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Dinamite.

Chim. - Nome generico di una classe di esplosivi a base di nitroglicerina. La d. è costituita da una miscela di composti ad azione dirompente, comunemente impiegati per usi civili. La sua componente attiva è la trinitroglicerina, che fu preparata per la prima volta da Sobrero nel 1847. Si trattava però di un composto di difficile utilizzo in quanto ad alta esplosività, anche in seguito ad un semplice urto, sfregamento, riscaldamento, ecc. Fu Nobel, nel 1867, che ottenne un prodotto maneggevole facendo assorbire la nitroglicerina da un composto inerte come, nel suo caso, la farina fossile: in questo modo la d., pur conservando un alto potere dirompente (per quanto inferiore a quello della nitroglicerina pura), acquistò anche una relativa stabilità esplodendo solo se innescata da un'onda d'urto abbastanza veloce, come quella provocata, ad esempio, da una piccola quantità di detonante. Le d. oggi in commercio sono di vario tipo, ma tutte a base di trinitroglicerina. La G. D1M ha approssimativamente la seguente composizione:

Trinitroglicerina 40%
Nitrato di sodio o ammonio 57%
Inerti e assorbenti 3%

Sono in commercio anche diverse d. incongelabili, studiate per le necessità derivate dall'impiego in climi rigidi, in cui una parte della nitroglicerina è sostituita con nitroglicol (estere nitrico del glicol etilenico) oppure con dinitrotoluolo. Lo stesso Nobel, nel 1875, studiò un particolare tipo di d., la cosiddetta gelatina esplosiva, in cui la trinitroglicerina viene stabilizzata in una miscela con il 7-10% di nitrocellulosa, essa stessa un esplosivo. Si presenta come una gelatina che può essere impiegata direttamente oppure solidificata unendola ai consueti materiali inerti. I detonanti utilizzati per innescare l'esplosione della d. possono essere diversi. Prima della seconda guerra mondiale era molto in uso il fulminato di mercurio, oggi si impiega pressoché universalmente l'azoturo o azotidrato di piombo Pb N6, dotato di una buona sicurezza in quanto poco sensibile agli urti e di una elevata tolleranza all'umidità (mantiene inalterato il suo potere detonante anche con più del 10% di acqua assorbita). Avendo però una temperatura di accensione alquanto elevata (+330 °C circa) è di solito combinato con trinitro-resorcinato di piombo che tende ad abbassarla. La d. è di norma confezionata in cilindri del peso di 0,25÷1 kg, avvolti in carta paraffinata, detti candelotti. L'impiego avviene per mezzo di una miccia a combustione lenta, collegata alla capsula del detonatore a sua volta ospitata in una sorta di nicchia scavata nel candelotto di d.: un unico detonatore è sufficiente ad indurre l'esplosione di diversi candelotti. Le norme di sicurezza prevedono che candelotti e detonatori siano perciò custoditi separatamente fino al momento dell'uso. Data la sua natura di alto esplosivo, il commercio, la detenzione e l'impiego della d. è consentito solo alle persone munite di una specifica autorizzazione.