Uomo politico francese. Magistrato, entrò in
politica come segretario della madre di Napoleone e consulente legale di Luigi
Bonaparte, re d'Olanda. Solidarizzò con la restaurazione borbonica e fu
nominato prefetto di polizia di Parigi e quindi eletto deputato in Parlamento.
Guadagnatosi la stima di Luigi XVIII, ottenne il titolo di conte e
successivamente di duca (1820). Nominato ministro di Polizia nel settembre 1815,
nel gennaio del 1819 assunse il ministero degli Interni e nel novembre
successivo la presidenza del Consiglio. Dotato di senso politico, cercò
di frenare le tendenze più reazionarie del nuovo regime, considerando
poco saggio l'eccedere nella restaurazione. Convinto della necessità, per
il regime borbonico, di scendere a compromessi con la nuova classe borghese, in
modo da rendere "monarchica la Nazione e nazionale la corona", adottò una
politica molto flessibile, che conservava assai poco del regime monarchico
prerivoluzionario. In tal modo, consentì al Governo di guadagnarsi la
fiducia e l'appoggio della ricca borghesia, conducendo un'efficiente politica
finanziaria, tesa a restituire stabilità ed equilibrio al tesoro
pubblico. L'assassinio, nel febbraio 1820, del duca di Berry, nipote del re ed
erede alla corona, consentì agli
ultras, che ne avevano avversato
la linea politica e lo accusarono di aver creato le condizioni psicologiche
nelle quali era maturato il crimine, di avere il sopravvento. In quella
situazione Luigi XVIII dovette rassegnarsi ad allontanarlo dal Governo e a
richiamare il duca di Richelieu. Fu in seguito ambasciatore a Londra (1820-22) e
nel 1822 successe a Sémoville come gran referendario della Camera dei
pari (Saint-Martin-en-Laye, Gironda 1780 - Decazeville 1860).