Med. - Termine generico usato per indicare patologie
caratterizzate dall'alterazione del ricambio, con conseguente aumento della
diuresi o, più frequentemente, con presenza di glucosio nelle urine.
Esistono numerosi tipi di
d., ognuno dei quali con una propria eziologia
e un diverso quadro clinico, tuttavia nell'uso comune il termine viene usato per
indicare il
d. mellito. Se non curato, il
d. può condurre a
gravi conseguenze (talvolta fino al coma e alla morte) e comunque favorire
l'insorgere di infezioni. ║
D. mellito: alterazione del metabolismo
che regola la concentrazione di glucosio nel sangue, a decorso cronico. È
dovuto a un'insufficiente produzione di insulina delle ghiandole surrenali e si
manifesta con iperglicemia (glicemia al di sopra dei valori medi di un grammo di
glucosio in un litro di sangue) e glicosuria (presenza di glucosio nelle urine),
che causa un'elevata perdita di calorie, fino a 1.000-2.000 al giorno. La
sintomatologia del
d. mellito è caratteristica: sete, astenia,
senso di fame, prurito, aumento della diuresi. Tuttavia tali manifestazioni
possono essere modificate o eliminate mediante la somministrazione di farmaci
adeguati (insulina e antidiabetici) e un severo controllo della dieta. La
malattia dipende da fattori di ordine genetico, ma non sono stati ancora
individuati i geni responsabili, né il loro meccanismo di funzionamento.
Alcuni studi sembrano confermare che la trasmissibilità della patologia
si effettui mediante un gene di tipo recessivo a penetranza bassa o incompleta,
cosicché non tutti gli individui predisposti geneticamente sono colpiti
dall'insorgere della malattia nel corso della loro vita. A tali fattori si
assomma l'alterazione dell'azione dell'insulina, responsabile della
capacità delle cellule di assorbire il glucosio. Il meccanismo di
funzionamento non è stato chiarito, ma sembra che si tratti di una
diminuzione di insulina per esaurimento delle cellule beta del pancreas che
presiedono alla sua produzione; tale diminuzione può essere dovuta a
fattori esogeni o endogeni, quali obesità, somministrazione di farmaci
cortisonici, pancreatite cronica. Un altro fattore responsabile del
d.
sembra essere l'impossibilità dell'insulina, prodotta in quantità
normale, di svolgere la sua funzione fisiologica, a causa di fattori quali la
presenza nel sangue di anticorpi antiinsulina, disturbi vascolari. Numerose
ricerche hanno accertato l'esistenza di fattori di predisposizione all'insorgere
del
d.; fra questi l'età (la malattia si manifesta con particolare
frequenza nella fascia compresa fra i 50 e i 70 anni), il sesso (più
colpite sono le donne), l'obesità. La patologia diabetica si manifesta
con intensità differenti: si suole distinguere quindi un
d. di tipo
I, tipico dell'età giovanile, sempre caratterizzato da una produzione
di insulina in quantità insufficiente; un
d. di tipo II,
più frequente nell'età adulta; un
d. infantile, molto raro,
che si manifesta prima della pubertà. Si parla poi di
sindrome
diabetica secondaria nel caso di patologie iperglicemiche dovute a cause
diverse (fattori nervosi, iperfunzionamento della corteccia surrenale,
alterazione nel funzionamento del fegato). La malattia subisce generalmente un
processo evolutivo, all'interno del quale si possono distinguere diverse fasi:
prediabete,
d. potenziale,
d. latente chimico (caratterizzato da
un quadro sintomatologico non chiaramente diagnosticabile),
d. chimico,
d. conclamato. Nelle forme più gravi si possono verificare
complicanze, quali stati febbrili, infezioni varie, cheratiti, coma diabetico
(complicanze acute) oppure neuriti, alterazioni oculari (complicanze croniche).
La terapia varia a seconda dello stadio della malattia e in funzione di un
complesso di fattori diversi, quali l'età dell'individuo, il tipo e
l'intensità dei sintomi, la durata della malattia, il peso corporeo. La
terapia prevede un severo regime dietetico, completo dei costituenti essenziali
(proteine, lipidi, glicidi, sali minerali, vitamine), la somministrazione di
insulina (ad azione immediata o ritardata) e di ipoglicemizzanti orali. ║
D. insipido: sindrome dovuta a carenza di ormone antidiuretico (ADH) a
causa di lesioni della neuroipofisi; l'assenza di ADH impedisce il normale
riassorbimento di acqua e provoca una forte eliminazione di urine e una intensa
sensazione di sete. Si può curare mediante somministrazione di estratti
di ADH. Il nome con il quale è conosciuto deriva dall'antica usanza di
assaggiare le urine per individuare l'eventuale presenza di zuccheri. ║
D. bronzino: rara malattia di natura maligna caratterizzata da un
eccessivo assorbimento di ferro da parte dell'intestino, che provoca depositi di
emosiderina e, in conseguenza, sclerosi che alterano le funzioni degli organi
interessati. Si manifesta con un ingrossamento del fegato e con una forte
pigmentazione scura della cute causata dal deposito di melanina. È noto
anche come
emocromatosi o
cirrosi pigmentaria. ║
D.
renale: affezione di natura benigna a carattere ereditario recessivo,
caratterizzata dagli stessi sintomi del
d. insipido. Può essere
curato con la somministrazione di diuretici che favoriscano il riassorbimento
dell'acqua nel tubulo renale. Colpisce spesso individui di giovane
età.
Rappresentazione grafica dei livelli del diabete