(dal francese
décadentisme). Complesso
di atteggiamenti dello spirito e di orientamenti del gusto che si affermarono in
campo artistico-culturale in Europa a partire dalla fine del XIX sec. ●
Lett. - L'origine del termine viene ricondotta a un sonetto intitolato
Langueur di P. Verlaine ("Je suis l'Empire à la fin de la
décadence") e alla fondazione della rivista di Anatole Baju "Le
Décadent" (1886-89).
Décadents furono inizialmente definiti
dai critici, in senso dispregiativo, alcuni rappresentanti dei cenacoli
bohémiens della
Rive gauche parigina, quali gli
Hirsutes,
gli
Zutistes, i
Nous autres, il
Chat noir. Benché le
poetiche del
D. e i movimenti letterari che incarnarono gli atteggiamenti
e gli schemi definiti decadenti costituiscano ancora oggi oggetto di indagine,
alcuni elementi possono essere assunti come basi per una comprensione generale
di questo fenomeno, in cui affonda le radici la cultura contemporanea. Il
D. si sviluppò a partire dalla drammatica dicotomia dello spirito
romantico tra l'individualistica volontà di affermazione dell'io sulla
realtà e il desiderio di conseguire un mistico annullamento della
personalità; fu soprattutto una rivolta antirealista che svalutò
da un lato gli aspetti oggettivi e i vincoli sociali rivendicando la solitudine
dell'uomo, dall'altro la natura stessa come insieme di parvenze, schermo di una
realtà più vera e inconoscibile. Già l'esperienza dei
Parnassiani, con il culto dell'"arte per l'arte", con la teorizzazione del
rifiuto della realtà in vista di un mondo poetico estremamente raffinato
e con la negazione della personalità del poeta nella sua creazione, aveva
esaltato l'arte come supremo valore umano e relegato l'artista in una torre
d'avorio che non gli concedeva alcun contatto con la vita reale. Ponendo in
crisi la fiducia ottimistica nella scienza propria del Positivismo e del
Naturalismo, i decadenti rifiutarono l'idea di poter calare la realtà e
la psiche umana in schemi prefissati; affermarono invece l'esistenza di un mondo
e di una realtà come mistero, inattingibile da parte della
razionalità, rivendicando il compito di esplorare lo spirito umano alla
poesia, chiamata a scoprire l'inconscio e la sfera istintiva. I poeti si
accinsero all'esplorazione di zone profonde della coscienza interessandosi a
stati d'animo voluttuosi e misteriosi, all'analogia tra sensazioni differenti
come allusione a una profonda e misteriosa unità dell'essere. Sulla base
di questa esperienza i decadenti si posero il problema del linguaggio dell'arte
avvertendo l'inadeguatezza delle forme tradizionali ad esprimere le nuove
sensazioni e rivelazioni; rifiutando la realtà quotidiana degli altri
uomini, videro nella "vita maledetta", nei "paradisi artificiali", in tutto
ciò che veniva normalmente rifiutato e condannato, il segno di una
realtà diversa e autentica. Baudelaire per primo, nello stretto ossequio
formale delle istanze parnassiane, propose un nuovo contatto con la vita,
ritraendo quanto di impuro, di brutto, di malato e di equivoco la Parigi del suo
tempo gli offriva (quartieri poveri, zingari, ragazze di strada). Il suo intento
non era quello di creare una poesia realistica ma di cogliere l'intima analogia
tra le contraddizioni del suo animo e lo squallido paesaggio urbano. Sulla sua
scia si posero i grandi poeti simbolisti Verlaine, Mallarmé, Rimbaud che
in nome della nuova poetica rifiutarono ogni "sicura e venerabile tradizione",
bandirono la facile melodia, l'enfasi oratoria, le stucchevoli bellezze,
ricercando una poesia libera, espressione di strade non ancora battute e di
realtà raffigurate nel loro continuo trasmutare e divenire.
