggio. Allo
stato attuale, comunque, i problemi insoluti e le incognite relative a questi
animali sono di gran lunga superiori alle certezze
raggiunte.
Dinosauri del genere Struthiomimus