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Böhm-Bawerk, Eugen von.

Economista e uomo politico austriaco. Figlio di un consigliere di corte, entrò nella carriera statale subito dopo aver completato gli studi di Diritto. Nel 1880 ottenne la libera docenza in Economia politica all'università di Vienna e lo stesso anno ebbe un incarico presso l'università di Innsbruck. Nel 1895 iniziò una brillante carriera politica che lo portò ad assumere per tre volte la carica di ministro delle Finanze (1895, 1897-98 e 1900-1905). A lui si deve la preparazione della grande riforma fiscale che nel 1896 portò all'adozione della tassazione diretta e alla conversione del debito pubblico. Nel 1904 assunse la cattedra di Economia politica all'università di Vienna dove insegnò sino alla morte. È il massimo rappresentante, insieme con K. Mengers e F. von Wieser, della cosiddetta Scuola austriaca o "marginalista" di economia politica, ossia di quella corrente economica che introdusse criteri soggettivi per la determinazione del valore di un bene (teoria dell'utilità marginale). Definito da J.A. Schumpeter il "Marx borghese", B., che è noto soprattutto per la sua teoria dell'interesse, della produzione e della distribuzione, elaborò un modello organico del processo economico che affonda le proprie radici in D. Ricardo. Egli, inoltre, elaborò un concetto di "capitale" secondo cui, in senso lato, ossia nell'ambito esclusivo dell'economia privatistica, il capitale corrisponde a un insieme di prodotti che servono come mezzo di acquisto di beni e costituisce, in quanto tale, il "capitale lucrativo" (Erwerbskapital). In senso generale, il capitale, in quanto "sociale o produttivo" (Produktivkapital), è un insieme di prodotti che servono come mezzo di acquisizione, mediante la produzione, di beni che hanno un valore dal punto di vista dell'economia sociale. Secondo B. "il possessore di un capitale è generalmente in grado di trarre un reddito durevole chiamato scientificamente rendita o interesse del capitale" (Brno 1851 - Vienna 1914).