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Dervìscio.

Fedele maomettano membro di una confraternita (tarika) e soggetto al voto di povertà. ● Encicl. - Le confraternite mistiche sorsero nei Paesi musulmani a partire dal XII sec.; i d. ad esse appartenenti non avevano particolari obblighi, se non quello di partecipare a cerimonie religiose comuni e di osservare determinate regole ascetiche. Generalmente i d., la cui vita era ritenuta santa dal popolo, godevano di grande stima e considerazione; alcune confraternite assunsero quindi una grande autorità, che permise loro talvolta di contrastare efficacemente il potere politico e soprattutto di opporsi al processo di occidentalizzazione. La presenza di d. assunse un particolare significato nel 1881 quando Muhammad Ahmad, proclamatosi mahdi (profeta), predicò la rivolta contro il Governo del Cairo e riuscì a strappare il Sudan all'Egitto. Egli apparteneva infatti alla confraternita dei Sammaniyyah, al pari di parecchi suoi compagni. D. furono anche in Somalia i seguaci di Muhammad ibn 'Abd Allāh, che impegnò duramente gli Italiani e gli Inglesi dal 1899 al 1921. ║ Più propriamente d. è colui che segue il sufismo, che cioè ha accolto quale norma della propria vita le tendenze ascetico-mistiche dell'Islam che vanno sotto il nome di sufi e il cui centro più fiorente fu l'Iraq. I primi d. iracheni si riallacciarono alle due scuole teologiche e giuridiche della dottrina musulmana: la prima di ispirazione realistico-razionale e propugnata principalmente da Hasan al-Basri, l'altra idealistico-tradizionalistica rappresentata soprattutto dal poeta Abu'l'-'Atahiya. Negli insegnamenti di questi primi mistici si possono distinguere tre momenti fondamentali: uno teologico che postula l'accentuazione del concetto musulmano dell'unità di Dio; uno etico che si manifesta in una cieca fiducia riposta nella provvidenza celeste; infine, un momento liturgico che si estrinseca nella menzione ripetuta di nomi e attributi divini (e pertanto degenera spesso in pratiche di esaltazione collettiva).