Generale e uomo politico francese. Appartenente a
una famiglia della piccola nobiltà cattolica, frequentò la scuola
militare di Saint-Cyr (1909-12). Ufficiale di fanteria agli ordini del
maresciallo Pétain, partecipò alla prima guerra mondiale, nel
corso della quale fu ferito e fatto prigioniero dai Tedeschi a Verdun (1916).
Durante la prigionia scrisse un'operetta,
La discordia presso il nemico
(1924), in cui i temi militare e strategico si univano a quello politico.
Rimpatriato nel 1919, proseguì la sua attività militare,
partecipando alla campagna di Polonia, nella guerra contro l'Unione Sovietica.
Collaboratore del maresciallo Pétain nel 1925, fu membro dello Stato
Maggiore in Libano tra il 1929 e il 1931, divenendo in seguito segretario del
Consiglio Superiore di Guerra (1932-36). Accompagnò sempre
l'attività militare all'elaborazione di riflessioni teoriche, sia come
insegnante di Storia Militare a Saint-Cyr (1921), sia scrivendo saggi e
articoli, quali
A fil di spada (1932) e
Verso l'esercito di
mestiere (1933), anche con l'intento di divulgare nuove concezioni
strategiche.
D. riteneva che l'esercito dovesse essere costituito da
militari professionisti, in particolare da reparti di mezzi corazzati e
dall'aviazione, che con la loro mobilità potessero assicurare una difesa
e un controllo più efficaci e immediati del territorio. Le sue teorie
furono avversate dai colleghi, tanto che nel 1936
D. fu costretto ad
abbandonare il Consiglio Superiore di Guerra; solo in campo politico egli
ottenne l'appoggio di P. Reynaud. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, fu
promosso generale di brigata e gli fu affidato il comando di una divisione
corazzata, con la quale in Alsazia, nel maggio 1940, sostenne gli attacchi delle
truppe tedesche. Il mese successivo fu nominato sottosegretario di Stato alla
Guerra nel Ministero Reynaud; tuttavia il 16 giugno 1940 quando, con il Governo
Pétain, si firmò l'armistizio con la Germania,
D.
lasciò clandestinamente la Francia e dalla Gran Bretagna iniziò a
organizzare la resistenza francese diffondendo appelli e bollettini da Radio
Londra e costituendo le Forze francesi libere (FFL). Nonostante la Corte
Marziale francese lo avesse condannato a morte in contumacia, per alto
tradimento,
D. riuscì a ottenere l'appoggio dell'Africa coloniale
francese. Per questo motivo, quando nel 1942 gli Alleati sbarcarono in Nord
Africa, egli divenne presidente del nuovo Comitato francese di liberazione
nazionale, (CLN), costituito ad Algeri nel 1943. Con lo sbarco in Normandia, nel
giugno 1944, il CLN istituì il Governo provvisorio della Repubblica
Francese, sotto la presidenza di
D. Questi, il 25 agosto entrò a
Parigi acclamato dalla folla; nel novembre dello stesso anno, dopo il
riconoscimento del Governo provvisorio,
D. fu nominato presidente, e
avviò la ricostruzione della Francia con una serie di riforme economiche
e sociali (nazionalizzazioni delle aziende, voto alle donne, ecc.). Tuttavia,
con il suo carattere autoritario, che mirava a concentrare in sé un forte
potere esecutivo,
D. entrò presto in contrasto con le forze
partitiche del Governo (Partito comunista, Partito socialista e Movimento
repubblicano popolare), tanto che, nel gennaio 1946 decise di rassegnare le
dimissioni. Fondato nel 1947 un proprio movimento politico, il Rassemblement du
Peuple Français (RPF), si oppose pregiudizialmente a tutti i Governi
della Quarta Repubblica. Dopo un successo iniziale,
D. perse numerosi
voti nelle elezioni del 1951 e nel 1953 decise di sciogliere la formazione
politica da lui creata, ritirandosi a vita privata e dedicandosi alla stesura
delle sue
Memorie di guerra. Per superare la difficile situazione
politica della Francia (ridotta sull'orlo della guerra civile in seguito
all'adozione di una politica di forza contro i movimenti nazionalisti
dell'Indocina e dell'Africa settentrionale), nel 1958 l'Assemblea Nazionale
decise di richiamare
D. alla politica attiva. Assunti i pieni poteri il
1° giugno dello stesso anno, in settembre
D. sottopose a referendum
una nuova Costituzione, destinata a trasformare la Francia da Repubblica
parlamentare in Repubblica presidenziale. Dopo aver ottenuto l'83% dei voti nel
referendum, nelle elezioni legislative di novembre
D. ottenne con il suo
partito, l'Union pour la nouvelle République (UNR), la maggioranza
assoluta, e in dicembre fu eletto Presidente della Quinta Repubblica. Nel 1962
consolidò il potere personale presidenziale con una riforma
costituzionale, approvata da un nuovo referendum, che prevedeva l'elezione del
Presidente della Repubblica con il suffragio universale diretto. In ambito
internazionale
D. si impegnò nella soluzione della questione
coloniale, riconoscendo ai possedimenti francesi in Africa l'indipendenza
politica e costituendo un'organismo internazionale, la Comunità
Franco-Africana, attraverso il quale le ex-colonie continuavano ad essere legate
alla madrepatria economicamente e culturalmente. Più complesso, invece fu
il problema dell'Algeria: salito al potere come rappresentante degli oltranzisti
che reclamavano un'Algeria francese,
D. cambiò presto
orientamento, assumendosi il compito di liquidare il pesante fardello coloniale
e rompendo con gli oltranzisti di Algeri. Questi, come ultima risorsa ricorsero,
nell'aprile 1961, all'insurrezione armata, attentando anche alla vita di
D. Nonostante le opposizioni, il presidente francese procedette per la
strada della decolonizzazione, che portò agli accordi di Evian del marzo
1962 e al riconoscimento dell'indipendenza algerina con il referendum del luglio
dello stesso anno. Inaugurò così una politica internazionale che
tendeva, da un lato a riscattare la Francia dalla soggezione agli Stati Uniti
con il progressivo sganciamento dal Patto Atlantico, dall'altro a potenziare
l'autonomia di un'Europa confederata, che sotto la guida francese, si estendesse
dall'Atlantico agli Urali. In questa linea si collocò il trattato di
amicizia e di cooperazione con la Repubblica Federale Tedesca del 1963,
l'opposizione all'ingresso della Gran Bretagna nel Mercato Comune Europeo,
l'apertura nei confronti dell'Unione Sovietica e degli altri Paesi comunisti,
fino ad arrivare nel 1966 al ritiro dalla NATO. La politica autoritaria di
D. provocò la reazione delle sinistre, che esplose in una serie di
grandiosi scioperi e manifestazioni nel maggio 1968. Il malcontento
generalizzato sembrò portare la Francia sull'orlo della rivoluzione; solo
grazie al sostegno dell'esercito,
D. riuscì a superare la crisi e
a convocare per giugno nuove elezioni che, nell'atmosfera di panico per il
pericolo rivoluzionario, portarono parte dell'elettorato della sinistra a
dirottare i propri voti sullo schieramento gollista. La posizione del generale
si era tuttavia progressivamente indebolita all'interno del proprio gruppo.
Così dopo essere stato battuto nel referendum su una legge di riforma
costituzionale (aprile 1969),
D. rassegnò le dimissioni e
abbandonò la vita politica. Nel ritiro di Colombey-les-Deux-Eglises,
ultimò la stesura delle sue
Memorie (1970) (Lilla 1890 -
Colombey-les-Deux-Eglises, Haute Marne 1970).