Famiglia feudale. Al ramo principale appartennero
numerosi personaggi di primo piano dell'età comunale. ║
Enrico
il Guercio: uno dei signori fra cui era stata divisa la Marca di Savona,
prima che si erigesse a libero Comune. Parteggiò per Federico Barbarossa
e fu suo plenipotenziario alla Pace di Costanza (1183). Ai suoi figli
lasciò il Marchesato di Noli e Finale (XII sec.). ║
Enrico
II: figlio di Enrico il Guercio. Marchese di Finale, diede forma e struttura
al piccolo Stato, che durò per circa tre secoli. Combatté contro
le mire espansionistiche di Genova lungo la costa ligure, ma dovette fare atto
di sottomissione (XII-XIII sec.). ║
Jacopo: guidò i
ghibellini sostenitori di Federico II contro la guelfa città di Genova,
ma dovette scendere a patti alla morte dell'imperatore (XIII sec.). ║
Alfonso I: marchese di Finale. Dopo due secoli di lotta con la vicina
Genova, nel 1496 riuscì ad ottenere l'investitura per il suo Stato
direttamente dall'imperatore Massimiliano I, che lo fece anche suo vicario,
sottraendo così il marchesato alla tutela feudale di Genova. Privato del
suo dominio ad opera dei fratelli, che approfittarono di una spedizione da lui
condotta contro i ribelli Corsi, ne rientrò in possesso nel 1506 (m.
1528). ║
Alfonso II: nipote di Alfonso I. Marchese di Finale,
ottenne il titolo di principe dell'Impero nel 1564 ma, a causa del governo
tirannico da lui esercitato, nel 1566 venne scacciato dai suoi possessi con
un'insurrezione di popolo. In seguito combatté per l'imperatore in
Ungheria (m. 1583). ║
Sforza Andrea: figlio di Alfonso II. Marchese
di Finale, nonostante numerosi tentativi, non riuscì mai a rientrare in
possesso dei suoi domini, finché nel 1598 vendette Finale alla Spagna (da
cui Genova lo riacquistò in seguito), mantenendo solo il titolo
nobiliare. Con lui si estinse anche il ramo principale della famiglia che,
però, continuò in numerosi rami minori nei feudi del Monferrato
(XVI sec.). ● Arte -
Monumento sepolcrale a Ilaria D.: tomba
marmorea conservata nel duomo di Lucca. Fu scolpita da Jacopo della Quercia nel
1406 quale monumento funebre per la seconda moglie di Paolo Guinigi signore di
Lucca. Nell'opera si notano riflessi della coeva arte borgognona e influssi
classici (nei festoni e nel fregio in particolare), ma soprattutto la cultura e
la formazione di matrice gotica dell'artista. Dopo la morte di Paolo nel 1432,
il monumento fu manomesso e scomposto. Fu completamente ricomposto solo nel 1913
da Peleo Bacci, che rintracciò le parti mancanti del sepolcro in parte
agli Uffizi, in parte a Palazzo Ducale.