Umanista italiano. Dopo aver studiato a Roma,
Firenze, Padova e Bologna, entrò nell'ordine ecclesiastico, stabilendosi
a Roma per alcuni anni. Qui scrisse dei
Capitoli di argomento burlesco,
caratterizzati da vivacità stilistica e ispirati a una vena mordace.
Commissario apostolico nel 1540, quattro anni più tardi fu eletto
arcivescovo della diocesi di Benevento, che amministrò però sempre
da lontano. In seguito fu inviato da Paolo III in qualità di nunzio
apostolico a Venezia, dove introdusse il tribunale dell'Inquisizione la cui
istituzione, che aveva lo scopo di impedire la nascita di movimenti eretici,
suscitò aspre polemiche con P.P. Vergerio. Sotto Paolo IV fu scelto come
segretario di Stato. Scrittore sia in latino che in italiano, sia di opere in
versi che in prosa,
D. è famoso soprattutto per il
Galateo
(il titolo deriva dal nome del dedicatario Galeazzo Florimonte, vescovo di
Sessa). L'opera, composta tra il 1550 e il 1555, che costituisce un vero e
proprio trattato sul comportamento da adottare in società, si configura
come una serie di ammaestramenti e consigli offerti da un vecchio illetterato a
un giovane. Ricalcata sul modello boccaccesco, la prosa risulta sapientemente
calcolata, pura ed elegante, nel complesso molto raffinata, riflesso di un
equilibrio e di una armonia che sono prima di tutto umani e morali. Importanza
notevole nel panorama letterario del XVI sec. ebbero anche le
Rime di
D., che costituiscono un canzoniere abbastanza esiguo. I componimenti,
sonetti e canzoni, si iscrivono chiaramente nella linea del petrarchismo
cinquecentesco; essi mostrano tuttavia, almeno nei componimenti migliori, una
vena e un linguaggio originali, soprattutto nell'uso frequente degli
enjambement che conferiscono ai versi un'ampiezza maggiore e più
solenne, ma anche una nuova drammaticità. Fra le opere minori di
D. si ricordano la
Vita di Bembo (in latino), alcune liriche
latine, numerose prose alcune delle quali ancora inedite, diverse orazioni e le
lettere (Mugello 1503 - Montepulciano 1556).