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Delitto e castigo.

(Prestuplénie i nakazanie). Romanzo di F.N. Dostoevskij, edito nel 1866. Raskolnikov, un povero studente, orgoglioso del proprio ingegno e del proprio sapere, convinto della propria superiorità rispetto agli uomini comuni, sente in sé forze e capacità eccezionali che potrebbero condurlo a giovare immensamente all'umanità. Ma la povertà lo penalizza, e la frustrazione, supportata da un'adesione intellettuale alle teorie nietzscheane del superuomo, lo conduce a sentirsi libero dagli obblighi della morale comune e giustificato a commettere l'omicidio di una vecchia usuraia, dannosa per la società, potendo così emanciparsi dalla sua povertà. Raskolnikov uccide e prova orrore per il sangue, orrore per il delitto, orrore per se stesso, e un angoscioso timore dell'arresto, del processo, della condanna. Commesso il delitto, nessuno sospetta di lui, ma egli è tormentato dal bisogno irresistibile di liberarsi la coscienza confessando il delitto. Così il giovane comincia a frequentare poliziotti e magistrati che pur non lo stanno cercando, attirando su di sé sospetti. L'amicizia con una ragazza, Sonia, prostituitasi per aiutare la famiglia poverissima, spinge Raskolnikov a confidarle il suo segreto, fatto che suscita in lui una consapevolezza nuova e lo aiuta a fare una piena confessione al giudice incaricato dell'istruttoria. Condannato alla deportazione in Siberia, il giovane accetta di subire il castigo per la propria colpa e, accompagnato da Sonia, per mezzo del suo amore cresce in lui il senso di solidarietà con tutti gli uomini.