Tonalità nuove e inconsuete avevano il compito di fermare non colori
semplici e netti, ma
nuances, sfumature in cui si concretizzavano e al
tempo stesso si perdevano paesaggi e sensazioni. Compito della poesia era quello
di riprodurre una musicalità cui si affidava non il disegno logico di un
pensiero o di un discorso, ma l'atmosfera, lo stato d'animo vissuto dal poeta
nel momento della sua creazione e della sua esperienza di vita. La poesia doveva
essere libera da ogni svolgimento narrativo, da ogni tesi morale, politica e
sociale per divenire puro mezzo di illuminazione in cui la parola assumesse
valore non perché elemento logico del discorso ma per le sue virtù
evocative e suggestive. Veniva così infranto il senso dell'euritmia,
propria della classicità mentre nasceva la poesia del frammento rapido ed
illuminante denso di significati simbolici e il poeta diveniva il veggente, il
sacerdote dell'invisibile, non più il vate guida dei popoli e della
società. Negli stessi anni in cui in Francia i poeti simbolisti davano
vita alla poesia pura, nella narrativa comparvero le prime figure di eroi
decadenti, perfetti esteti ideali delle nuove generazioni: Des Esseintes
nell'opera
A ritroso (1884) di J.K. Huysmans, A. Sperelli in
Il
piacere (1866) di D'Annunzio, il protagonista di
Il ritratto di Dorian
Gray (1891) di O. Wilde; Axel dei
Racconti crudeli (1883) di Villiers
de l'Isle-Adam. Dalla Francia ben presto la nuova estetica si divulgò
divenendo fenomeno europeo. Derivazione diretta del
D. francese ebbe il
movimento ispano-americano chiamato Modernismo promosso da Rubén
Darío. In Inghilterra rispecchiarono alcune istanze decadenti il
già menzionato O. Wilde e W.B. Yeats; in Danimarca H. Bang, in Norvegia
H. Kink. In Svezia fu fondamentale l'esperienza dei drammi mistici di J.A.
Strindberg; in Russia basterà ricordare i nomi di D.S. Merežkowskij
e V.J. Brjusov; in Polonia quello di S. Przybyszewski. Per quanto riguarda la
Germania, bisogna menzionare il contributo di R. Wagner e di F. Nietzsche nella
formazione della problematica decadente. La concezione dell'unità delle
arti, elaborata dal musicista tedesco, divenne uno dei capisaldi della nuova
poesia: le
correspondences (misteriose analogie ed equivalenze tra
diverse sfere sensoriali, correlazioni e reciproche interferenze tra diverse
espressioni artistiche). Un altro elemento di grande rilevanza fu la
"volontà di potenza" nietzschiana, cioè l'ansia inesausta di
superamento a cui il filosofo assegnò come meta finale il dissolversi
dell'umano nel mito del superuomo. Il
D. tedesco si affermò
inoltre per opera di personalità come H. von Hofmannsthal, A. Schnitzler,
Th. Mann. In Italia le principali individualità che contribuirono allo
sviluppo e alla diffusione del clima decadente furono il già citato
D'Annunzio (oltre che con
Il piacere anche con opere come la
Contemplazione della morte e con il
Notturno); G. Pascoli, con la
poetica del "fanciullino", la sua visione del mondo come mistero, la sua poesia
ricca di simboli; i poeti crepuscolari, con la loro "stanchezza spirituale",
artisti incapaci di aderire a qualsiasi ideale e di credere nella filosofia,
nella politica e nella scienza; i poeti ermetici, i quali svilupparono gli
aspetti più strettamente tecnici della poetica decadente (il ricorso alla
metafora, all'analogia e al simbolo, come strumenti di conoscenza). Il
D.
trovò inoltre spazio in molte riviste ("Il Convito" di A. De Bosis e in
quelle delle avanguardie "Hermes" e "Leonardo"), anche se a lungo prevalse la
critica negativa del Croce, che vedeva nel
D. la continuazione aberrante
del Romanticismo. Negli anni Venti e Trenta furono invece critici entusiasti
della letteratura decadente L. Russo, D. Petrini, F. Flora, M. Praz, W.
Binni.