Pittore italiano. Nato in Grecia da genitori
italiani, trascorse la sua giovinezza a Monaco di Baviera, dove frequentò
la Gipsoteca e l'Accademia. La cultura tedesca con la quale si trovò a
contatto, in particolare la filosofia di Nietzsche, Schopenhauer, Otto Weininger
e la pittura scenografica e simbolistica di gusto romantico e decadente di A.
Böcklin e M. Klinger, incisero notevolmente sui suoi orientamenti
artistici. I suoi primi dipinti (
L'enigma di una sera d'autunno, 1910;
L'enigma dell'ora, 1911;
Nostalgia dell'infinito, 1911; la serie
delle Piazze d'Italia) si possono già definire "metafisici" per il senso
di mistero e di arcano stupore che deriva da quelle prospettive esasperate, da
quelle architetture inabitabili, da quello spazio rarefatto in cui gli eventi e
gli oggetti quotidiani acquistano una carica simbolica. Dal 1911 al 1915
D. fu a Parigi, dove conobbe P. Valéry, G. Apollinaire e P.
Picasso, rimanendo tuttavia estraneo al Cubismo. Nel 1915 il pittore si
recò in Italia, a Ferrara, dove rimase fino al 1919. Nell'atmosfera della
città degli Estensi il mondo "metafisico" dell'artista trovò il
suo luogo ideale. Sono espressione di questo felice periodo:
Interno
metafisico con grande officina (1916),
Pomeriggio soave (1916),
Ettore e Andromaca (1916),
Le muse inquietanti (1917),
Il
grande metafisico (1917). In questi quadri compaiono i celebri
manichini-personaggi, solidi geometrici accostati in modo inconsueto e
sorprendente, che rimandano ad una realtà segreta e inconoscibile. Dopo
una parentesi (1919-1925) in cui si accostò al Surrealismo di Savino e di
Carrà,
D. ritornò in una prima fase ai temi romantici di
Böcklin e successivamente a motivi classici (
Cavalli, 1952) e
barocchi (
Autoritratto, 1966). Tra i suoi scritti ricordiamo: un romanzo
(
Hebdomeros, 1930) e di un'autobiografia (
Memorie della mia vita,
1945) (Volo, Grecia 1888 - Roma 1978).
Giorgio De Chirico: “Autoritratto”