Profeta ebraico. Portato prigioniero a Babilonia,
secondo il racconto biblico seppe guadagnarsi il favore di Nabucodonosor e
Baldassarre, cui spiegò la natura di alcuni sogni. Gettato per la
malvagità dei cortigiani e dei maghi in una fossa di leoni, fu trovato il
giorno dopo salvo. Il personaggio di
D. riunisce le caratteristiche di un
re Daniele di cui parla un poema ugaritico scoperto nel 1929 e citato anche da
Ezechiele. Probabilmente morì a Susa, dove è la sua tomba (VI sec.
a.C.). ║
Libro di D.: uno dei libri dell'Antico Testamento,
l'ultimo dei profeti maggiori. La Bibbia ebraica lo include tra gli
scritti, ma ne esclude alcune parti (
deuterocanoniche), non
ritenendole sacre. La lingua usata è l'ebraico, ma alcune parti sono in
aramaico e in greco. Comprende in tutto 14 capitoli di cui i primi sei sono di
genere didattico, i successivi sei di genere apocalittico e gli ultimi due
costituiscono una sorta di appendice alla prima parte. Il libro è anonimo
e narra della deportazione del profeta a Babilonia, della sua educazione, della
sua capacità di interpretare i sogni, nonché di sue visioni
apocalittiche. Sulla datazione del libro si è molto discusso:
benché la tradizione ne faccia risalire la stesura al VI sec. a.C.,
alcuni elementi contenuti nei racconti e nelle visioni potrebbero far supporre
una rielaborazione successiva dei testi a scopo divulgativo, spostando quindi la
redazione definitiva del libro alla metà del II sec. a.C.