(latinizzato
Cartesius italianizzato
Cartesio). Filosofo e matematico francese. Appartenente a una famiglia di
magistrati della piccola nobiltà, frequentò il collegio dei
Gesuiti di La Flèche, seguendo il corso di studi tradizionale, impostato
sul sapere aristotelico. Ultimati gli studi, partecipò alla guerra dei
Trent'anni, e nel 1619, durante una tregua, decise di dedicare tutta la sua vita
al rinnovamento del sapere: la metafisica, la fisica, l'etica e lo stesso credo
religioso di ascendenza aristotelica acquistavano valore nuovo sulla base del
metodo matematico-razionale. Tra il 1622 e il 1628 viaggiò in Italia e in
Francia, quindi nel 1629 si ritirò a Franeker, in Olanda, per meditare in
solitudine sui massimi problemi filosofici e per dedicarsi a ricerche
matematiche, ottiche e astronomiche. L'Olanda rimase la sua sede privilegiata,
fino al 1649, anche per sfuggire all'Inquisizione: da qui intrecciò una
fitta corrispondenza con gli scienziati e i filosofi del suo tempo, attraverso
la mediazione di padre Mersenne. Nel 1649 fu invitato a Stoccolma dalla regina
di Svezia, Cristina, alla cui corte morì l'anno successivo. Fondatore del
razionalismo moderno, estese a tutte le scienze il metodo matematico. Il suo
pensiero è pertanto la più chiara testimonianza della
mentalità occidentale protesa all'evidenza razionale e all'ideale
matematico della conoscenza. L'analisi cartesiana si basa sull'affermazione
dell'evidenza intrinseca del pensiero, sull'assoluta identità del
soggetto con se stesso, ovvero sulla certezza del proprio pensiero e della
propria esistenza, senza interferenze oggettuali esterne che espongano alla
possibilità dell'errore. Essere e pensiero si identificano nell'Io
autocosciente,
cogito ergo sum: l'atto del pensiero che coglie se stesso
è il fondamento di ogni certezza. Il pensiero stesso,
res
cogitans, è l'essenza dell'anima, e l'atto del dubbio rivolto sul
pensiero stesso è sempre un atto di autocoscienza. A partire da questa
certezza,
D. si pone il problema dell'esistenza di Dio e del mondo
esterno,
res extensa. Poiché nell'Io vi sono idee innate, altre
provenienti dall'esterno o avventizie ed altre ancora fittizie, cioè
prodotte da noi stessi, e poiché tra quelle innate vi è l'idea di
una sostanza eterna, infinita, immutabile, indipendente, onnisciente e
onnipotente, cioè divina,
D. può affermare l'esistenza di
Dio. La spiritualità dell'Io consiste nell'autocoscienza e nella
capacità di pensare la perfezione: essa implica l'esistenza di Dio,
inteso come sostanza assoluta, esistente in sé e per sé, piena
coincidenza di essere e di pensiero. In tal modo l'Io, una volta scoperto Dio,
ha scoperto la condizione assoluta della sua validità oggettiva: la
dottrina cartesiana pone quindi a fondamento assoluto del sapere
metafisico-scientifico ciò che è innato, intelligibile e
indipendente dall'esperienza. Pertanto, anche la realtà del mondo esterno
dev'essere dimostrata non per mezzo dell'esperienza, ma delle idee innate, e
poiché Dio è un'assoluta identità di pensiero e di essere,
è possibile affermare l'esistenza del mondo esterno non sulla base
dell'esperienza, ma sulla base dell'idea di Dio. Reale è dunque
ciò che la ragione può concepire chiaramente e distintamente,
senza contraddizioni. Ne consegue che niente può esistere di ciò
che la mente concepisce come contraddittorio, per cui, essendo la matematica una
scienza a priori e la fisica una costruzione deduttiva pura, nell'ambito di
questa gli atomi non possono sussistere in quanto il concetto di atomo,
particella indivisibile, è contradditorio. La vita è pertanto
ridotta dal meccanicismo cartesiano a pura funzione fisica che elimina, come
privi di senso, concetti tipicamente aristotelici come quelli di anima ed
energia, per prendere invece in considerazione come unica sostanza spirituale
l'Io autocosciente che può pervenire all'idea dell'assoluta perfezione,
ovvero di Dio. Come essere pensante l'uomo possiede le idee innate e una
volontà libera capace di aderire all'evidenza della realtà: ma
l'uomo è anche
res extensa, cioè corpo fra corpi, soggetto
al meccanismo fisico. Come unione di spirito e di corpo, l'uomo risulta come un
complesso di sensazioni, passioni, sentimenti oscuri e incontrollabili, di
fronte ai quali la volontà può trovarsi in condizione di agire
senza attendere il giudizio dell'intelletto. Ne consegue che, mentre in Dio
intelletto e volontà si identificano, nell'uomo essi sono distinti, per
cui egli può agire senza attendere il giudizio dell'intelletto, avvalersi
dell'arbitrio e cadere nell'errore. L'uomo è pertanto simile a Dio non
per il suo intelletto (che è circoscritto e limitato, per quanto
infallibile), ma per la volontà che anche in lui è infinita e
illimitata. Nonostante i frequenti riferimenti a Dio, il sistema cartesiano,
dominato da rigore matematico, non lascia spazio agli slanci mistici della fede
religiosa, né alle intuizioni irrazionali, per quanto il razionalismo
cartesiano sia fondamentalmente una celebrazione dello spirito, concepito come
Ragione universale e impersonale. Tra gli scritti:
Trattato sul
mondo (1633);
Discorso sul metodo (1637);
La geometria (1637),
che pose le basi della nuova geometria analitica;
Meditationes de prima
philosophia (1641);
Principia philosophiae (1644);
Le passioni
dell'anima (1649);
Regulae ad directionem ingenii (opera pubblicata
postuma, nel 1701, per quanto risalente al 1628);
Il trattato sull'uomo
(pubblicato postumo nel 1664);
Primi pensieri sulla generazione degli
animali (pubblicato postumo, nel 1701) (La Haye, Turenna 1596 - Stoccolma
1650).
LE OPERE DI RENÉ DESCARTES
|
1628 1637 1641 1644 1649
|
Regulae ad directionem
ingenii Discours de la méthode
(comprendente: Dioptrique, Météores,
Géométrie) Meditationes de
prima philosophiae Principia
philosophiae Les passions de
l'âme
|
1664 1664 1657-67 1701
|
Opere postume
De
l'Homme Le Monde ou Traité
de la
lumière Lettres Opuscula
posthuma, Physica et mathematica
|