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Didàttica.

Sezione della pedagogia che si occupa in particolare dei processi dell'apprendimento. Poiché l'opzione didattica si è sempre configurata come concreta attuazione di un ideale pedagogico, segue che tale opzione dipenda dalla particolare formulazione di quest'ultimo, in quanto strettamente connesso alla situazione storico-sociale in cui è inserito ed applicato. Il concetto attuale di d. ne ha negato la semplice riduzione a metodica dell'insegnamento e, in ultima analisi, a strumento di controllo e gestione disciplinare dei processi emotivi e di relazione in vista di una trasmissione di contenuti. La tradizionale d. normativa e dogmatica riteneva infatti di poter determinare un metodo (d. generale) tale da poter essere applicato, con le opportune differenziazioni e specializzazioni, all'intera realtà scolastica (d. speciali). A partire dagli anni Cinquanta, soprattutto nei Paesi anglosassoni, si cominciò a collegare la ricerca d. con le diverse scienze dell'educazione (psicopedagogia, psicologia dell'età evolutiva, psicologia dell'apprendimento, sociologia dell'educazione, antropologia sociale e culturale) e, in base a tali collegamenti, si avviò la progettazione di curricula generali e settoriali secondo una particolare griglia di riferimento. 1) Utilizzo delle conoscenze sugli stadi dello sviluppo del bambino e dell'adoloscente, raccolti dagli psicologi mediante lo studio dell'età evolutiva. La progettazione curricolare deve individuare l'area di sviluppo potenziale dell'educando (relativamente all'intelligenza, all'acquisizione di capacità operative formali, all'armonia emotiva e cognitiva, ai processi relazionali e di socializzazione) e cercare di finalizzare l'intervento specifico dell'insegnante al sostegno di tale sviluppo. 2) Individuazione di aree interdisciplinari cui riferire l'intervento didattico: linguistico-comunicativa, matematico-logica-epistemologica, storico-sociale, corporeo-artistico-tecnologica. 3) Scelta, sia generale sia relativa ad ogni area interdisciplinare, degli obiettivi e dei contenuti dell'apprendimento fondamentali, da strutturarsi in tassonomie che ne stabiliscano la gerarchia e le reciproche correlazioni. Il numero e la varietà delle tassonomie che sono state elaborate (ricordiamo per tutte la tassonomia degli obiettivi cognitivi di Bloom, quella degli otto tipi di apprendimento di Gagné, quella strutturalistica di Bruner) hanno un grado di astrazione molto alto e in definitiva incidono poco sulla realtà scolastica. Tuttavia una formulazione adeguata di questo strumento da parte dei titolari dell'azione didattica, se ben declinato all'interno della realtà socio-culturale degli allievi, potrebbe rivoluzionare le dinamiche e le relazioni di apprendimento-insegnamento. 4) Ripensamento dei criteri valutativi che, in armonia con le scelte tassonomiche e con l'individuazione delle aree di sviluppo potenziale, non rispondono più ad un livello soggettivamente prestabilito di "successo" scolastico, ma si riferiscono alla massimizzazione dell'apprendimento. Ciascun obiettivo specifico di ciascuna sequenza di apprendimento deve essere valutato mediante prove oggettive di profitto mirate sulle caratteristiche dell'obiettivo medesimo.