Poeta e scrittore italiano. Appartenente a una
famiglia della borghesia agiata, frequentò il prestigioso Real
Collegio-Liceo Cicognini di Prato. La lettura delle
Odi Barbare di
Carducci lo stimolò a comporre la prima opera poetica,
Primo vere
(1879), che venne accolta favorevolmente dai critici. Trasferitosi a Roma nel
1881 per iscriversi alla facoltà universitaria di Lettere,
D. si
mise presto in luce quale protagonista della vita mondana e letteraria della
città. Attraverso le avventure amorose, i duelli, i debiti che contrasse
e i processi che subì,
D. espresse la sua concezione estetizzante
del poeta come creatura privilegiata che costruisce la sua vita sulla base di
leggi umane e morali proprie. Nella capitale lavorò come giornalista,
collaborando al "Capitan Fracassa" e alla "Cronaca Bizantina" (che poi diresse)
e scrivendo per la "Tribuna". Il
Canto novo (1882) lo impose
all'attenzione della critica come l'iniziatore di una nuova scuola letteraria,
nata nel clima del Decadentismo europeo. Le liriche contenute nell'opera si
presentano pervase da una viva sensualità e rivelano un'estrema
raffinatezza formale, elementi che si mantennero costanti in tutta la produzione
del poeta. Alcuni dei versi amorosi contenuti nel
Canto Novo gli furono
ispirati dall'amore per Giselda Zucconi, figlia di un insegnante del Cicognini
conosciuta nel 1881. Nel 1883
D. sposò la duchessina Maria
Hardouin di Gallese, dalla quale ebbe i figli Mario, Gabriellino e Venerio. Nel
1884 pubblicò l'
Intermezzo di rime, opera carica di
sensualità, e le novelle di
Terra vergine, seguite nello stesso
anno da quelle del
Libro delle vergini e nel 1886 da quelle di
San
Pantaleone, riprese quasi completamente nel 1902 con il titolo
Le novelle
della Pescara. Nel 1888, durante il soggiorno a Francavilla al Mare presso
il pittore F.P. Michetti,
D. si dedicò alla composizione del
romanzo
Il piacere, ispiratogli dalle esperienze mondane e dagli amori
vissuti nell'ambiente romano. Quest'opera, come altre della produzione in prosa
dello scrittore (
L'innocente, 1892;
Il trionfo della morte, 1894)
rivelano una superficiale assimilazione dei romanzi russi, divenuti di moda a
Parigi nel 1886 in seguito alla pubblicazione del volume di E.M. de
Vogüé. In quegli anni cominciò a manifestarsi nel poeta la
tendenza a contrarre debiti di notevole entità per compiere spese
voluttuarie. Per sfuggire ai creditori nel 1891
D. dovette abbandonare
Roma rifugiandosi prima a Francavilla e in seguito a Napoli dove conobbe la
contessa Maria Anguissola Gravina Cruyllas, cui egli dedicò
L'innocente. Nel 1892
D. si incontrò con F.W. Nietzsche e
ne conobbe l'opera, ricavandone il mito del superuomo e privandolo di ogni
implicazione etica. Questo divenne il modello cui ispirare la sua vita oltre che
la sua produzione letteraria. Ebbe così inizio una nuova stagione
artistica, in cui il sensualismo, a prescindere da ogni preoccupazione
moralistica e psicologica, diventò motivo dominante d'ispirazione. Questa
fase, durante la quale furono realizzate opere come
Le vergini delle
rocce (1895) e soprattutto
Le Laudi (1903-04, comprendente
Alcyone, il capolavoro del poeta), viene considerata la più
feconda nella vita di
D., quella in cui si rivelò la sua grandezza
poetica e la sua sensibilità musicale nella scrittura dei versi. L'amore
per Eleonora Duse (incontrata nel 1897), tema del
Fuoco (1900),
stimolò l'interesse dell'autore per il teatro, che si tradusse nella
composizione di drammi fondati su temi eroici e sensuali:
La città
morta (1898),
La Gioconda (1899),
Francesca da Rimini (1902),
La figlia di Iorio (1904),
La fiaccola sotto il moggio (1905),
La nave (1908),
Fedra (1909). Durante il periodo di unione con la
Duse
D. si stabilì a Settignano, nella sfarzosa villa La
Capponcina, che gli venne sequestrata per debiti nel 1910. L'acuirsi delle
difficoltà economiche costrinsero
D. a rifugiarsi in Francia,
prima a Parigi e poi ad Arcachon, dove entrò in contatto con alcuni dei
maggiori intellettuali dell'epoca. Le opere composte in francese,
Le martyre
de Saint Sébastien (1911) e
La Pisanelle ou la mort
parfumée (1913), furono rappresentate sulle scene parigine con
musiche di Debussy e di Pizzetti. Nel 1914-15
D. fu tra i più
influenti propugnatori dell'intervento italiano in guerra (
Discorso di
Quarto, 5 maggio 1915). Scoppiato il conflitto, partì volontario,
segnalandosi in alcune imprese guerresche: azioni aeree di Pola, Cattaro, beffa
di Buccari, volo su Vienna del 9 agosto 1918 con lancio di volantini tricolori
sulla capitale nemica. Al termine della guerra, preoccupato che gli esiti della
vittoria fossero messi in pericolo dall'azione dei governanti italiani,
organizzò un'ultima impresa. Nel settembre del 1919, raccolto un gruppo
di volontari, occupò Fiume, non assegnata dal Patto di Londra all'Italia,
costrinse il presidio interalleato ad andarsene e tenne il governo della
città per un anno, allontanandosene soltanto quando vi fu costretto con
le armi dal generale Caviglia. Quindi si ritirò a Gardone Riviera in una
vecchia villa che riempì di cimeli di guerra e che chiamò Il
Vittoriale degli Italiani. Nel 1937 venne nominato presidente dell'Accademia
d'Italia. L'ultima produzione letteraria dannunziana appare caratterizzata da
un'atteggiamento riflessivo e malinconico che era già stato preannunciato
da opere narrative come
Forse che sì forse che no (1910),
Faville del maglio (1924-28). Questa atmosfera si evidenzia in
particolare nel
Notturno (1916) e nelle più tarde
Cento e cento
e cento pagine del libro segreto di Gabriele D'Annunzio tentato di morire
(1935) (Pescara 1863 - Gardone Riviera, Brescia 1938).