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Daniel'son, Nicolaj Francevič.

Saggista, economista e uomo politico russo. Tra i massimi economisti populisti, fu in corrispondenza con Engels e con Marx, del quale tradusse Il capitale, contribuendo a convincerlo della possibilità che in Russia si attuasse una transizione diretta al Socialismo, mediante una trasformazione del mir, la comunità di villaggio, senza dover passare attraverso la fase capitalistica di sviluppo. Fu autore di numerosi saggi sulle condizioni economiche della Russia. Nella sua opera principale, la Storia dello sviluppo economico della Russia dopo l'affrancamento degli schiavi (1893), giunse alla pessimistica conclusione che il capitalismo in Russia stava rapidamente distruggendo ciò che era rimasto della tradizionale comunità contadina, senza avere però alcuna possibilità di sostituirsi ad essa con successo a causa dei limiti del mercato interno e della sua inevitabile inferiorità sul piano industriale rispetto ai Paesi occidentali. A suo parere, lo sviluppo della produzione capitalistica aveva minato l'economia contadina e artigiana. Egli inoltre sostenne che l'affermarsi del sistema bancario capitalistico e l'infiltrazione di metodi di conduzione capitalistica nell'agricoltura avevano creato isole sparse di intensa produzione in una campagna nel suo complesso immiserita. Da queste premesse arrivò a concludere che il processo di industrializzazione, operando come forza disgregatrice, avrebbe potuto condurre a una rivoluzione prevalentemente contadina e perciò alla ricostruzione, su nuove basi, dell'economia, attraverso la rinascita dell'unità produttiva comunitaria di villaggio. La sua teoria si basava sulla constatazione dell'effettivo impoverimento dei contadini russi, provocato sia dalla caduta dei prezzi dei prodotti agricoli, sia dal peso schiacciante delle tasse, ma il capovolgimento della situazione del mercato agricolo verificatasi negli ultimi anni del XIX sec. e l'eccessiva importanza che egli attribuì agli effetti disgregatori dell'industrialismo resero le sue previsioni meno accettabili di quanto non fossero apparse inizialmente allo stesso Marx. Le sue teorie furono criticate, tra gli altri, dal marxista Plechanov e dal giovane Lenin (1844-1918).