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Decabristi.

(dal russo dekabrist, der. di dekabr: dicembre). Nome con cui furono designati i congiurati russi liberali e repubblicani che parteciparono alla rivolta contro il regime zarista di Nicola I nel dicembre 1825. La Rivoluzione francese, la campagna napoleonica e i progetti liberali dello zar Alessandro I avevano favorito in Russia la creazione di un clima caratterizzato dall'affermazione di ideali libertari. Nel primo decennio del XIX sec., inoltre, la cultura aveva ricevuto un forte impulso e, grazie all'opera del ministro Zavadovskji (1802-10), era stata riorganizzata l'università di Mosca, erano sorte nuove università e numerose scuole medie, nonché società letterarie e scientifiche. L'involuzione reazionaria dello zar Alessandro, che si registrò nella seconda fase del suo regno, deluse le aspettative di quanti auspicavano l'inizio di un'epoca di riforme in Russia. Come reazione al blocco del rinnovamento deciso dall'alto, nacquero numerose società segrete di ispirazione liberale, secondo un modello che con la Restaurazione si era affermato in numerosi Paesi europei. Teorici del movimento furono uomini di cultura come P.I. Pestel', capo della "Società meridionale", e Murav'ëv; numerosi furono gli artisti e gli scrittori che simpatizzarono per la formazione politico-culturale: Puškin, Griboedov, Ryleev, Odoevskij, Bestužev, Marlinskij. Nel periodo di interregno seguito alla morte di Alessandro I, avvenuta nel novembre 1825, gruppi di nobili, appartenenti alla società segreta "Lega settentrionale", decisero di passare all'azione diretta contro lo zarismo per istituire un regime costituzionale. Centro della rivolta fu Pietroburgo, dove il 14 dicembre 1825 si sollevarono alcuni reparti di truppa. Si svilupparono focolai in altre parti del Paese e nella Russia meridionale; tuttavia, non essendo i congiurati riusciti a organizzare adeguatamente la rivolta, coordinando le diverse forze tra loro, la sommossa venne rapidamente domata. Furono compiuti un centinaio di arresti e pronunciate cinque condanne a morte per impiccagione: Pestél, Murav'ëv-Apostol, Bestužev-Rjumin, Ryleev, Kachovskij. Le sentenze a morte, ai lavori forzati e all'esilio, pronunciate sotto Nicola I, vollero essere un monito e una condanna anche dei nuovi fermenti culturali e letterari che nulla però riuscì a soffocare e che si manifestarono con nuovo vigore negli anni successivi. La rivolta alimentò le speranze delle società segrete, proponendosi come primo esempio di sollevazione liberale contro il regime zarista.