Movimento artistico e letterario, nato nel 1916 a
Zurigo e, contemporaneamente, a New York. Sorto allo scopo di combattere i
valori tradizionali in campo sociale, artistico e culturale in genere, il
movimento prese nome dal termine francese
dada (voce che nel linguaggio
infantile indica il cavallo a dondolo ed è priva quindi di un serio
significato), che nel suo non-senso simboleggiava polemicamente
l'inutilità e la vacuità della scrittura. Il
D.
esaltò la spontaneità e casualità della creazione, il
primitivismo, l'irrazionalismo (da qui i componimenti di parole in
libertà, la produzione di oggetti assurdi, le pitture simboliche),
proponendo una figura di artista isolato, non integrato, ai margini della
società e concentrando la propria attenzione sul linguaggio, in tutte le
sue forme, considerato fonte di creatività. Il gruppo zurighese, che era
solito riunirsi al Cabaret Voltaire e che ebbe un proprio organo ufficiale nella
rivista "Dada", era formato dallo scrittore Tzara, dal filosofo Ball, dai
pittori Arp, Janco e, in un secondo tempo, Richter, Schad, Täuber (molti di
essi profughi nella neutrale Svizzera e provenienti da Stati coinvolti nella
guerra); il gruppo newyorkese comprendeva i pittori-scultori Picabia, Duchamp,
Man Ray e si fece portatore delle nuove teorie sulla rivista "391". Nel 1917 fu
esposta nella Galleria del Cabaret Voltaire una prima serie di opere di Arp, De
Chirico, Ernst, Kandinskij, Klee, Kokoschka, Picasso, Savinio, Prampolini,
Modigliani. Nello stesso anno Arp elaborò le prime "antipitture"
dadaiste. A partire dal 1917 il movimento si diffuse anche in altri Paesi,
soprattutto in Germania, grazie all'azione di artisti e scrittori che si
trasferirono o rimpatriarono in seguito al termine della guerra. Fra gli altri,
si distinsero il gruppo di Berlino (Richter, Hausmann, Huelsenbeck, Grosz), che
ebbe una evidente connotazione politica; il gruppo di Colonia (Arp, Ernst,
Baargeld), che si specializzò nell'ideazione di collages collettivi
(
Fatagaga); infine, il gruppo di Hannover (Schwitters). Ai due gruppi
zurighese e americano, che già si erano fusi a Losanna nel 1918 dopo
l'incontro tra Tzara e Picabia, si unirono nel 1920-21 alcuni artisti parigini
(Breton, Eluard, Aragon), raccolti intorno alla rivista "Littérature";
nel 1920, nel frattempo, gli artisti dadaisti avevano esposto le loro opere al
Salon des Indépendants, leggendo pubblicamente i loro manifesti.
Esauritosi nel corso dei primi anni Venti (l'ultima esposizione collettiva, al
Salone Dada della Galleria Montaigne di Parigi, risale al 1922), il
D.
diede origine al movimento surrealista, al quale parteciparono molti degli
artisti, scrittori e poeti che del
D. erano stati artefici e
protagonisti. L'eredità del
D. fu raccolta, nel secondo
dopoguerra, dalla Pop Art, dall'arte materica e soprattutto dalla corrente
artistica New Dada, nata a New York alla fine degli anni Cinquanta. Fra i
numerosi scrittori che aderirono al movimento si segnalarono soprattutto Tzara
(
Sette manifesti Dada, 1924;
Venticinque poesie, 1925); Soupault
(
Rosa dei venti, 1920); Aragon (
Moto perpetuo, 1920); Eluard.
Georg Grosz: “Ricorda lo zio Augusto lo sfortunato inventore”, 1919 (Parigi, Musée national d'art moderne)
Francis Picabia: “L'oeil cacodylate” ,1921 (Parigi, Musée national d'art moderne)