Pioggia dirotta e abbondante. Per antonomasia il
d. universale del racconto biblico. ║ Fig. - Grande
quantità. ● Geol. - V. DILUVIUM.
● St. delle rel. - Il racconto di un
d. che sommerse tutta la terra
abitata è uno dei temi mitici più diffusi e condivisi dalle
culture di ogni parte del mondo. Caratteristica fondamentale, che distingue tali
racconti da semplici miti di tipo diluviale, è il coinvolgimento
nell'evento dell'intero mondo naturale conosciuto e dell'intero genere umano. Si
conoscono complessivamente circa 400 versioni della vicenda del
d., parte
rintracciabile in documenti scritti, parte all'interno di antichissime
tradizioni orali. Una diffusione tanto larga ha prodotto due atteggiamenti nella
valutazione delle origini di questo mito: da una parte si ritenne che esso fosse
registrazione della memoria di un cataclisma di dimensioni mondiali realmente
verificatosi, dall'altra che i racconti presenti in culture anche lontane fra
loro non fossero che il risultato della progressiva differenziazione di un'unica
versione iniziale. Le ricerche archeologiche condotte in Mesopotamia nella prima
metà del Novecento hanno certificato la realtà di eventi diluviali
in molte città sumeriche (Ur, Uruk, Shuruppak, ecc.), benché
circoscritti e non contemporanei fra loro. In civiltà fluviali come
quelle sumerica, egizia, dell'India pre-aria, cinese, sviluppatesi a partire dal
III millennio a.C., è verosimile che piene catastrofiche abbiano potuto
autonomamente segnare il patrimonio mitologico di quelle diverse culture;
ugualmente sono comprensibili tali miti nelle civiltà isolane dell'Oceano
Pacifico. D'altra parte l'acqua ha un valore simbolico intrinseco e profondo,
anche a livello psicanalitico, dei singoli come della collettività (si
ricordi al proposito l'interpretazione dei miti quali espressione degli
archetipi dell'inconscio dei popoli). Come già nei miti cosmogonici le
acque primordiali sono legate alla nascita del mondo e dell'uomo, così le
acque del
d. rappresentano il momento purificatore in cui alla morte di
un'umanità corrotta segue la rinascita ed un nuovo inizio. Si
tratterebbe, in pratica, del racconto mitico dell'
iniziazione dell'intero
genere umano corrispondente ai riti di iniziazione dei singoli che, presenti in
tutte le culture, sono assai spesso collegati ad acque lustrali. Attualmente,
dunque, gli studiosi ritengono che narrazioni mitiche autonome e originali nelle
diverse culture mondiali si siano incontrate e reciprocamente influenzate in un
secondo tempo, lungo le direttrici di diffusione che, per esempio, partendo
dalla Mesopotamia toccavano l'India (Mohenjo Daro, Harappa) e, attraverso
l'Oceano Indiano, le culture del Pacifico e dell'Oceania e le coste
dell'America, o ancora attraverso l'Iran si muovevano verso l'Asia centrale e
settentrionale, per spingersi dalla Siberia verso la Scandinavia da una parte e
l'America del Nord dall'altra. Dal Medio Oriente semitico ci giungono testi fra
i più affascinanti a proposito del
d., quello biblico e quello
accadico narrato nell'
Epopea di Gilgamesh, entrambi derivati sicuramente
da una comune versione di ambito mesopotamico, in cui l'importanza assunta in
quella cultura dall'evento emerge da moltissimi dati. Già gli archivi
delle città-stato sumeriche, infatti, ci hanno restituito tavolette
sull'argomento e le stesse genealogie reali di Uruk erano divise in un periodo
antediluviale e in uno postdiluviale. Se la vicenda di
Noè e
quella di
Utnapishtim sono assai simili da un punto di vista
narratologico (scelta di un uomo puro e integro destinato a salvarsi e a
traghettare l'umanità da un epoca all'altra, avvertimento della
divinità, costruzione di un'imbarcazione, inondazione della terra - che
viene invasa sia dalle acque celesti sia da quelle sotterranee a significare il
ritorno del Caos primordiale antecedente una nuova creazione -, fine del
d., liberazione della colomba che riporta nel becco un rametto, uscita
sulla terra asciutta, nuova alleanza con la divinità, segno della nascita
di una nuova umanità), spiccano invece differenze connotanti le culture
originarie. Se il racconto della Bibbia ha una giustificazione etica, in cui il
d. assume la funzione di punizione per la colpa morale
dell'umanità che deve essere così radicalmente estirpata e
purificata, il
d. sumero-accadico è causato pretestuosamente dal
fastidio arrecato agli dei dal "rumore eccessivo" prodotto dagli uomini. La
concezione del
d. come conseguenza di un tabù infranto più
che di una reale colpevolezza è estremamente evidente in un mito delle
isole Figi, in cui le acque sono scatenate a causa dell'uccisione accidentale di
un uccello amato dal dio Dengei. In questo caso la funzione lustrale del
d. sembra legata ad una concezione velatamente ciclica che vuole
un'umanità progressivamente degradata che esige un nuovo inizio: tale
ciclicità è evidentemente estranea alla Bibbia e all'ebraismo per
cui la storia umana è lineare e irripetibile. Legato al filone
medio-orientale e alla valenza di un nuovo inizio appare anche il mito greco di
Deucalione e Pirra, sopravvissuti al
d. scatenato da Zeus grazie ad
un'arca. Al defluire delle acque essi chiedono consiglio all'oracolo della dea
Themi (divinità preposta all'ordine) che risponde loro di seminare dietro
di sé le "ossa della grande genitrice". Gettando alle loro spalle i sassi
della Terra, Deucalione e Pirra vedono sorgere gli uomini e le donne della nuova
umanità.