Med. - Malattia infettiva acuta, contagiosa, che si
manifesta con lesioni periferiche, concentrate alle alte vie respiratorie, e
complicanze che riguardano soprattutto il cuore ed il sistema nervoso
periferico. L'agente causale della malattia è il
Corynebacterium
diptheriae, descritto da Klebs e da Löffler nel 1884, il quale produce
la
tossina difterica responsabile della maggior parte dei fenomeni
morbosi. Il corinebatterio si localizza di preferenza nelle mucose delle prime
vie aeree (cavità nasali, faringe e laringe), meno spesso in quelle
dell'occhio o dei genitali o nella cute attraverso lesioni pregresse. Il germe
si moltiplica in queste sedi, provocando lesioni infiammatorie e necrosi e
producendo pseudomembrane fibrinose, bianco-grigiastre, che aderiscono con forza
ai tessuti sottostanti. Dalla quantità di tossina prodotta dai batteri
dipende la virulenza dell'infezione, in quanto essa si diffonde col sangue
all'intero organismo provocando sintomatologia generale e alterazioni di singoli
organi o apparati. Il contagio, esclusivamente interumano, avviene per contatto
diretto con la persona malata o portatrice sana; la malattia è più
frequente e grave in soggetti non vaccinati (soprattutto bambini) ed ha in
genere carattere sporadico endemico e solo raramente si segnalano recrudescenze
di tipo epidemico. Si deduce, nella profilassi della
d., l'importanza
della
vaccinazione antidifterica. In Italia è obbligatoria per
legge ed è praticata nei primi mesi di vita in associazione con il
vaccino antitetanico e (facoltativamente) con quello antipertossico; dopo la
prima dose, sono previsti diversi richiami entro il decimo anno di vita.
L'immunità ottenuta può essere valutata mediante una prova
cutanea, detta
prova di Schich. Il periodo di incubazione della
d.
è compreso fra i 2 e gli 8 giorni cui seguono, come prime manifestazioni,
febbre leggera e malessere generalizzato. Successivamente la sintomatologia si
differenzia in relazione alla localizzazione del processo infettivo. La
faringite difterica presenta febbre costante ed elevata,
difficoltà di deglutizione, linfonodi ingrossati e dolenti, faringe e
tonsille interessate dalla formazione delle pseudomembrane, prostrazione,
tachicardia, ipotensione. Può assumere notevole gravità a causa
della forte vascolarizzazione della mucosa faringea che favorisce la messa in
circolo della tossina difterica. La
laringite difterica o
crup
è la forma più temibile di
d., a causa delle
difficoltà respiratorie e del pericolo di soffocamento che sussiste in
caso di un distacco delle pseudomembrane (V.
CRUP). La
rinite difterica o
nasale, è frequente nel
lattante ma rara nell'adulto; meno grave di altre manifestazioni della malattia,
è però difficilmente riconoscibile nelle sue prime fasi diventando
notevole fonte di contagio. La
d. cutanea si sviluppa su ferite
preesistenti della pelle di cui provoca una caratteristica ulcerazione; tuttavia
assume raramente un decorso preoccupante data la difficile diffusione della
tossina dal livello epidermico. Le complicazioni più frequenti per
effetto della tossina sono la
miocardite, con gravi aritmie e
insufficienza cardiaca, e la
neurite post-difterica, di insorgenza
tardiva e causa di disturbi motori di vario tipo. La diagnosi della
d.
può essere formulata con sicurezza solo in seguito ad esame colturale che
certifichi la presenza del corinebatterio. La terapia consiste nella
somministrazione, endovenosa o intramuscolare, del siero antidifterico (derivato
da cavalli appositamente immunizzati) che neutralizza la tossina in circolo con
la corrispondente antitossina. Alla sieroterapia, che agisce solo sulla tossina,
si affianca un trattamento antibiotico, con penicillina ed eritromicina, che
agisce invece direttamente sui batteri produttori di tossine. La prognosi
è oggi molto migliore che in passato, essendosi ridotto il tasso di
mortalità intorno al 4%, pur toccando il 10% in presenza di crup o di
miocardite.